Se l'Ong è anti cristiana e Lgbt, la trasparenza non vale
Ascolta la versione audio dell'articolo
Se a ricevere fondi da paesi esteri sono le Ong cristiane, pro life o pro family, scattano i processi mediatici. Invece se perseguono il fine dei "nuovi diritti", Lgbt e anticristiani, allora scatta la protesta non appena l'Ue ipotizza un regolamento di trasparenza dei bilanci. Complice la solita mano di Soros & co.
La totale trasparenza totale sui finanziamenti extraeuropei alle organizzazioni civili e religiose che svolgono le proprie attività nella EU, nel territorio dei paesi dell’Unione Europea, dovrebbe esser sostenuta da tutti. Non è così, la ‘cricca’ di Soros, Gates e plutocrati vari della sinistra abortista e LGBTI, vogliono mantenere segreti, opachi e ‘neri’ i fondi milionari che ricevono dai loro paladini ‘liberals’ soprattutto americani.
Insomma, il principio di diseguaglianza che vogliono mantenere è uno solo: se la vostra attività è efficace nel promuovere i valori pro life e pro family o di ‘networking’ tra e per le organizzazioni cristiane, prendetevi un buon avvocato e attendete l’inizio del vostro processo penale, civile e mass mediatico. Se invece ricevete fondi della ‘cricca’ liberal e socialista euro-americana che combatte i governi cristiani e conservatori e vuole imporre al mondo intero l’aborto libero, la fluidità sessuale e scambievole sin dall’asilo nido, la maternità schiavizzante surrogata, preparatevi il vestito buono per ritirare i premio di paladini della nuova umanità.
Lo sospettavamo, molti elementi su questa intollerabile ‘doppiezza’ e complicità dell’Europa erano già emersi negli ultimi anni, in particolare nel marzo del 2021 quando, prima due diverse Commissioni e poi il Parlamento, sostenuto da almeno due Commissari, avevano approvato Risoluzioni contro le Organizzazioni non governative di matrice cristiana e cattolica conservatrice impegnate nella sfera pubblica per promuovere i principi non negoziabili e che si erano azzardate negli anni a ricevere finanziamenti e donazioni regolari da parte di singoli e ong americane (gli scandali su fondi neri e russi a ong europee non hanno mai trovato fondamento alcuno).
Allora, su LaBussola si diceva che si sarebbe dovuti intervenire al più presto per impedire, punire e vietare le “interferenze straniere nel finanziamento delle organizzazioni anti-scelta nell’UE”. Riunioni e convegni che hanno contribuito, come negli anni precedenti, a fabbricare la leggenda nera ma che in realtà, erano stati guidati da mani esperte tra cui, scriveva ancora la Bussola, quelle di Neil Datta, lobbista presso il Parlamento europeo per conto dell’International Planned Parenthood Federation (Ippf), che da sola gode di un budget (miliardario) rispetto a cui le donazioni che possono ricevere molti dei gruppi pro-vita sotto attacco sono briciole.
Come si può vedere sul suo stesso sito, l’Ippf vanta donatori di spicco, quali l’Open Society di George Soros, l’Oms, l’Unfpa, le fondazioni Hewlett, MacArthur, Nike, ecc. Tra i relatori figurava anche Claire Provost di Open Democracy, organizzazione che tra il 2016 e il 2019 ha ricevuto oltre 1,5 milioni di dollari dalla solita Open Society, e che negli anni ha avuto tra gli altri contribuenti anche la Fondazione Avaaz, Fondazione Ford, Rockefeller Brothers e Ipas (una Ong abortista)”.
In realtà il Parlamento ha costituito anche uno Comitato Speciale che si dedica proprio a studiare il fenomeno e suggerire con documenti, il primo dei quali già approvato dal Parlamento, provvedimenti per impedire queste influenze conservatrici o di paesi stranieri in Europa. Orbene, spinti dal parlamento, i tipi strani della Commissione avranno pensato di intervenire e predisporre una direttiva, ancora in fase di lavorazione, che obbligasse tutte le organizzazioni non governative registrate, che ricevono fondi EU e svolgono la loro attività nel continente a introdurre il principio di trasparenza totale nei loro bilanci sui finanziatori, diretti ed indiretti, extraeuropei.
Nei giorni scorsi succede che, dopo aver inviato due avvisi preoccupati nei mesi scorsi, invece di esultare le organizzazioni promotrici del giustizialismo giacobino anti cristiano di cui sopra, hanno firmato una lettera al Presidente della Commissione Von der Leyen per esprimere “preoccupazione e opposizione alla proposta di direttiva sulle 'interferenze straniere' che creerebbe un registro delle organizzazioni finanziate dall'estero". Le 230 organizzazioni firmatarie, sono preoccupate che la trasparenza possa ostacolare “la capacità delle ONG di svolgere il loro ruolo di difensori della democrazia in Europa e altrove”.
In sintesi, la proposta della Commissione, lo ripetiamo, creerebbe un registro pubblico per le ONG con finanziamenti non europei, indipendentemente dalla loro provenienza, al fine di tenere traccia della potenziale pubblicità politica mascherata da altri tipi di attività benevole o innocue. La proposta, inizialmente sostenuta da moltissime delle stesse 230 organizzazioni, una volta scopertosi che l’oggetto era quello di concentrarsi sui finanziamenti provenienti dall’estero, visto un improvviso voltafaccia da parte di organizzazioni come Transparency International, Human Rights Watch, Democracy International e la Open Society Foundations e diverse altre finanziate direttamente ed indirettamente da George Soros e dai vari club di plutocrati abortisti e amanti delle dottrine LGBTI.
Siamo allo stato puro dell’ipocrisia, all’assoluta sfacciataggine di voler mantenere i propri privilegi e opacità, nel silenzio totale e nella complicità di mass media e supposte ‘autorità morali’ europee. E’ chiaro l’obiettivo di queste ONG di voler bloccare le nuove norme europee e così continuare a nascondere d’esser agenti stranieri e attori del disfacimento identitario, morale e civile dell’Europa. Il ‘re è nudo’ e non è un bel vedere.