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IL RAPPORTO UNFPA

Se 73 milioni di aborti all’anno sono un “diritto”

Nel 2015-2019, secondo una stima del Fondo Onu per la popolazione, ci sono stati in media 73 milioni di aborti all’anno. Per l’Unfpa il problema “invisibile” sono le gravidanze indesiderate. In realtà il vero invisibile è il bambino nel grembo materno, a causa di un sistema di governi, lobby, media e uomini di pseudocultura che fa passare per “diritto” l’omicidio prenatale.

Editoriali 22_04_2022 English Español

Ordinariamente per conoscere il numero di aborti procurati e legali che avvengono nel mondo ci si riferisce al report dell’Organizzazione mondiale della sanità. Tale cifra oscilla negli anni tra i 40 e i 45 milioni. È stato però da poco pubblicato il rapporto su Lo stato della popolazione nel mondo 2022 del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) che quest’anno reca il seguente titolo: «Vedere l’invisibile: intervenire nella crisi trascurata delle gravidanze indesiderate». Secondo questo report il numero di aborti procurati in tutto il mondo, negli ultimi anni, si assesta intorno alla media di 73 milioni.

Moltissime sono le informazioni riportate in questo rapporto, ma vogliamo soffermarci sul paragrafo “Tendenze nell’aborto” in cui si può leggere quanto segue: “Sebbene il tasso di gravidanze indesiderate sia diminuito, il tasso di aborto globale è praticamente invariato, ed è stimato a 39 per 1.000 donne in età riproduttiva nel periodo 2015-2019 (Bearak e altri, 2020). A livello globale, il 29% di tutte le gravidanze, sia intenzionali che non intenzionali messe insieme, finiscono con un aborto [NB: anche una gravidanza voluta può finire in un aborto volontario perché ad esempio la donna scopre ad un certo punto della gestazione che il feto è malato o che le risorse economiche sono diminuite]. Ciò equivale a una stima di 73 milioni di aborti all’anno, in media, per il periodo 2015-2019. Il tasso di aborto costante insieme alla diminuzione dell’incidenza di gravidanze indesiderate significa che la percentuale di gravidanze indesiderate che terminano con l’aborto è aumentata, dal periodo 1990-1994, dal 51 al 61 per cento (Bearak e altri, 2020)”.

L’Unfpa, agenzia dell’Onu assolutamente filoabortista, ci sta dicendo che se da una parte la quota di gravidanze indesiderate è diminuita negli anni e se su altro fronte la quota di aborti, in quegli stessi anni, è rimasta costante ciò significa che tra le donne che hanno una gravidanza indesiderata - in numero sempre minore nel tempo - la scelta di abortire si è sempre più diffusa, passando dal 51 al 61% degli ultimi anni. Dunque, a rovescio, ciò vuol dire che un tempo, nell’insieme delle donne che avevano una gravidanza indesiderata, la percentuale di donne che comunque mettevano al mondo il proprio figlio era più alta dell’attuale, passando dal 50% degli anni ’90 al 40% di qualche anno fa. In estrema sintesi, si sceglie sempre più di abortire.

Torniamo al paragrafo prima citato, quando il report ci informava che il tasso di aborto globale “è stimato a 39 per 1.000 donne in età riproduttiva nel periodo 2015-2019”. Tanto per far capire l’ordine di grandezza di questo dato: il Financial Times ad inizio marzo aveva stimato il tasso di mortalità per Covid causa Omicron intorno a 35 decessi su 100.000 persone infette. Attenzione: non su 100.000 persone sane, ma su 100.000 persone infette. Il tasso di aborto invece è di 39 per 1.000 donne in età fertile. Dunque l’aborto per l’uomo è circa 100 volte più letale che il Covid, anzi, a ben vedere, assai di più, perché la coorte di riferimento per il Covid sono solo persone infette e perché nel computo dell’Unfpa non si tiene conto degli aborti clandestini, dei criptoaborti provocati da alcune metodiche contraccettive e dalle pillole vendute come contraccettivi di emergenza ma che possono esplicare anche effetti abortivi (volendo tacere delle morti per le pratiche di fecondazione artificiale).

