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CAOS CLANDESTINI

Scandalo immigrati, Stato italiano senza credibilità

Arrivi di clandestini triplicati, addirittura c'è chi arriva con bagaglio e cagnolino al seguito, fughe di massa anche di malati di Covid-19, la Tunisia che ci prende in giro, il tutto favorito da un governo a cui sembra interessi solo gonfiare il business degli immigrati. E dà quindi il segnale di aver cessato di esistere.

Editoriali 29_07_2020
Confine tra Italia e Slovenia

Sbarchi in massa di immigrati illegali che sbarcano direttamente sulle spiagge di Lampedusa e della Sardegna o vengono trasportati in porto dalle motovedette della Guardia Costiera. Fughe continue di centinaia di clandestini dai centri di accoglienza dove dovrebbero trascorrere il periodo di quarantena. C'è la chiara percezione che la Tunisia utilizzi per l’ennesima volta la minaccia degli sbarchi in massa dei propri connazionali per incassare altri aiuti economici da un’Italia da molti anni prona ai trafficanti e ai ricatti dei paesi vicini.

Sono tutti elementi che confermano come ormai in Italia lo Stato abbia rinunciato a far valere le sue prerogative, almeno nei confronti di clandestini, trafficanti e paesi che speculano su questi traffici per passare all’incasso a spese nostre.

Se i flussi migratori illegali non hanno raggiunto i numeri astronomici di sbarchi degli anni compresi tra il 2013 e il 2017, non c’è dubbio che oggi oltre ai numeri vadano valutati anche lo status dei clandestini e le condizioni dell’Italia e degli italiani dopo l’epidemia di Covid-19.

Dall’inizio dell’anno sono sbarcati illegalmente 12.533 clandestini per lo più tunisini (oltre 4.500), bengalesi (quasi 2mila), ivoriani, algerini, sudanesi e marocchini: persone che non fuggono da guerre, persecuzioni o carestie, che non hanno alcun diritto a chiedere asilo ma che hanno ben compreso che l’Italia accoglie chiunque paghi criminali per raggiungere le sue coste.
Si tratta ormai di più del triplo dei 3.599 clandestini sbarcati nello stesso periodo del 2019.
A questi si aggiungono ogni giorno decine di pakistani, iracheni e afghani che entrano altrettanto clandestinamente dai confini sloveni, solo in parte intercettati dalle forze di polizia e in misura limitatissima riportati in Slovenia da dove ritenteranno presto l’attraversamento del nostro confine.

A gonfiare i numeri e gli incassi dei trafficanti ha provveduto il governo italiano che ha dato al mondo la chiara definizione di una volontà politica arrendevole, tesa ad accogliere chiunque e a rinunciare a ogni parvenza di controllo sui propri confini nonostante il rischio di diffusione del Coronavirus.
Quale immagine può offrire un governo che annuncia da mesi di voler abrogare i decreti sicurezza emanati da Matteo Salvini (che dovrà pure rispondere in tribunale del successo conseguito riducendo al minimo storico gli sbarchi) e di voler attivare navi da crociera e centri d’accoglienza spendendo milioni che sarebbero preziosi per aiutare gli italiani in difficoltà?
Quella di un “bengodi” per delinquenti!

Lo Stato italiano ha perso ogni credibilità dando l’impressione di aver cessato di esistere: trafficanti e clandestini infatti si prendono palesemente gioco di noi sbarcando come fossero turisti con valige, occhiali da sole e cagnolini al seguito, dichiarando senza timore di pretendere di venire in Italia e andare dove preferiscono, impiegando impunemente finti pescherecci (in realtà navi-madre) che mettono in mare gommoni ai limiti delle nostre acque, postando video in cui si fanno beffe delle nostre leggi e fuggendo da luoghi di quarantena certi di non doverne subire le conseguenze.
E tutto questo mentre si multano italiani che non indossano le mascherine e mancano le risorse per aiutare ceti produttivi e categorie più fragili.

Mentre Giuseppe Conte chiede al Parlamento di prolungare uno stato d’emergenza sanitaria, il suo governo favorisce gli sbarchi incontrollati facendo di tutto per aiutare una nuova esplosione virale accogliendo chiunque giunga senza documenti violando le leggi e in molti casi con alle spalle un curriculum criminale di tutto rispetto.

Il messaggio che Roma offre al mondo, e soprattutto al Terzo Mondo, è che l’Italia è “terra di nessuno” e ovviamente c’è chi se ne approfitta.  Chiara la volontà politica di riattivare il business dell’accoglienza che negli anni scorsi ha dispensato oltre 20 miliardi ad enti e coop di area cattolica e di sinistra vicine all’attuale maggioranza, ma il prezzo da pagare questa volta è però potenzialmente ancora più alto che in passato, perché si fanno affari ignobili sulle spalle di un’Italia impoverita e impaurita, che attende con ansia di sapere quanto salato sarà il conto da pagare per le conseguenze del coronavirus.

Eppure gli strumenti per ridare dignità alla Nazione, riassumendo quanto meno il controllo dei confini non mancherebbero. Invece di subire l’ormai consueto e ciclico ricatto nordafricano (basato su aiuti economici in cambio di un generico impegno a controllare meglio i flussi) si potrebbe rafforzare la presenza navale al limite delle acque costiere, intercettare i barchini e riportare in acque tunisine e algerine i clandestini senza neppure far toccare loro il suolo nazionale o reimbarcandoli nel caso avessero raggiunto le nostre coste.
Su Tunisi si potrebbero inoltre esercitare forti pressioni tenuto conto dei tantissimi tunisini che vivono e lavorano regolarmente in Italia mandando consistenti rimesse finanziarie in patria.

La Guardia costiera libica sta intercettando più gommoni e barconi dei colleghi tunisini (a entrambe l’Italia dona mezzi e denaro), ne ha fermati e riportati in Libia circa 7mila dall’inizio dell’anno e basterebbe impedire l’ingresso nelle acque italiane alle navi delle Ong che raccolgono clandestini davanti alle coste libiche per chiudere i flussi dalla nostra ex colonia del tutto, o quasi.    
Se poi ci si preoccupa della sorte dei migranti illegali respinti i numeri consentirebbero alle Nazioni Unite di rimpatriarli rapidamente dalla Libia (in Tripolitania la guerra è finita) nei paesi di origine.

Del resto l’emergenza Covid-19 giustifica oggi più che mai quella chiusura dei confini all’immigrazione illegale che dovrebbe essere un principio prioritario in ogni momento. Soprattutto ora che appare chiaro a tutti che dall’Europa non avremo nessun aiuto e tenuto conto che, anche se i partner accettassero di farsi carico di un po’ di clandestini sbarcati in Italia, questo non farebbe che incoraggiare nuovi flussi.

Per quanto riguarda gli afghani o iracheni giunti in Italia dai confini orientali o sbarcati sulle coste ioniche della Calabria è paradossale che dopo 18 anni di presenza militare italiana a Kabul e dintorni (costataci 53 morti e più di 10 miliardi di euro) e molti anni di altrettanto costose missioni in Iraq, Roma non sia in grado di pretendere da quei governi l’immediato rimpatrio dei loro connazionali giunti da noi illegalmente.

Certo quelli citati sono solo alcuni rapidi esempi di come sarebbe possibile reagire, invece di subire, a questa minaccia. Esempi sufficienti però a evidenziare che il vero problema non è la mancanza di alternative ma l’assenza di volontà e capacità politica di ripristinare l’autorità e la credibilità dello Stato, agli occhi del mondo e degli italiani.