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IL CASO PALAMARA

Scandalo Csm, a pezzi la credibilità delle toghe

Se la magistratura si politicizza e sceglie un procuratore, non valutando titoli o meriti, bensì sulla base delle faide interne alle sue correnti, allora siamo di fronte a una vera e propria sconfessione del suo operato. Il caso Palamara e i grattacapi che arrivano fino al Quirinale. 

Politica 06_06_2019

Il Presidente della Repubblica aveva già le sue gatte da pelare con la perenne instabilità politica e le incertezze sul futuro del governo e della legislatura. Avrebbe dunque fatto volentieri a meno dello scandalo relativo alla magistratura romana, che sta scuotendo il Consiglio superiore della magistratura (Csm) e avvelenando il clima in ambito giudiziario. Dall’inchiesta emergerebbe l’esistenza di un centro di potere che decideva le nomine esternamente al Csm, l’organo di autogoverno della magistratura. 

Già cinque consiglieri hanno lasciato l’incarico. Tra dimissioni e autosospensioni si sono fatti da parte Luigi Spina e Gianluigi Morlini della corrente centrista di Unicost (quest’ultimo presidente della Quinta commissione, quella che conferisce le nomine); Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli di Magistratura indipendente, di centrodestra. La vicenda, che ogni giorno assume contorni più torbidi e inquietanti, ruota attorno alla figura del pm di Roma Luca Palamara, ex consigliere del Csm con Unicost ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. 

Come ha ricostruito Il Sole 24 ore, tutto è scoppiato mesi fa, quando il pm capitolino Stefano Fava ha iniziato a indagare, col coordinamento del procuratore capo Giuseppe Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo, su un giro di tangenti dietro le sentenze del Consiglio di Stato. Numerosi magistrati sono finiti nel registro degli indagati ed è stato individuato un gruppo di potere che manipolava le decisioni. Si tratta degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che si servivano del faccendiere Fabrizio Centofanti, personaggio legato alla magistratura italiana. Attraverso una associazione, Centofanti era riuscito a creare una rete di rapporti con magistrati che partecipavano a seminari e corsi giuridici. Nel sistema pare fosse coinvolto lo stesso Luca Palamara. Ed è proprio indagando su questi fatti che il procuratore Pignatone, l’aggiunto Ielo e il sostituto Fava scoprono questi rapporti Centofanti-Palamara. Com’è prassi i vertici dell’ufficio giudiziario di Roma decidono di inviare gli atti alla Procura di Perugia, competente a indagare sui magistrati di Roma.

Stando a quanto accertato dalla Procura di Perugia, Palamara risulta essere stato corrotto con 40mila euro (particolare smentito dagli indagati) per far nominare il pm Giancarlo Longo - già travolto da inchieste corruzione in atti giudiziari - alla Procura di Gela. Inoltre, Palamara viene accusato di aver condotto una vera e propria attività di dossieraggio contro gli stessi Pignatone e Ielo. Nel registro degli indagati finiscono: Palamara (corruzione e rivelazione del segreto), Fava (rivelazione del segreto e favoreggiamento) e Spina (rivelazione del segreto e favoreggiamento). 

Palamara, Spina e i consiglieri del Csm Corrado Cartoni e Antonio Lepre dialogavano della nomina alla Procura di Roma con i parlamentari Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, braccio destro dell’ex premier Matteo Renzi, già sotto processo a Roma nel caso Consip. Pare che Palamara appoggiasse la nomina del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, definito dai più “l’anti-Pignatone”, e convocasse riunioni notturne per orchestrare vere e proprie campagne denigratorie nei confronti del procuratore capo di Roma Pignatone.

Gli esiti della vicenda rimangono imprevedibili e non sono esclusi altri coinvolgimenti clamorosi, sia in ambito giudiziario che politico. Pare che il Capo dello Stato sia molto preoccupato di questa escalation, che mina la credibilità della magistratura e l’onorabilità del Csm. Il vicepresidente del Csm David Ermini ha detto senza mezzi termini che degenerazioni correntizie al Csm hanno favorito “giochi di potere e traffici venali” sulle nomine strategiche negli uffici giudiziari più importanti d’Italia. Per il consigliere Giuseppe Cascini (Magistratura democratica, di centrosinistra) lo scandalo può essere assimilato a quello della P2 che negli anni ’80 portò al coinvolgimento di molti magistrati legati alla loggia. 

In una recente ma significativa intervista al quotidiano La Stampa, l’ex Presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick ha ammesso che questi veleni nella magistratura hanno radici lontane. «Non c’è dubbio – ha dichiarato - che la magistratura ha occupato un ruolo di supplenza che forse sarebbe stato meglio non occupasse: va detto con il massimo di fermezza, le iniziative di tipo politico da parte della magistratura associata lasciano perplessi. Bisogna che i magistrati tornino a rivalutare il proprio ruolo: indagare su fatti, reati e persone specifiche e non pretendere di scrivere la storia del Paese, o intervenire nella storia del Paese per sostituirsi alla politica».

Secondo un documento condiviso da tutti i consiglieri, laici e togati, anche se i fatti riguardanti Palamara e gli altri magistrati coinvolti nell’inchiesta sono “penalmente irrilevanti”, essi gettano comunque «discredito sull’Istituzione in cui si incarna la magistratura italiana». Per questo, si legge in quel testo, s’impone «un serio, profondo, radicale percorso di revisione critica e autocritica, di riforma e autoriforma dell’autogoverno, dei metodi di selezione delle rappresentanze dell'etica e della funzione». 

Se dunque la magistratura si politicizza e sceglie un procuratore, non valutando titoli o meriti, bensì sulla base delle faide interne alle sue correnti, allora siamo di fronte a una vera e propria sconfessione del suo operato. Se perfino uno come Luciano Violante, che in materia la sa davvero lunga, arriva a dichiarare che «le correnti della magistratura penalizzano il merito e favoriscono i conflitti» e lancia l’idea di un sorteggio di membri laici e togati del Csm vuol dire che la situazione è ormai fuori controllo. E sul Colle qualcuno trema davvero.