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EDITORIALE

Se il governo ha per consulente chi inneggia alla pedofilia

Un'interpellanza di quattro senatori di Ap e Fi mette in rilievo una imbarazzante collaborazione al governo dell'associazione omosessuale intitolata a Mario Mieli, che nei suoi scritti incita alla pedofilia, all’incesto e si scaglia contro l’istituzione familiare. Ecco alcuni brani per capire.

Editoriali 08_08_2015
Mario Mieli

Sarebbe davvero interessante se il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, rispondessero seriamente all’interpellanza presentata nei giorni scorsi da quattro senatori di Area Popolare e Forza Italia (Carlo Giovanardi, Roberto Formigoni, Lucio Malan e Maurizio Gasparri). Il tema è l’«ispirazione» delle associazioni che pretendono di rieducare il popolo italiano all’omosessualismo, cominciando dall’indottrinamento nelle scuole. Il fatto è che tra le 29 associazioni Lgbt che ormai da due anni collaborano strettamente con l’Unar (l’Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali costituito presso la Presidenza del Consiglio e che ormai si occupa soltanto di omosessuali e transessuali pur non avendone la competenza), c’è anche il Circolo Mario Mieli, storica associazione della capitale.

Il problema è che Mario Mieli, prima della sua tragica morte per suicidio a 32 anni, aveva lasciato abbondante e chiara traccia del suo pensiero in alcune pubblicazioni, con esplicita incitazione alla pedofilia, alla pederastia, all’incesto e con accenti violenti contro l’istituzione familiare. Alcune perle del pensiero di Mieli sono già state pubblicate in passato dalla Bussola Quotidiana (clicca qui), ma i quattro senatori le hanno presentate nell’interpellanza al Senato per chiedere se il governo non trovi inquietante avvalersi della consulenza di un’associazione che si ispira a tali princìpi, con il sospetto che anche altre delle 28 associazioni Lgbt accreditate presso la presidenza del Consiglio dei ministri ne condividano il contenuto. È una domanda a cui volentieri ci associamo anche noi, e per capire meglio di cosa stiamo parlando, riproponiamo qui di seguito il passaggio dell’interpellanza che fa riferimento diretto a quanto pubblicato da Mario Mieli. (R.Cas.) 

 «Mario Mieli (…) scriveva nel 1977 nella sua opera principale Elementi di critica omosessuale: "Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica… La pederastia, invece “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”»" (capitolo I, 8).

I difensori della figura di Mario Mieli dicono giustamente che l’inquietante passaggio citato  va contestualizzato; ma proprio la contestualizzazione fornisce ulteriori elementi di preoccupazione, poiché questa attenzione verso i bambini è tutt’altro che marginale nel complesso dell’opera principale del filosofo, poiché, come sintetizza Wikipedia, “[l]'assunto di fondo del pensiero di Mario Mieli consiste nel ritenere che ogni persona è potenzialmente transessuale se non fosse condizionata, fin dall'infanzia, da un certo tipo di società che (attraverso quella che Mieli chiamava "educastrazione"), costringe a considerare l'eterosessualità come "normalità" e tutto il resto come perversione. Per transessualità Mieli non intende quello che si intende oggi nella comune accezione del termine, ma l'innata tendenza polimorfa e "perversa" dell'uomo, caratterizzata da una pluralità delle tendenze dell'Eros e da l'ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo”; la vera anormalità da sradicare sarebbe insomma l’eterosessualità; 

lo stesso sito del Circolo Mario Mieli scrive infatti nel proprio sito: «Mario Mieli rintracciò il nocciolo della questione che gli omosessuali si trovavano ad affrontare in quegli anni non nello scioglimento dell’opposizione eterosessuale-omosessuale, ma nella denuncia della inconsistenza e del vizio ideologico dietro al principio di “mono-sessualità”. A questa prospettiva unilaterale, incapace di cogliere la natura ambivalente e dinamica della dimensione sessuale, oppose un principio di eros libero, molteplice e polimorfo. Nel corso di questa operazione Mieli denunciò con assoluta chiarezza quanto tragicamente ridicola fosse “la stragrande maggioranza delle persone, nelle loro divise mostruose da maschio o da “donna”[...] . Se il travestito appare ridicolo a chi lo incontra, tristemente ridicolissima è per il travestito la nudità di chi gli rida in faccia”. Queste osservazioni anticipano con impressionante lungimiranza la moda oggi già dismessa del movimento transgender e delle sue profetesse”». 

