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LA QUESTIONE

Scioperi selvaggi, urge una riforma per tutelare i cittadini

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Polemiche per la precettazione disposta a seguito dello sciopero, poi dimezzato, del personale di Trenitalia. Oggi mobilitazione nel comparto aereo. Serve una riforma che tuteli meglio i diritti degli utenti.

Attualità 15_07_2023
Un'immagine dello sciopero del 13 luglio 2023

Gli operatori turistici sono ottimisti sulla stagione estiva appena iniziata. I primi segnali sono molto incoraggianti e le prenotazioni viaggiano col vento in poppa. Ma questa euforia rischia di essere parecchio smorzata dai crescenti disagi che turisti italiani e stranieri stanno patendo per i continui scioperi delle ultime settimane. In particolare tra giovedì e oggi si sono registrate astensioni dal lavoro nel settore dei trasporti, che hanno stravolto i programmi di milioni di persone in marcia di avvicinamento verso le località di villeggiatura. Ma c’è anche una porzione consistente di lavoratori che le ferie non le faranno o le faranno più in là e che stanno subendo gli effetti devastanti degli scioperi selvaggi del personale di treni e aerei.

Giovedì il primo sciopero, che ha coinvolto il personale di Trenitalia, ha registrato altissime adesioni tra i lavoratori con tante cancellazioni tra i treni non garantiti e ritardi tra quelli che sono circolati. Fonti sindacali parlano di un’adesione media nazionale allo sciopero dell’80% con punte fino al 100%. Ma la mobilitazione porta con sé anche polemiche dopo che la durata, inizialmente fissata in 24 ore, è stata dimezzata per effetto della precettazione disposta dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

Le polemiche per il pugno duro usato dal ministro dei Trasporti non si placano. La precettazione, infatti, è arrivata solo all’ultimo secondo nonostante lo sciopero fosse stato proclamato oltre un mese fa. Una decisione che non è andata giù ai sindacati che hanno deciso di impugnarla. Il sindacato di categoria dei ferrovieri ha parlato di decisione «vergognosa, sbagliata e illegittima». «Abbiamo fatto ricorso al Tar perché la precettazione è stato un errore clamoroso, noi abbiamo rispettato le leggi», ha annunciato il segretario della Cgil, Maurizio Landini. «Le aziende e il governo - ha lamentato - hanno avuto due mesi di tempo e non hanno fatto nulla, noi non avevamo altri strumenti».

Ma il gesto coraggioso del ministro Salvini ha consentito a milioni di lavoratori di poter usare i mezzi di trasporto per ragioni professionali e a tantissimi turisti di non perdere prenotazioni fatte mesi fa. In questo periodo una paralisi dei trasporti si riverbera in misura assai maggiore sul funzionamento delle attività produttive, turismo compreso, e dunque occorre una maggiore possibilità di azione per le autorità pubbliche affinché impediscano interruzioni di pubblico servizio. Lo ha spiegato lo stesso Salvini: «Capisco e sostengo i diritti delle migliaia di lavoratori del comparto ferroviario ma non si potevano lasciare a terra milioni di lavoratori. Ho chiesto di dimezzare, i sindacati non lo hanno fatto, ho precettato. Sono assolutamente orgoglioso di aver permesso a milioni di italiani di non rimanere a piedi».

Le organizzazioni sindacali di categoria, anziché puntare i piedi denunciando forzature da parte del governo, dovrebbero mettersi nei panni di tutte quelle persone che negli ultimi giorni (oggi nel comparto aereo si prevede una giornata “nera”, a causa di un’altra massiccia agitazione) vivono come un’odissea la necessità di doversi spostare per lavoro o per piacere, rimanendo bloccate per ore in stazioni surriscaldate dalle temperature africane o in aeroporti stracolmi fino all’inverosimile.

Chi sciopera esercita un diritto ma deve anche calarsi nelle realtà sulle quali la sua decisione va a impattare. Ecco perché urge una riforma della legge n.146 del 1990, modificata dalla successiva legge n.83 del 2000, che disciplina il diritto di sciopero dando attuazione all’articolo 40 della Costituzione. Questa legge, infatti, stabilisce che la precettazione è prevista nel caso in cui «sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati di cui all’articolo 1, comma 1, che potrebbe essere cagionato dall’interruzione o dalla alterazione del funzionamento dei servizi pubblici di cui all’art. 1, conseguente all’esercizio dello sciopero o dell’astensione collettiva da parte dei lavoratori autonomi, professionisti e piccoli imprenditori». Ma servirebbe una battaglia per modificarla per consentire alle autorità pubbliche di tutelare efficacemente i diritti delle persone danneggiate in maniera drammatica dagli scioperi, non solo i diritti dei lavoratori che scioperano.

Bisognerà vedere come evolverà la situazione nelle prossime ore, ma il ministro Salvini ha precisato che «già la settimana prossima è convocato un tavolo tra aziende e lavoratori» perché «la stagione non può essere rovinata da scioperi su scioperi». Osservazione saggia e di buon senso quella del ministro, che infila il dito nella piaga di una regolamentazione del diritto di sciopero troppo sbilanciata in favore di chi protesta e poco rispettosa delle esigenze dei cittadini, già vessati dall’impennata vertiginosa delle tariffe dei biglietti aerei e ferroviari, sui quali peraltro l’esecutivo è già intervenuto e ha annunciato di voler intraprendere azioni energiche.