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DDL Zan

Se il presidente CEI va a braccetto con Zan

La legge «andrebbe corretta più che affossata». Così il cardinale Bassetti ha platealmente sconfessato le associazioni - in gran parte cattoliche - che sabato pomeriggio hanno manifestato contro il ddl Zan.

Gender Watch 18_05_2021

Detto con il massimo rispetto, ma l’arcivescovo di Perugia, nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ci è o ci fa? Sabato pomeriggio a Milano c’è stata un’importante manifestazione di associazioni in gran parte formate dal laicato cattolico per chiedere il ritiro del ddl Zan sull’omo-transfobia; e il cardinale Gualtiero Bassetti, ieri mattina, non ha trovato nulla di meglio che sconfessarli affermando che il ddl Zan «andrebbe corretto, più che affossato».

Non può che essere interpretata come una deliberata azione di sabotaggio, una mossa prettamente politica che definire sciagurata e irresponsabile è ancora poco. Che Bassetti fosse per la modifica del ddl Zan e non per la sua bocciatura era infatti già chiaro, avendo la presidenza CEI già prodotto un comunicato al riguardo, che abbiamo già commentato. Ma intervenire in questo modo a poche ore dalla riuscita manifestazione di Milano e in occasione di una messa con gli operatori della comunicazione, ha un chiaro significato politico. Al punto che renderà ancora più complicata, ai limiti dell’impossibile, l’azione di quella già sparuta pattuglia di parlamentari che vorrebbero fermare l’approvazione del ddl Zan; che nulla ha a che fare con la difesa della dignità delle persone e tutto con la volontà di chiudere la bocca a chi dissente dal pensiero Lgbtetc.

Dopo aver premesso che la Chiesa è «per la difesa e la dignità di tutti» e che «bisogna difendere sempre i diritti della persona, mai omologare», il cardinale Bassetti è entrato nel merito sostenendo che il disegno di legge «andrebbe più corretto che affossato» e che «io penso che la legge potrebbe essere fatta meglio perché la legge dovrebbe essere chiara in tutti i suoi aspetti e senza sottintesi. Chiedo solo chiarezza» (clicca qui).

Ecco, se c’è un appunto che al disegno di legge non si può fare è proprio la mancanza di chiarezza. Addirittura comincia con l’articolo 1 che è un glossario per spiegare cosa significhino sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. La gerarchia cattolica è d’accordo sul riconoscimento di queste definizioni e della loro promozione nel sistema giuridico? A questo dovrebbe rispondere il cardinale Bassetti.

E cosa non c’è di chiaro sul fatto che ogni anno il 17 maggio tutte le scuole di ogni ordine e grado dovranno celebrare – al pari di ogni ufficio pubblico – la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia con cerimonie, incontri e tutto quello che suggerisce la creatività? Vuole che si aggiunga esplicitamente che sono incluse anche le scuole cattoliche? Più soddisfatto così?

E nell’articolo 4 che parla di «pluralismo delle idee e libertà delle scelte» cosa ci sarebbe di sottinteso visto che è chiarissimo che viene dato pieno mandato ai giudici di stabilire quando le idee possono «determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti»? Lo vediamo già oggi che è diventato impossibile affermare pubblicamente che l’unica che può essere chiamata famiglia è quella naturale, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; che sostenere che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma è diventato blasfemo; e che i pochi preti che ancora ci provano vengono sottoposti alla gogna mediatica (e abbandonati dai loro vescovi). Che cosa pretende di più chiaro il cardinale Bassetti?

Se anche fosse vero – come qualcuno vocifera – che la posizione del presidente della CEI è imposta dall’alto, ciò non diminuirebbe la responsabilità del cardinale Bassetti che abbandona il proprio gregge al suo destino, sapendo benissimo che questa legge sarebbe disastrosa per il popolo cattolico e per chiunque osi ancora usare la ragione davanti alla dittatura del relativismo. Forse con il dialogo su tutto e a ogni costo, la presidenza CEI spera le sia almeno garantito uno spazietto per poter tenere aperte le chiese e celebrare qualche messa (sempre a numeri ridotti per il distanziamento sociale) promettendo in cambio di non disturbare il potere Lgbtetc. Lo ha già fatto con il protocollo sul lockdown: chiese aperte e qualche posto per seguire la messa in cambio dell’assenso a ogni decisione liberticida del governo. Il modello Cina fa ancora scuola: così la Chiesa verrà totalmente liquidata nella sua essenza mantenendo soltanto l’involucro, l’apparenza dell’esistenza.

Ma la cosa ancora più grave è che in questo modo la gerarchia ecclesiastica divorzia dalla verità e mette le basi per la distruzione della società. Lo aveva chiarito molto bene papa Benedetto XVI nel suo ultimo discorso alla Curia Romana, il 21 dicembre 2012, spiegando come la teoria del “gender”, che informa il ddl Zan, sia il rovesciamento dell’ordine della Creazione come voluta da Dio. E dopo avere dettagliato come questa «nuova filosofia della sessualità» sia una ribellione a Dio, così conclude: «Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo».

Ecco il punto: rinunciando a difendere Dio, i nostri pastori hanno abbandonato gli uomini: tutti gli uomini, non solo i cattolici. Non hanno più nulla da dire all’uomo. E lo stesso discorso vale per tutti i movimenti e le associazioni cattoliche, tutte completamente assenti in questo frangente in cui una nuova dittatura anti-cristiana si sta affermando, tutte anestetizzate.
Se non altro questo frangente mette a nudo la reale situazione della Chiesa italiana.