Se il Fertility Day viene abortito
I giornali si scatenano contro la campagna informativa del ministero della Salute, il presidente del Consiglio fa finta di non saperne nulla, il ministro Lorenzin anziché trarne le conseguenze e dimettersi cambia la natura dell'evento. Nessuno vuole davvero affrontare il tema della denatalità, neanche sentirne parlare. Così ci meriteremo di sparire.
Poniamo il caso che ci sia un bel gruppo di persone festanti che si mettono a giocare e scherzare mentre costeggiano un burrone; e che uno degli incaricati di guidare la comitiva ad un certo punto alzi timidamente un ditino per fare presente che c’è lì, appunto, un pericoloso burrone; e che, infine, la guida prudente venga sommersa di insulti ed improperi e qualcuno tenti anche di espellerla dalla comitiva: il destino di quel gruppo sarebbe segnato, ma un osservatore esterno non potrebbe fare a meno di pensare che se cadono nel burrone, in fondo è quello che si meritano.
Ebbene l’Italia è più o meno nella stessa situazione. E se guardiamo alle reazioni e alle polemiche infinite generate da una iniziativa timida come il Fertility Day – celebrato ieri -, bé, allora, possiamo dire che l’Italia è un paese che merita di sparire. Demograficamente parlando, ovvio. Non c’è bisogno che ripetiamo quanto sia grave la situazione della denatalità in Italia, lo abbiamo detto e dimostrato molte volte: ogni anno battiamo il record negativo di nascite, ormai arrivato ben sotto i 500mila neonati l’anno, e solo per arrestare questo trend ci vorrebbe un’impennata del tasso di fecondazione, cosa la cui probabilità è vicina allo zero. Ebbene, le polemiche di questi giorni dimostrano che la gravità della situazione non è neanche lontanamente presa sul serio. «Non facciamo figli perché non c’è lavoro, non c’è sicurezza, non ci sono servizi», urlavano ieri i giovani contestatori del ministro Beatrice Lorenzin. Dispiace per loro, ma è vero esattamente il contrario: è perché non si mettono al mondo i figli che non c’è lavoro.
Peraltro l’iniziativa della Lorenzin è proprio minimale, vuole soltanto informare su un aspetto della vicenda, quello dei problemi di infertilità: 700mila persone in Italia che non riescono ad avere figli, ha detto il ministro, e una delle cause è il ritardo con cui tante donne decidono per la gravidanza. L’orologio biologico, ricordava la pubblicità della campagna ministeriale, è inesorabile, più tardi si pensa ai figli più difficile è averli. Una cosa ovvia, ma è bastato ricordarlo per scatenare il putiferio, e anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fatto finta di non saperne nulla. Se la sono presa con i manifesti, con una clessidra a simboleggiare il tempo che passa, ma la seconda versione è anche peggio, sono piovute accuse di razzismo, un modo come un altro per eludere il problema.
Ma intanto il ministro ha licenziato il direttore della Comunicazione del ministero, poi ha denunciato: «C’è un sacco di gente che aspira a fare il ministro della Salute». Compresa lei, aggiungiamo: oggetto delle polemiche e sconfessata dal presidente del Consiglio e dagli altri colleghi di governo, ha preferito annunciare un passo indietro sulla campagna per il Fertility Day piuttosto che prendere atto della situazione e fare un gesto di grande dignità dimettendosi. E ieri ha peggiorato la situazione dichiarando che il governo sostiene anche la fecondazione artificiale pur di garantire un figlio a chi lo vuole. Segno di grave stato confusionale: proprio la diffusione della fecondazione artificiale – che non è una terapia – ha fermato la ricerca sulle cause dell’infertilità. E questo senza neanche considerare che la fecondazione artificiale provoca la morte di un grande numero di embrioni, cosa che ad ogni buon conto è la più grave.
Insomma, tra media ululanti, Renzi che volta le spalle e ministro che si rimangia non solo le parole ma anche i gesti, il Fertility Day è stato abortito. Si continuerà – forse – a chiamarlo così ma ha già cambiato pelle. Da piccolo, timido segnale nella giusta direzione si è trasformato in uno spot a favore della fecondazione artificiale. Se non altro è più coerente con tutta la politica del governo Renzi, il cui lavoro principale in questi mesi è stato quello di deprimere ulteriormente la natalità: distruggendo la famiglia naturale, promuovendo l’omosessualità, espropriando i genitori del compito educativo. Così possiamo tranquillamente aspettarci che il 2016 segnerà un altro record negativo di nascite.