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IL CASO

Scienza e no pass: Trieste non docet

Dottrina sociale 03_11_2021

Nei giorni scorsi a Trieste è stato reso pubblico un nuovo Appello con raccolta di firme sulla nota questione green pass, portuali, libertà... lanciato da da Mitja Gialuz e Tiziana Benussi. I primi cento firmatari sono espressione della parte più influente della cosiddetta società civile triestina, diciamo la Trieste-bene del “progressismo illuminato”. Il primo firmatario, Mitja Gialuz, molto vicino all’ex presidente della Regione e ora deputata PD Debora Serracchiani, docente universitario e presidente della Barcolana, evento biglietto da visita della città giuliana nel mondo, è una specie di “asso nella manica” della sinistra triestina destinato ad emergere sempre di più in futuro. Tiziana Benussi è nientemeno che presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste. Scopo dell’Appello e della raccolta di firme è ribadire che Trieste non è la città del no-pass ma la città della scienza. Nell’Appello, che “punta a riportare l’attenzione sull’essenza di Trieste”, si legge: “Trieste della scienza si fida … Trieste è una comunità di persone razionali”. I firmatari contestano quindi le manifestazioni popolari contro il green-pass e sono preoccupati che l’immagine della città venga da esse degradata a città del disordine, delle passioni, del populismo e delle pulsioni irrazionali. Insomma il cervello contro la pancia.

Il capoluogo del Friuli Venezia Giulia coltiva da molto tempo una sua immagine fondata su due sue presunte caratteristiche: Trieste città dell’accoglienza e dell’integrazione tra culture e religioni diverse; e, appunto, Trieste città della scienza, città di Margherita Hack. Si può allora capire che l’establishment, di fronte alle cronache dei giorni scorsi, voglia riproporre e rilanciare questa immagine, a dire il vero non proprio aderente alla realtà come tutte le immagini, ma comunque promettente e, soprattutto, conforme all’aria che tira. Se questa immagine venisse macchiata dai portuali ne seguirebbe un danno, di immagine e non solo di immagine, molto significativo.

Però, a vedere bene la questione, cosa c’entra il green-pass con la scienza? Perché i portuali no-pass macchierebbero l’immagine di Trieste come città della scienza? La misura del green-pass non ha nessuna motivazione scientifica, ma è stata presa solo per indurre artificiosamente alla vaccinazione. Tra l’altro, molti dei dimostranti erano anche vaccinati, a cominciare dal loro leader. Anzi, è proprio la scienza a decretare che il grenn-pass è solo un’operazione politica dato che la pandemia è sotto controllo e in una situazione sotto controllo simili misure sono inutili, o rispondono ad altre logiche. Perché, allora, l’Appello Gialuz-Benussi equipara l’essere no-pass con l’essere contro la scienza?

Se poi estendiamo il discorso alle politiche di vaccinazione, possiamo dire veramente che esse siano state motivate da chiari dati scientifici? Facciamo un esempio banale: se si sapeva che il vaccino avrebbe protetto solo per sei mesi, perché si è fatta la vaccinazione di massa della seconda dose prima dell’estate, sprecando così i mesi estivi durante i quali, come è noto, il virus tende a morire? Su quali basi scientifiche – per continuare con gli esempi – si dice che “con il vaccino va meglio”? Meglio di cosa? Meglio di quando? In qualunque modo si cerchi di rispondere a questa domanda non ci sono dati scientifici che confermino che con il vaccino vada meglio. E poi la questione cure… E gli esempi possono moltiplicarsi.

Si può essere contro la misura politica (non sanitaria) del green-pass e anche contro molte misure politiche delle campagne vaccinali, ed essere pienamente a favore della scienza, anzi più ancora di chi sulle prime due questioni la pensa diversamente. Ma i “progressisti illuminati” di Trieste non può pensare che delle persone del popolo come i portuali sostengano la scienza, anzi, loro pensano che non sappiano nemmeno cosa sia la scienza. La Trieste-bene del naso alzato pensa di essere l’unica a difendere la scienza, ma in realtà difende l’immagine di scienza che le persone di potere hanno confezionato per sé.

Che poi, la scienza, quella vera, ha da molto tempo abbandonato l’idea di essere quel sapere assoluto che alcune correnti del passato pensavano. Oggi la scienza si è fatta umile e ipotetica, ma a questa scienza umile e ipotetica il progressismo illuminato di Trieste fa dire delle verità assolute, quelle che la sua immagine di scienza prevede. Il positivismo scientifico alla Hack non c’è più, ma l’immagine di scienza espressa nello slogan “Città della scienza” è ancora quella, anche se sorpassata. Capita così che il progressismo illuminato punti su una immagine di scienza superata e accusi i manifestanti no-pass di essere antiscientifici. È un vecchio vizio quello del progressismo illuminato di emettere ingiustificate scomuniche a partire non da quello che la scienza è, ma dalla propria immagine di scienza, che poi è funzionale alla propria immagine di politica.