Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ABORTO

Scegliamo la Vita, in 40mila contro l'aborto e per le donne

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In 40mila sono scesi in piazza a Roma per la manifestazione Scegliamo la Vita. Non solo aborto, ma anche una difesa a tutto tondo della donna, anche dall'utero in affitto e dalle teorie gender. Pieno sostegno di Fontana e del cardinal Zuppi (che però non contesta la legge 194). 

Vita e bioetica 22_05_2023
Roma, Scegliamo la Vita

La nuova marcia per la vita non è più soltanto contro l’aborto. Un robusto e sonoro “no” al genderismo e, in particolare, all’utero in affitto, “schiavitù del terzo millennio”, è arrivato chiaro e forte dal palco di piazza San Giovanni, nel corso della seconda edizione di “Scegliamo la Vita”. Altri motivi conduttori dell’evento: la forza della testimonianza, più incisiva ed efficace rispetto alla pura affermazione di questioni di principio, ma, soprattutto, il ribaltamento del paradigma femminista per cui la vita nascente sarebbe nemica delle donne. La tutela della vita, al contrario, è profondamente radicata nel cuore delle donne, che vanno lasciate libere di accogliere i propri figli in arrivo.

Il maltempo che ancora flagella Roma e tutta l’Italia ha ridotto, ma non eccessivamente, la partecipazione rispetto allo scorso anno. Un buon successo, dunque, per il corteo pro-life (40mila partecipanti, secondo gli organizzatori), per il quale non è mancata una discreta presenza emiliano-romagnola, pur decimata dall’emergenza alluvioni ancora in corso. Ai nastri di partenza della marcia, a piazza della Repubblica, sono stati letti i due endorsment istituzionali più prestigiosi. Il primo è stato quello del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che, nel suo messaggio di sostegno a “Scegliamo la Vita”, ha puntato l’attenzione sull’“impegno della politica e delle Istituzioni a sostenere la formazione di nuovi nuclei familiari”. Il presidente della Camera, dunque, auspica la promozione di qualunque forma possibile di “rilancio della natalità” e di risposta all’“inverno demografico”, attraverso “politiche - abitative, lavorative e sociali - in grado di rispondere alle legittime aspirazioni delle giovani coppie di veder realizzati i loro progetti di vita”.

Il secondo – e, per certi versi, meno scontato – messaggio di sostegno è stato quello del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi. “Diciamo di sì alla vita, sempre, da quella nascente, custodita in un grembo materno a quella che si sta aprendo all’eternità in letto di ospedale”, scrive il porporato. “La vita non è consumo, prestazione, potenza, forza. L’uomo non è un’isola! Una vita ridotta così – prosegue Zuppi – mette paura, toglie dignità alla debolezza, si esalta e si abbatte quando si scopre fragile. La vita è bella sempre quando è amata. È incontro, relazione, comunicazione. È famiglia. Per questo diciamo no alla cultura della morte, che inizia con l’indifferenza, con il credere che i desideri siano diritti. Diciamo sì alla cultura della vita, a partire da quella dei piccoli e degli ultimi, degli scartati e dei non accolti”.

Il presidente della Cei ha menzionato una serie di sfide, a partire dalla “cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità”. Zuppi si sofferma quindi sulla “crisi demografica, che sta arrivando a un punto gravissimo” e sulla “banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza” che genera una “ferita profonda” nelle donne che vi fanno ricorso. L’arcivescovo di Bologna, tuttavia, continua a difendere la Legge 194, di cui pure molti sostenitori storici della manifestazione per la vita (tra questi l’ex senatore Simone Pillon) auspicano tuttora il superamento e l’abolizione. Il cardinale, infatti, fa riferimento al sostegno che le donne potrebbero ricevere per poter operare una “scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5”. Il chiarimento richiesto lo scorso mese a Zuppi dal presidente di Pro Vita & Famiglia onlus (uno dei principali sponsor di “Scegliamo la Vita"), Toni Brandi, proprio intorno alla 194, evidentemente non è arrivato.

La seconda parte della manifestazione, dopo l’arrivo del corteo a San Giovanni, ha visto – come l’anno scorso – l’esibizione della rock band veneta The Sun, i cui testi sono veri e propri inni alla vita e al suo valore imprescindibile. A ciò si sono aggiunte le testimonianze di tre donne che hanno praticato l’aborto o sono state a un passo dalla tragica scelta. In tutti e tre i casi, la conclusione è la stessa: salvare la vita nascente paga sempre. Da tutte le testimonianze, emerge un dato significativo: rispetto ai propri compagni o mariti, le donne sono sempre più propense, anche in situazioni di oggettiva difficoltà, a portare avanti le loro gravidanze. Una dinamica che rovescia e smonta il luogo comune dei pro-choice, per cui, in Italia, le donne non sarebbero libere di abortire. È semmai vero il contrario, come ha sottolineato Maria Rachele Ruiu, uno dei due portavoce della manifestazione, che ha denunciato l’“assenza di alternative valide per le donne”. Pertanto “non è civile una società che non offra a loro altro che abbandonarle a questo inganno profondo dell’aborto. Allora noi siamo qui pure a chiedere che si possa lasciare alle donne la libertà di non abortire”, ha proseguito Ruiu, stigmatizzando il falso mito: “Non esiste in Italia alcuna donna che per eventuali applicazioni della 194 sia stata costretta a partorire. Ma sono ancora troppe le donne che vengono abbandonate e a cui non viene data nessuna alternativa”.

È stata ancora Ruiu a denunciare l’“obbrobrio” dell’utero in affitto, menzionando a chiare lettere la fiera che, in questi giorni, a Milano, promuove e incoraggia questa “schiavitù del terzo millennio”. “I bambini non si comprano, i bambini non si vendono e i bambini neanche si regalano”; al tempo stesso “le donne non si sfruttano”, ha aggiunto la portavoce di “Scegliamo la Vita”.

Nel saluto conclusivo, l’altro portavoce della manifestazione, Massimo Gandolfini, ha voluto imprimere una nota di speranza: “La dittatura del pensiero unico e del relativismo sembra oggi vincente, ma non dimentichiamoci che la verità non potrà mai essere soppressa. Alla fine, la verità vincerà sempre. La storia ci insegna che tutte le ideologie che sono andate contro l’uomo, pensiamo al comunismo” e “al nazifascismo, sono crollate”. Anche il “genderismo, questa ideologia che vuole snaturare l’umano, certamente crollerà, ma la verità ha bisogno di profeti e apostoli, e questi profeti, questi apostoli, siete voi”, ha dichiarato in conclusione Gandolfini, rivolto ai manifestanti.