Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Colombano a cura di Ermes Dovico
LA CRISI

Schengen e dintorni: così l’Europa ha perso l’anima

Prima di essere una crisi dei migranti quella che si sta consumando attorno al caso del trattato di Schengen è una crisi dell’Ue in quanto tale. Orami da tempo, l’attuale Unione ha subito un processo mostruoso: la continua crescita del suo corpo è andata di pari passo con la continua atrofia della sua anima.

Politica 27_01_2016
Filo spinato ai confini dell'Ungheria

Prima di essere una crisi dei migranti quella che si sta consumando attorno al caso del trattato di Schengen è una crisi dell’Ue in quanto tale. Da quando, a seguito dell’entrata della Gran Bretagna nelle istituzioni europee del tempo (1973), ebbe inizio il distacco del suo originario riferimento simbolico, l’attuale Unione Europea ha subito un processo mostruoso nel senso più proprio del termine: la continua crescita del suo corpo è andata di pari passo con la continua atrofia della sua anima. E adesso i fatti stanno venendo a presentarci il conto.

Il suo originario riferimento simbolico era l’Europa carolingia, insomma il Sacro Romano Impero, tanto e vero che nel 1967 venne intitolato a Carlo Magno il primo dei palazzi costruiti a Bruxelles quale sede monumentale delle istituzioni europee; e così pure è a lui intitolato il maggiore riconoscimento che tuttora concede l’Unione Europea. Appunto quel Premio Carlo Magno che il premiato riceve nel corso di una cerimonia che ha luogo ad Aquisgrana, là dove è il luogo di sepoltura del grande imperatore. Insieme al palazzo di Bruxelles, ormai messo in ombra dall’oggi più noto palazzo Barlaymont, sede della Commissione, il premio è però tutto ciò che resta di un riferimento dapprima censurato e poi cancellato. Un riferimento troppo cristiano, anzi troppo cattolico, che non piaceva alla Gran Bretagna e ai Paesi che entrarono al suo seguito in quella che era allora la Cee. Analoga, osserviamo qui per inciso, è la censura dell’ispirazione evidentemente mariana della bandiera europea, con la sua corona di dodici stelle su campo azzurro (o più precisamente blu madonna). 

Da quegli anni in avanti si è cercato di far crescere la Cee e poi la Ue come una realtà fondata soltanto sugli interessi, senza alcun riferimento ideale; come una realtà che, prescindendo dalla storia del Continente, che ha il difetto di essere troppo cristiana (anche se non è cristiana soltanto), si ispira senza dirlo alla filosofia di Kant. Questo sviluppo, avvenuto non a caso “a porte chiuse”, giunse a un imprevisto momento di confronto tra il 2000 e il 2004 quando l’esplicito rifiuto di citare le radici cristiane dell’Europa nel testo della Costituzione europea (poi non entrata in vigore perché respinta da referendum popolari in Francia e nei Paesi Bassi) portò alla ribalta il carattere marcatamente neo-illuminista che le istituzioni europee avevano ormai assunto. La caduta della Costituzione europea non è però bastata ad aprire quel dibattito sui fondamenti ideali dell’Unione Europea che il suo ordine costituito vede come il fumo negli occhi.

La porta che il potere è sin qui riuscito a tenere sbarrata potrebbe però venire aperta dai fatti. E in primo luogo dall’emergenza delle attuali migrazioni non autorizzate di massa verso l’Europa.  Le radici della clamorosa incapacità di affrontare adeguatamente il problema, di cui sia l’Unione che gli Stati membri stanno dando prova, non sono tecniche e nemmeno finanziarie.  Un’Unione che ha 500 milioni di abitanti, che nel suo insieme è la seconda economia del mondo e che è pienamente attrezzata per controllare il proprio territorio, sulla carta ha tutti i mezzi per accogliere chi merita accoglienza e respingere chi non la merita. Se invece accade quel che ogni giorno vediamo accadere ciò si spiega con motivi che nulla hanno a che vedere con l’inadeguatezza dei mezzi. Non torniamo qui agli aspetti tecnici, sociali e politici della questione, sui quali già in precedenza ci siamo più volte soffermati.  

Ci interessa qui sottolineare il drammatico peso di quello che sembra un nefasto incantesimo e che invece è l’esito perverso ma non imprevedibile della mancanza di valori e di ideali condivisi. Togliendo all’Europa la sua storia le hanno tolto l’anima, o comunque gliel’hanno nascosta fino al punto che un’entità politica con le dimensioni che dicevamo sta diventando una mostruosa, gigantesca larva senza volontà né voce, una specie di grande balena arenata e boccheggiante. Dobbiamo augurarci che lo shock provocato dalla crisi dei migranti la possa infine risvegliare provocandola a ritrovare l’anima che i suoi attuali padroni le hanno negato. Le facce dei capi di governo e dei ministri che in Tv vediamo riuniti a consiglio nelle sale dei palazzi di Bruxelles ci inducono tuttavia a credere che solo qualche imprevedibile miracolo ci potrà salvare.