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ISIS

"Schiacciateli con le vostre auto" Terrore in Francia

Tre attacchi in tre giorni. Ma per le autorità francesi si tratta solo di gesti isolati di squilibrati, non collegati fra loro. Può darsi. Ma all'inizio di novembre le forze dell'ordine francesi avevano sgominato cellule dell'Isis. E i terroristi avevano giurato vendetta. "Schiacciateli con le vostre auto". E puntualmente qualcuno lo ha fatto.

Esteri 24_12_2014
Nantes, dopo la tragedia

Sabato 20 dicembre: a Joué les Tours, Francia, un immigrato dal Burundi, Bertrand Nzohabonayo, recentemente convertitosi all’islam, entra nel locale commissariato di polizia urlando “Allah u Akhbar”, Dio è grande, il grido di battaglia degli jihadisti. Ha con sé un coltello, aggredisce i primi poliziotti che trova sulla sua strada, ne ferisce tre. Viene abbattuto a colpi di pistola. L’uomo non era ricercato per terrorismo. Suo fratello era seguito dal servizio segreto interno francese, il Dgsi, perché aveva intenzione di unirsi agli altri 1200 francesi che sono partiti per la Siria, per combattere sotto le bandiere nere della jihad internazionale. Bertrand Nzohabonayo aveva “semplicemente” inserito la bandiera dell’Isis nel suo profilo Facebook. Ma, appunto, non era ricercato per terrorismo. E però avrebbe potuto uccidere tre poliziotti, se non fosse stato fermato definitivamente, a colpi di pistola.

Domenica 21 dicembre: Digione, Francia, un altro uomo, alla guida della sua auto, grida “Allah u Akhbar!” e si lancia sulla folla di pedoni. Li va a cercare in cinque diversi punti della città, la caccia dura mezzora. Fa a tempo a travolgerne ben tredici, tutti feriti di cui due versano in gravi condizioni. Poi viene fermato e arrestato. L’uomo è conosciuto per essere instabile di mente. E’ stato comunque abbastanza lucido da travolgere tredici persone, abbastanza da portarsi dietro tutte le sue medicine in caso di arresto, perché si aspettava di essere fermato, evidentemente. Difficilmente si può parlare di raptus momentaneo e di gesti non premeditati. Fa pure a tempo a rilasciare dichiarazioni pubbliche, afferma di aver fatto quel che ha fatto per vendicare i bambini palestinesi uccisi.

Lunedì 22 dicembre: Nantes, Francia, un terzo uomo, 44 anni di età, alla guida del suo furgone, grida “Allah u Akhbar!” e si lancia sulla folla raccoltasi a fare shopping al locale mercatino natalizio, in centro città. Travolge nove persone, una delle quali morirà dopo un giorno di agonia. Dopo il folle gesto, l’uomo si pugnala più volte e finisce ricoverato in ospedale. Non aveva precedenti penali, tantomeno era ricercato per terrorismo internazionale.

Tre attacchi in tre giorni. La Francia sta sperimentando la sua “Intifadah delle auto”, come quella lanciata dagli jihadisti contro Israele, a Gerusalemme. Ma non sa come spiegarsi tanta violenza improvvisa. Il primo ministro Manuel Valls dichiara che i tre fatti non siano collegati. Nessuno dei tre aggressori risulta legato a reti terroristiche. La definizione scelta dalle autorità per descrivere questi eventi è quella di “atti deliberati”. Non accidentali, dunque, ma non si parla neppure di “terrorismo”. Il presidente François Hollande invita alla calma, a non farsi prendere dal panico. Ed è per questo, forse, che le parole sono pesate una ad una, scelte accuratamente per non evocare scenari del terrore. In ogni caso, 300 militari iniziano da oggi a pattugliare tutti i luoghi pubblici più frequentati sotto Natale. Cercare di fermare un assalitore improvvisato, che può essere chiunque e può colpire ovunque, è come cercare un ago nel pagliaio. Psicologicamente parlando, però, i francesi si dovrebbero sentire più sicuri.

Basta dare un’occhiata ai notiziari degli ultimi due anni per scoprire che la Francia è terra di jihadisti e “lupi solitari”. Jihadisti, prima di tutto: erano 700 secondo l’ultimo censimento del Ministero dell’Interno, ma negli ultimi mesi, da quando il Califfato ha iniziato a infiammare gli ambienti radicali islamici, sono quasi raddoppiati, arrivando alla considerevole cifra di 1200. “Lupi solitari”: è ormai diventato tristemente celebre Mohammed Merah, con sette morti al suo attivo fra cui tre soldati e tre bambini ebrei uccisi a sangue freddo nella scuola ebraica di Tolosa. Poi Mehdi Nemmouche, lo stragista di Bruxelles, che ha ucciso tre persone di fronte al locale museo ebraico. Anche lui era francese, di Nizza ed è passato da un’esperienza di guerra in Siria. Il 25 maggio 2013 un soldato era stato pugnalato e ferito a Parigi, da un altro estremista islamico, due giorni dopo lo sgozzamento di un soldato inglese a Londra.

Il terrorismo non conta solo su “lupi solitari”. Alla fine di ottobre e inizio novembre, i servizi segreti francesi, con la collaborazione di quelli iracheni, hanno portato all’arresto di circa 200 jihadisti di Parigi, legati all’Isis. In quegli stessi giorni, gli Stati Uniti annunciavano l’uccisione, nella provincia di Idlib, in Siria, di David Drugeon, ingegnere nucleare francese, recentemente convertitosi all’islam e divenuto uno dei leader del gruppo Khorasan, legato ad Al Qaeda. Era ritenuto uno degli elementi più pericolosi del terrorismo siriano, proprio per le sue elevate competenze tecniche. A questa ondata di arresti, l’Isis rispondeva con un appello video rivolto ai “combattenti” francesi: “Ci sono a disposizione armi e automezzi e bersagli pronti per essere colpiti. C’è anche il veleno a disposizione, per avvelenare l’acqua e il cibo dei nemici di Allah. Uccideteli e sputategli in faccia e schiacciateli con le vostre automobili”. Parola di Abu Osama al-Faranci, Abu Maryam al-Faranci e Abu Salman al-Faranci, tre jihadisti francesi che si rivolgevano, nella lingua natia a chiunque volesse recepire il messaggio.

“Schiacciateli con le vostre automobili”. Ben due hanno seguito il consiglio, facendo un morto e ventuno feriti. Ma per le autorità sono solo coincidenze. Anzi, “atti deliberati”.