Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Fedele da Sigmaringen a cura di Ermes Dovico
CONFESSIONI SOSPESE A SAN GIOVANNI ROTONDO

Se Padre Pio sapesse dei confessionali chiusi a casa sua

Un cartello "Confessioni sospese" compare a San Marco in Lamis, mentre nella vicina San Giovanni Rotondo il sacramento della Riconciliazione è sospeso “fino a nuova disposizione”. «Sono misure che abbiamo preso a causa del covid», dicono dal convento, «però, se vuole, oggi un frate c'è per un'ora». Il tradimento della confessione nel luogo dove San Pio da Pietrelcina si è letteralmente immolato, consumandosi per assolvere i peccati e sanare il cuore di migliaia di fedeli. 

Editoriali 31_12_2020

Nel santuario di San Matteo Apostolo di San Marco in Lamis è comparso un cartello che informa della sospensione delle confessioni. «Per ragioni precauzionali». La pandemia deve essere davvero tragica nel paese dove il premier Giuseppe Conte ha fatto il liceo. Invece dalle cronache locali veniamo a scoprire che il sindaco è molto soddisfatto dato che i contagi sono scesi vertiginosamente passando da 258 a 74 in poche settimane. Ciononostante, nella cittadina pugliese si è pensato che la confessione in presenza potesse essere una pericolosa fonte di trasmissione.

Si vede che l’illustre cittadino ha lasciato un’impronta della sua "autorevolezza". Precauzionale non confessare i propri peccati? E che è, la confessione dal maresciallo?  

Ma senza spostarsi più di tanto, si scopre che anche a San Giovanni Rotondo confessarsi è impossibile o per lo meno molto proibitivo per queste feste natalizie: CONFESSIONI: NON DISPONIBILE FINO A NUOVA DISPOSIZIONE recita la scritta sul sito del convento scritta in stile prefettizio. Porte sbarrate anche qui nei confessionali.

Pensi a San Giovanni Rotondo e pensi a San Pio da Pietrelcina. Pensi a San Pio da Pietrelcina e pensi al suo confessionale, il luogo pubblico dove il padre era più presente nel corso della giornata. Esercitava con doni mistici fuori dal comune il Sacramento della penitenza e non lasciava al penitente adito ad ambiguità. I libri raccontano tantissimi aneddoti della sua capacità di leggere dentro i cuori. Padre Pio credeva così tanto nella confessione tanto da consigliarla almeno una volta a settimana perché «una stanza, per quanto possa essere rimasta chiusa, necessita di una spolverata, almeno una volta alla settimana».

Ma il confessionale di Padre Pio oggi è visitato solo come attrattiva turistico-religiosa per i pellegrini che salgono lassù a toccare i suoi luoghi. È un luogo non più vivo, così come la sua stola, le sue suppellettili, la sua cella, che si possono vedere al piano superiore la Chiesa grande. Tutto a San Giovanni Rotondo ormai parla di Padre Pio, anche gli splendidi mosaici di Rupnik nella nuova Basilica dove il ciclo della sua vita è narrato specularmente a quella di San Francesco. Tutto ma non il suo lascito primario: la penitenza come abbraccio del Padre.

Al telefono con la Bussola, dal convento una gentil signorina ci risponde che «le confessioni sono sospese per il covid, ma che… in realtà un padre si può trovare in sala accoglienza, oggi dovrebbe esserci dalle 16 alle 17.30. Di solito ne abbiamo almeno cinque o sei. In questo periodo ce n’è solo uno». E neanche a orario fisso. Insomma, se proprio proprio non riesci a non aspettare per confessarti, un padre lo si trova. Bontà loro.  

Abbiamo già scritto dell’errore fatto da alcune diocesi, su invito della Penitenzeria apostolica, di ricorrere alle assoluzioni generali in occasione di questa pandemia. Una decisione che, non essendo sul Titanic alle prese con un iceberg, non è motivata da nessuna ragione che sia razionale. Sembra piuttosto una scusa per togliere anche alla Confessione la sua dignità sacramentale e farla rientrare nell’alveo dei servizi liturgici comuni: da mettere o togliere a piacimento.

Ma qui, nel cuore della penitenza, dove l’anima in ginocchio per decenni si è ritrovata abbracciata al padre grazie a un santo con le stimmate, fa davvero male scoprire che è stata tradita. E con essa anche il povero San Pio, che oggi non può neanche rivoltarsi nella tomba dato che è esposto appena sotto quei confessionali chiusi, alla venerazione dei fedeli.

La pandemia ha causato a San Giovanni Rotondo grandi problemi di afflusso di pellegrini. Da un anno ormai solo un terzo degli alberghi sono aperti. Chiudere i confessionali sembra così essere la pietra tombale su un luogo santo dove il Cielo e la terra si sono ricongiunti grazie all’azione di un povero cappuccino e una metafora della situazione socio ecclesiale di oggi: confessionali e alberghi vuoti, fanno il convento povero. Non siamo sul Titanic per la pandemia, ma per la mancanza di sguardo divino. In questo sì, la sospensione delle confessioni in uno dei santuari più visitati d’Italia, è la punta dell’iceberg di un gigantesco problema di fede.