Se anche Trump molla sull'aborto
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Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life conservatrici, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l’aborto.
Con un colpo di mano e senza chiedere il parere alle associazioni pro-life conservatrici, il Partito Repubblicano ha quasi del tutto eliminato il suo programma contro l’aborto.
Segnando un cambiamento radicale rispetto a un'agenda che veniva rinnovata di volta in volta sin dal 1984, la Convention Nazionale Repubblicana ha approvato un programma che non contiene l’esplicita richiesta di vietare l’aborto su scala nazionale, introducendo un “emendamento alla Costituzione sulla vita umana e a una legge che chiarisca che le protezioni del Quattordicesimo Emendamento si applicano ai bambini prima della nascita”. Il Quattordicesimo emendamento, alla sezione 1 recita: «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato produrrà o applicherà una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà alcuno Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi».
Ecco, i Repubblicani hanno rinunciato a estendere questi principi ai nascituri, disconoscendo di fatto che la vita umana inizia dal concepimento. La politica sull’aborto viene interamente delegata ai singoli Stati. Inoltre il programma sostiene anche il controllo delle nascite (i cui metodi sono spesso usati come abortivi) e l’accesso alla fecondazione in vitro, una pratica che inevitabilmente porta alla distruzione di embrioni umani.
Oltre che il contenuto, sono sconcertanti le modalità con cui è stato approvato un cambiamento così radicale. La scorsa settimana è stata approvata dal Comitato per il programma con 84 voti contro 14, con un iter che, secondo gli addetti ai lavori, è stato affrettato per sedare le resistenze. Gayle Ruzicka (Eagle Forum) che ha servito come delegata in ogni Convention repubblicana dal 1992 spiega alla rivista cattolica First Things che negli anni precedenti, il processo del comitato richiedeva diversi giorni, con riunioni di sotto-comitati, proposte di emendamenti e discussioni approfondite sulla piattaforma prima di votarla. Quando Ruzicka è arrivata a Milwaukee lo scorso fine settimana, si aspettava diversi giorni di deliberazioni simili. Invece, tutto è finito prima dell'ora di pranzo di lunedì.
Il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump ha dato il benvenuto ai delegati, la bozza della piattaforma è stata distribuita per la prima volta e i microfoni sono stati aperti. I commenti erano limitati a un minuto. La maggior parte dei delegati erano nuovi, ha detto la Ruzicka, persone che «sono venute preparate a fare quello che gli è stato detto di fare». La senatrice Marsha Blackburn «dirigeva la commissione e diceva alle persone che non potevano parlare».
Sarah Fields (Texas Freedom Coalition) spiega invece al sito cattolico online Life Site News: «Abbiamo visto persone che hanno cercato di raggiungere i microfoni per contestare il programma e i microfoni sono stati spenti. Il regolamento e il programma sono stati adottati così come sono, senza modifiche e senza scontri in aula».
Il figlio del presidente Eric Trump, marito della co-presidente della Convention, Lara Trump, ha giustificato i cambiamenti alla NBC News sostenendo che «questo riflette mio padre e ciò in cui crede». Le convinzioni dell’ex presidente sull’aborto sono di fatto imposte anche a chi accetta di collaborare con lui. Anche JD Vance, un anti-abortista convinto, adesso ha dovuto moderare la sua posizione nel momento in cui ha accettato la candidatura alla vicepresidenza. Vance, è uno dei numerosi repubblicani firmatari di una lettera in cui si dichiarava il forte “sostegno [per] l’accesso continuo a livello nazionale alla fecondazione in vitro”, dopo che una sentenza del tribunale dell'Alabama aveva messo in dubbio la disponibilità della procedura. All’inizio del mese Vance ha definito Trump un “leader pragmatico”, elogiando l'ex presidente a Meet The Press per la sua politica di lasciare le decisioni sull'aborto agli Stati. Nel 2022 Vance ha dichiarato di sostenere “eccezioni ragionevoli” ai divieti di aborto.
Ma anche un altro vero guerriero della causa pro-life, il senatore Marco Rubio, ha dovuto ammorbidire la sua posizione, pur non avendo neppure la nomination a candidato vicepresidente, a cui ambiva. Per quattro decenni, il programma del partito ha appoggiato il divieto di aborto a livello nazionale, a domanda diretta della Cnn su cosa pensasse del cambiamento imposto da Trump ha risposto tentennando: «Beh, penso che il nostro programma debba riflettere il nostro candidato», e «Si dà il caso che la posizione del nostro candidato sia fondata sulla realtà».
La realtà è che il Partito repubblicano è ormai diventato un partito di Trump, adottando anche i suoi metodi spicci aziendali dirigisti. Può stupire molti elettori che proprio Trump, il presidente che si è maggiormente battuto per il diritto alla vita, imponga al partito di ammorbidire la posizione sull’aborto e la fecondazione in vitro. Ma questa è la realtà di tutti i partiti personalisti: le persone cambiano idee. Trump può cambiare anche drasticamente idea, anche sui principi non negoziabili. E può farlo per molti motivi: elettorali (in questo caso avrà visto che la causa pro-life è perdente), per le influenze delle persone che frequenta, o per ripicca. L’ex vicepresidente Mike Pence, campione della causa pro-vita e conservatore cristiano, è ora nella sua lista nera, perché ha voluto certificare la vittoria di Biden.
Ci sono mille motivi. E Trump non si sente neppure legato alla tradizione cristiana, come dimostra anche un altro episodio significativo di questa Convention Nazionale Repubblicana: quando l'avvocatessa ed esponente del partito Harmeet Dhillon ha recitato una preghiera Sikh nel corso del suo intervento, nel primo giorno della convention. Ha pregato "l'unico nostro Dio" Waheguru, lasciando di stucco molti conservatori cristiani, per questo episodio multi-religioso in stile Pachamama. Ma perché a Trump non interessa il cristianesimo in sé, preferisce parlare di libertà di religione, materia su cui l'avvocato Dhillon è specializzata. E sa che, pur guidando un partito in cui l'82% degli elettori è cristiano, verrebbe seguito comunque, perché per un cristiano non ci sono molte alternative.
Il punto è che se un partito si fonda su una persona e non su principi, tutto può essere messo in discussione, persino il diritto alla vita. Pur tenendo sempre presente che il Partito Repubblicano difende ancora i diritti del nascituro, meglio rispetto al Partito Democratico e al suo candidato cattolico Biden, per cui l’aborto è un diritto inalienabile della donna.