Il report poi ci informa che quasi un terzo (un-ter-zo) di tutte le gravidanze finisce in un aborto, ossia che quasi un terzo dei bambini vengono deliberatamente uccisi nel ventre materno a livello mondiale (nel computo finiscono anche gli aborti multipli praticati dalla stessa donna). Un numero elevatissimo di mamme - ma il rapporto non tiene conto, come già accennato, di molte altre madri che abortiscono ma i cui aborti sfuggono ai censimenti ufficiali - decide quindi di sopprimere la vita dei propri figli. Cosa ci può essere al mondo, sul piano naturale, di più sconcertante, di più agghiacciante, di più terribile e mostruoso del fatto che una madre, anzi, che così tante madri levano la mano sulle proprie creature? La prima persona che per diritto naturale dovrebbe avere il dovere di tutelare al massimo il figlio diventa la prima persona che compie il gesto massimo di crudeltà verso di lui. Certamente la coscienza di molte, ma non di tutte, di queste madri è anestetizzata, plagiata, ipnotizzata dal mainstream, ma il dato nella sua crudezza rimane tutto. La realtà rimane intatta nella sua atrocità.

E infine abbiamo quel numero: 73 milioni di aborti all’anno nel mondo. La prima causa di morte nel mondo è data dalle patologie cardiovascolari: 18 milioni di decessi all’anno. Seguono le morti per tumore: 10 milioni. Sommate queste due cause ed arriviamo a 28 milioni. Nemmeno la metà delle morti per aborto. È l’aborto procurato la prima causa di morte al mondo. E se le morti per malattie cardiovascolari e per tumore sono dovute per cause naturali, la morte per aborto è voluta, ricercata ed infatti è corretto definire l’aborto un assassinio o, dal punto di vista giuridico, un omicidio prenatale. Si muore nel mondo soprattutto perché si viene uccisi.

E allora, seppur suoni come una domanda retorica, viene da domandarsi in che mondo viviamo. Noi viviamo in una società globale in cui la maggior parte delle persone muore per mano d’altri e sono addirittura persone che muovono i loro primi passi nell’esistenza, sono bambini. Dunque è giusto definire questa società globale come sanguinaria, cinica, spietata e suicida. Davvero è Erode il padrone del mondo. Però c’è da aggiungere che simile efferatezza non è imposta dall’alto da un tiranno, ma quotidianamente esercitata da un’amplissima base in modo libero. Tale base negli anni è stata sicuramente addestrata da alcuni poteri forti a praticare simili crudeltà considerandole come drammatici diritti, ma pur sempre diritti, o addirittura come pratiche quasi banali (pensiamo all’aborto in pillole), ma alla fine abortire rimane una scelta libera della persona che, nella maggior parte dei casi, avrebbe tutti gli strumenti per comprendere la gravità di questa stessa scelta.

È dunque un fatto inoppugnabile che viviamo immersi nel male, endemico, anzi pandemico, pervasivo delle nostre stesse esistenze, reso comune, capillare, ordinato perché legittimo e protocollato. Viviamo in un mondo feroce, ferocissimo che cannibalizza i suoi stessi figli, che ne fa scempio, letteralmente li sbrana a tonnellate con le zanne del diritto e noi ci alziamo ogni mattina come se tutto questo non ci fosse, come se non esistesse. “Vedere l’invisibile” è intitolato il report dell’Unfpa: i signori dell’Onu si riferiscono alle donne che si ritrovano incinte senza aver cercato un figlio, ma, per un drammatico paradosso, quel titolo si dovrebbe riferire prima di tutto a quello stesso figlio. Lui è il vero invisibile, perché governi, media, uomini di pseudocultura, lobby e molti altri hanno pulito con la menzogna dal percepito comune la lunga scia di sangue di tanti omicidi. Lui è il vero fantasma che prima di essere cancellato dalla faccia della Terra dai ferri del medico abortista è già stato cancellato dalla nostra coscienza collettiva che ignora su quale oceano di sangue la barchetta della vita di miliardi di persone ogni giorno veleggia tranquillamente.