Scuola in Polonia, riforma sensata. Nessuna tragedia
Quotidiani italiani unanimamente schierati contro la riforma dell'istruzione in Polonia. Cosa c'è di così pericoloso, ancora? In realtà il governo conservatore di Beata Szydlo ha solo reintrodotto il modello scolastico precedente al 1999. E sulle altre riforme non c'era stato alcun clamore.
Ci risiamo. Da quando è al governo Beata Szydlo i media sono unanimi nel descrivere l'esecutivo polacco come un insieme di pazzi scriteriati che agiscono di forza contro il proprio popolo. Adesso tocca alla scuola.
Il Giornale: «Polonia, il governo abolisce la scuola media: gli insegnanti contro i licenziamenti». Repubblica: «Polonia, il governo abolisce la scuola media: gli insegnanti scioperano contro i licenziamenti». Avete mai visto i quotidiani di destra e sinistra tanto unanimi? Ovviamente «Docenti e genitori temono una svolta verso una formazione dei giovani più ideologica legata ai principi del partito di maggioranza». A quando il grido «Boots on the ground!»?
Come stanno le cose? Innanzitutto non è vero che «La riforma si ispira al modello tedesco». Le basi della scuola polacca sono state poste tra le due guerre. La scuola elementare andava dai 7 ai 14 anni; dal 1968 dai 7 ai 15 anni. Dopodiché si poteva accedere al liceo, ad una scuola tecnica o professionale (3-5 anni). Era senza dubbio un modello d'eccellenza, efficace sia dal punto di vista pedagogico, che culturale, che professionale.
Nel 1999 c'è stata una prima riforma che ha sostituito il modello precedente con 6 anni di scuola elementare, 3 di scuole medie e 3 di scuola superiore. Questa riforma ha suscitato diverse reazioni negative e, a detta di molti, ha abbassato il livello dell'istruzione.
Nel 2008 governo Tusk ha approvato una nuova riforma che anticipava l'obbligo scolastico a 6 anni e depotenziava fortemente l'insegnamento negli istituti tecnici e professionali (un tempo di ottimo livello). Anche in questo caso ci sono state forti polemiche, innanzitutto per l'anticipo dell'obbligo scolastico ma anche per la qualità dell'insegnamento. Molte università hanno dovuto istituire corsi propedeutici perché i ragazzi arrivavano assolutamente impreparati e non in grado di accedere ad una istruzione universitaria superiore.
Adesso il governo Szydlo vuole tornare al modello d'eccellenza precedente al 1999, accogliendo le proteste di insegnanti e genitori. È vero: probabilmente questa riforma produrrà degli esuberi di personale; anche perché, durante il governo Tusk, le assunzioni pubbliche (con uno smaccato fine clientelare) sono aumentate in modo impressionante. Ma non è vero che gli insegnanti saranno licenziati (seconda falsità): si prevede una riorganizzazione delle risorse con l'obiettivo di fornire agli allievi una preparazione migliore (il 67% delle università polacche considera insufficiente la preparazione delle matricole).
Del resto, l'eco di queste proteste sembra molto strumentale. Quando nel 2008 Tusk ha chiuso 2.500 scuole rurali, costringendo i bambini a levatacce e trasferimenti di ore, le proteste di genitori ed insegnanti non hanno avuto nessuna risonanza sui nostri mezzi d'informazione...
Resta comunque curioso il dissenso che i nostri media riservano ad ogni iniziativa dell'attuale governo polacco; l'uso degli stessi frasemi, delle stesse informazioni false o errate («La riforma si ispira al modello tedesco»); gli stessi titoli. Se si fosse complottisti, verrebbero strane idee.