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Scuola statale, la nave dei folli che dà ragione anche ai satanisti

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A Palermo una studentessa entra con un evidente simbolo satanico, ma ad essere sospeso è il professore che le chiede di metterlo sotto il maglione. La scuola italiana, figlia del Sessantotto, sta diventando la nave dei folli, le conseguenze le pagherà la prossima generazione.

Educazione 08_09_2025
Crocifisso in aula (La Presse)

La scuola statale italiana è inutile? Non solo, è pure dannosa, come andiamo a esporre. Leggo su orizzontescuola.it del 4 settembre che il Tar di Palermo ha rigettato il ricorso di un professore liceale di filosofia, il quale l'aveva adito essendo stato sospeso per tre giorni con relativa decurtazione di stipendio. Cornuto e mazziato (siamo in Sicilia), restano a suo carico le spese processuali. Che cosa aveva fatto di male costui?

Ecco: nel febbraio dello scorso anno aveva notato che una sua studentessa ostentava sul petto un simbolo satanico, una croce capovolta. Rispettoso del di lei “culto” il prof le aveva chiesto di non evidenziarlo ma tenerlo sotto il maglione, come lui faceva con la sua, di croce (dritta). Quella, inviperita, non solo si era rifiutata dichiarandosi satanista apertis verbis, ma aveva cominciato a inveire contro di lui, accusandolo di non dare spazio nel programma scolastico ai filosofi che secondo lei erano satanisti, poi, in un crescendo di botta e risposta, si era lanciata contro l'uso dei crocifissi sulle pareti, che prima o poi sarebbe riuscita a far togliere. La diatriba, interrotta solo dalla campanella (anche i satanisti scolastici non vedono l'ora che suoni) e condotta con toni sempre più accesi, aveva fatto il giro del liceo, dividendo gli animi.

Salto i passaggi: la preside, tanto per cambiare, aveva deciso che, dato il vento, la parte più debole era quella del prof, il quale era finito in croce (è il caso di dirlo) per aver “mortificato” l'allieva e la di lei religione. Se la preside avesse fatto diversamente, avrebbe dovuto affrontare i seguenti scenari: solidarietà di classe, sciopero con okkupazione, intervento dei giornalisti con assedio pure della sua abitazione privata, nessuna difesa da parte dei superiori, dal provveditore al ministro, anche loro insofferenti di rogne. Così, non aveva esitato a saltare sul carro giusto. La studentessa victrix dell'agone, di certo era a giorno delle possibilità che si aprono oggi ai giovani “trasgressivi” (si fa per dire): interviste, ospitate in tivù, magari una candidatura alle Europee.

Ricordo quando, anni fa, nelle scuole inglesi venne abolito il frustino. Gli insegnanti, costernati, dissero: adesso come faremo? Infatti. L'Inghilterra è oggi un inferno woke e filoislamico, dove neanche una gloria nazionale come la Rowlings è al sicuro (le hanno incendiato la casa e non trova più attori per il suo Harry Potter). Rimpiango la verga? No, ai miei tempi non serviva: se il prof si lamentava col preside e il preside mi espelleva, mio padre non aveva bisogno di oggetti atti a contundere, e gli bastava sapere che mi ero fatto punire, nulla importandogli del fatto che potessi anche aver ragione io. Personalmente abbandonai la Nave dei Folli quando compresi che i genitori dei miei studenti erano cresciuti col Sessantotto.

Un paio di esempi: un'allieva si presentava il classe conciata da pin-up (le compagne, in separata sede, mi dissero che si alzava alle cinque di mattina per procedere al maquillage). Poiché scarseggiava nel profitto, convocai la famiglia. Venne la madre, che sembrava Jessica Rabbit senza però averne l'avvenenza. Compresi. Un'altra veniva a scuola abbigliata punk-dark, tipo Naomi Rapace nel film Uomini che odiano le donne. All'ora dell'audizione, sua madre era, se possibile, peggio di lei: una specie di albero di natale heavy metal. La Nave dei Folli era quell'imbarcazione che, nel Medioevo, accoglieva gli irrecuperabili e, senza remi e vela, veniva affidata alla corrente e alla Misericordia di Dio. Così è ormai la scuola statale italiana, un Carrozzone renatozeresco che inforna laureati che non si sa dove mettere, e che perciò costa uno sproposito al contribuente. Ogni ministro, ormai, grida “aprés moi le déluge”, e inforna. Ma dopo le rapide c'è la cascata, e la storia insegna che poi vengono baffone o baffetto a fare ordine. A modo loro.