Se Mattarella si affranca dal suo "creatore" Renzi
Non è un mistero che Matteo Renzi abbia voluto Sergio Mattarella presidente per non avere un Quirinale troppo ingombrante. Il capo di Stato si è finora attenuto a un profilo strettamente notarile. Ma il suo discorso sul crack delle banche può aver segnato una svolta. Attendiamo quel che dirà a fine anno.
C'e' grande attesa per il primo messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica. Dal 31 gennaio di quest'anno, giorno della sua elezione, Sergio Mattarella si è attenuto a un profilo strettamente notarile. In quasi undici mesi, non un intervento sopra le righe, non una presa di posizione su temi politici divisivi, non un'invasione di campo nel perimetro di altri poteri. Un "low profile" che certamente sarà stato apprezzato dal governo Renzi così come da quasi tutte le opposizioni.
Ma qualche giorno fa è arrivato un segnale contrario, che ha spiazzato alcuni osservatori. All'indomani dello scandalo delle quattro banche "salvate" dal governo, dal Quirinale è arrivata una presa di posizione netta e perentoria: "E' successo qualcosa di gravissimo. Bisogna fare piena luce, accertare le responsabilità e tutelare i risparmiatori". Una dichiarazione di solidarietà alle vittime di quei raggiri, ma anche di richiamo alle altre parti in causa (Governo, Consob, Banca d'Italia). Un Mattarella energico che non si era mai visto e che ha forse voluto compiere un primo strappo alla sua tradizionale condotta riservata e abbottonata. Secondo alcuni giornali vicini al centrodestra, ha voluto prendere la palla al balzo per iniziare a uscire dall'angolo in cui l'aveva confinato il governo Renzi, fin dalla sua elezione. D'altronde, il Capo dello Stato deve la sua incoronazione proprio all'attuale premier che, rompendo il Patto del Nazareno con il centrodestra, decise di puntare su di lui. Questo ritengono molti commentatori politici, soprattutto di fede berlusconiana, che parlano di impegni disattesi da parte di Renzi, laddove esponenti del governo definiscono il "metodo Mattarella" una soluzione di buon senso figlia del dialogo tra tutte le anime del centrosinistra.
Oggi forse questa immagine di "creatura di Palazzo Chigi" inizia a stare stretta a Mattarella, che, dopo quasi un anno di "rodaggio", intenderebbe ritagliarsi un ruolo di maggior protagonismo sulla scena politica, senza in alcun modo pretendere, però, di ingerirsi nelle scelte dell'esecutivo. E' questa una delle possibili spiegazioni della sua recente sortita sullo scandalo delle banche, che preluderebbe, peraltro, ad altre sue esternazioni su temi di interesse generale e sulle riforme costituzionali e istituzionali. Saremmo solo agli inizi di un "new deal" del Quirinale, più interventista e meno docile alle indicazioni di Palazzo Chigi. D'altronde molti sondaggi hanno evidenziato il calo dei consensi registrato dalla maggioranza a causa della vicenda-banche, che ha coinvolto il padre della ministra Maria Elena Boschi. Normale, quindi, che il Presidente della Repubblica, garante dell'unità nazionale, si esprimesse a tutela delle parti lese e per il rigoroso rispetto delle regole da parte di tutti i soggetti coinvolti, senza sentirsi vincolato a quanto dichiarava in quelle ore convulse il Presidente del Consiglio.
Ma i toni e la solennità delle parole di Mattarella devono aver irritato il premier, che, secondo i bene informati, non avrebbe gradito e anzi l'avrebbe presa come un'indiretta e felpata sconfessione dell'operato del suo esecutivo. Si sarebbe augurato un intervento più sfumato e morbido e invece ha conosciuto per la prima volta il Mattarella che non t'aspetti. La vicenda lascerà strascichi? Contribuirà a incrinare i rapporti tra Quirinale e Palazzo Chigi?Probabilmente no. Il Presidente della Repubblica ha il senso dello Stato e continuerà a fare di tutto per puntellare il quadro politico attuale, evitando salti nel buio e un letale deterioramento del clima di rispetto che, con grande fatica, sembra essersi creato tra le forze politiche di maggioranza e d'opposizione, pur nelle aspre e a volte laceranti contrapposizioni.
Nel 2015, quando il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle hanno invocato, in circostanze diverse, l'intervento del Quirinale, lamentando presunte forzature della Costituzione da parte del governo e scarso rispetto dei diritti delle minoranze, Mattarella ha sempre correttamente operato affinché le tensioni si stemperassero. L'ha fatto ricevendo i rappresentanti delle opposizioni e operando nella direzione della chiarificazione delle prerogative del Parlamento, ma senza mai ostacolare l'azione del governo. Un arbitro imparziale di cui si sentiva certamente il bisogno, visto che il suo predecessore, soprattutto negli ultimi anni del suo mandato, aveva irritato il centrodestra con alcuni suoi gesti non proprio ispirati a neutralità, o almeno non apparsi tali. Non appaiono quindi all'orizzonte attriti rumorosi tra Renzi e Mattarella e tutto lascia supporre che la legislatura andrà avanti fino alla sua scadenza naturale del 2018.
Nel suo messaggio di fine anno, però, il Quirinale non mancherà di marcare la sua presenza istituzionale autorevole e di "smarcarsi" da una identificazione troppo immediata e a tratti asfissiante con l'attuale esecutivo. Il Presidente della Repubblica vorrà semplicemente evidenziare, non in modo esplicito, che il suo ruolo di Garante non si lega inscindibilmente a un atteggiamento astensionista e di totale assenza dalla scena politica. Quando avrà qualcosa di pertinente e incisivo da dire, lo farà, anche se non dovesse aderire in pieno ai desiderata del premier, ma solo per preservare l'unità del Paese, l'equilibrio tra i poteri e il rispetto delle regole democratiche, prima fra tutte quella dell'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Soltanto la sera del 31 dicembre capiremo, dalle parole di Mattarella, l'entità di questa svolta che il Quirinale potrebbe aver gradualmente maturato.