Nella visione di Mieli, dunque, l’individuo va “salvato” quando ancora non è preda della “griglia edipica”, cioè da bambino, per evitare che diventi eterosessuale; al capitolo I, 3 di Elementi di critica omosessuale si legge infatti: “Sappiamo come, crescendo, il bambino sia costretto a sviluppare soprattutto quelle tendenze che sono un’estrinsecazione della sua “mascolinità” psicologica: chi lo obbliga è la società, in primo luogo tramite la famiglia” sulla base delle “forme storiche contingenti e mutilate della virilità e della femminilità che… si reggono sulla soggezione-repressione delle donne, sull’estraneazione dell’essere umano da sé sulla negazione della comunità umana”; più oltre l’autore stigmatizza il fatto che “il padre rifiuta contatti erotici aperti con il figlio (il quale invece desidera “indifferenziatamente” e quindi desidera anche il padre), così come gli altri maschi adulti, in forza del tabù antipederastia, rifiutano rapporti sessuali con il bambino”. Secondo Mieli, l’attrazione dei maschi verso le donne è dovuta al fatto che esse “incarnano proprio quella femminilità che egli ha negato in sé”, e il rapporto del bambino con la madre, essendo represso dal divieto di pederastia, “lascia una traccia nefasta nella vita (erotica) di ciascuno”; l’atteggiamento eterosessuale, nell’opera di Mieli è costantemente visto come radicalmente sbagliato perché da un lato nega la parte omosessuale  del maschio e dall’altro misconosce la donna per quello che è cercando in essa, invece, la propria parte femminile rimossa: “l’eterosessualità è essenzialmente reazionaria poiché... perpetua il maschio fallocrate, quel prototipo di maschio fascista... Gli omosessuali rivoluzionari rifiutano l'eterosessualità in quanto Norma, base della famiglia..." al punto che "[è] auspicabile uno sciopero sessuale ad oltranza delle donne nei confronti dei maschi etero e la creazione di nuovi rapporti totalizzanti tra donne" (cap. V, 4) e "l'amore eterosessuale è negazione della donna" (VI, 6); quanto alla riproduzione Mieli si associa a quanti definiscono "fallocentrica l'assolutizzazione del modo di riproduzione attuale", affermando che "non serve parlare di fecondazione artificiale... perché è assai difficile immaginare quali grandiose conseguenze deriveranno dalla liberazione delle donne e dell'Eros" (cap. VI, 5). 

Nel capitolo I, 5, “Gli psico-nazisti”, Mieli condanna medici e psicologi che danno un giudizio negativo sull’omosessualità, ma anche quelli che “distinguono i diversi tipi di omosessualità a seconda dell’età dell’oggetto amoroso”, parlando di pedofilia e pederastia; al capitolo III, 2 Mieli non manca di affermare che «l’”amico del cuore” dell’infanzia e dell’adolescenza è in realtà “oggetto” di desiderio in senso lato e quindi (anche) sessuale»; 

La centralità del bambino nelle teorie di Mario Mieli è autorevolmente rilevata anche da Tim Dean, professore all’Università di Buffalo, cui l’editrice Feltrinelli ha affidato la redazione dell’appendice all’edizione del 2002, il quale in essa scrive: «Nel processo politico di ristrutturazione della società (...) Mieli non esita a includere nel suo elenco di esperienze redentive la pedofilia, la necrofilia e la coprofagia… la corporeità umana entra liberamente in relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi "i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali, piante, cose" annullando "democraticamente" ogni differenza non solo tra gli esseri umani ma anche tra le specie»; 

Al capitolo III, 8 si sistema anche la religione: “L’amore per Dio e il timore di Dio sono il risultato nevrotico di un amore per i genitori censurato dal tabù dell’incesto e da quello antiomosessuale… il desiderio erotico del bimbo per il padre, il desiderio della figlia per la madre, tutto ciò si trasforma nevroticamente in adorazione di Dio”, mentre “l’esperienza magica dell’universo recondito… il conosci te stesso passano necessariamente attraverso l’omosessualità manifesta”; Gli stessi titoli dei capitoli di Elementi di critica omosessuale, illustrano questa ideologia, ad esempio “Il desiderio omosessuale è universale”, “Il dogma della procreazione”, “La messinscena dell’”amore”, “I maschi eterosessuali ovvero le criptochecche”, “Le eterochecche”, “Ipocrisia del maschio eterosessuale”, “L’omosessualità spacciata per eterosessualità”, “L’assolutizzazione della genitalità, ovvero l’idiotismo eterosessuale”.

Ad ogni buon conto l'opera finisce con dieci conclusioni riassuntive del suo contenuto, tra le quali queste: "1) La liberazione dell'Eros e l'emancipazione del genere umano passano necessariamente attraverso la liberazione dell'omoerotismo che comprende... l'espressione concreta della componente omoerotica del desiderio da parte di tutti gli esseri umani... 3) ... non esisteranno più etero o omosessuali ma esseri umani polisessuali... 8) il crollo del sistema fallocentrico comporta il crollo del sistema capitalistico che si regge sulla struttura maschilista-eterosessuale della società... Il proletariato rivoluzionario e il movimento delle donne rivoluzionarie sono due facce del partito comunista-comunità umana di cui il movimento degli omosessuali rivoluzionari è il culo... 9) ..."Non possiamo raffigurarci l'importanza del contributo fornito alla rivoluzione e all'emancipazione umana dalla liberazione progressiva del sadismo, del masochismo, della pederastia propriamente detta, della gerontofilia, della necrofilia, della zooerastia, dell'autoerotismo, del feticismo, della scatologia, dell'urofilia, dell'esibizionismo del voyeurismo ecc. se non muovendo in prima persona alla disinibizione e alla concreta espressione di tali tendenze"... e infine "non possiamo evitare di riconoscere in coloro che sono... transessuali... l'unica espressione contemporanea e concreta... della 'miracolosa' ampiezza e portata del desiderio dell'Eros"; 

La pedofilia e la pederastia sono dunque parte essenziale del pensiero di Mario Mieli,  all'interno di un quadro dove, così come l'omosessualità e gli altri comportamenti citati, non costituiscono comportamenti da tollerare o da comprendere, ma un aspetto indispensabile all'emancipazione dell'individuo e della società; se si tolgono questi assunti dall'opera del "filosofo" scomparso non resta quasi nulla (…)».