"Scandali sessuali, per i giovani non siamo credibili"
Si è concluso ieri il viaggio nelle Repubbliche baltiche di Francesco con la tappa in Estonia, un paese con il 70 per cento di persone che non professano alcuna fede. Un fugace cenno ai recenti scandali e al prossimo Sinodo dei giovani: "Molti giovani non ci chiedono nulla perché non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza" e "sono indignati dagli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta".
Si è concluso ieri il viaggio nelle Repubbliche baltiche di Francesco con la tappa in Estonia, un paese con il 70 per cento di persone che non professano alcuna fede. Lunedì, invece, il Papa aveva visitato la Lettonia celebrando i 100 anni di indipendenza della nazione.
«Sappiamo», ha detto ieri nell’omelia della messa conclusiva nella Piazza della Libertà di Tallinn, «che la proposta di Dio non ci toglie nulla, al contrario, porta alla pienezza, potenzia tutte le aspirazioni dell’uomo. Alcuni si considerano liberi quando vivono senza Dio o separati da Lui. Non si accorgono che in questo modo viaggiano attraverso questa vita come orfani, senza una casa dove tornare».
L’autentica libertà si conquista non gratuitamente, come Francesco ha ricordato alle autorità civili lunedì nella capitale lettone di Riga. «Celebrate i cento anni della vostra indipendenza», ha ricordato, «momento significativo per la vita dell’intera società. Voi conoscete molto bene il prezzo di questa libertà che avete dovuto conquistare e riconquistare. Una libertà resa possibile grazie alle radici che vi costituiscono, come amava ricordare Zenta Maurina che ha ispirato tanti di voi: “Le mie radici sono in cielo”». Questo radicamento deve far rammentare a tutti che «lo sviluppo delle comunità non si attua e nemmeno si misura unicamente per la capacità di beni e risorse che si possiedono, ma per il desiderio che si ha di generare vita e creare futuro». Per questo occorre essere capaci «di promuovere strategie che siano veramente efficaci e focalizzate sui volti concreti di queste famiglie, di questi anziani, bambini e giovani, più che sul primato dell’economia sopra la vita».
A proposito degli anziani scartati, Francesco ha espresso un pensiero durante la visita della cattedrale cattolica di San Giacomo: «Benché suoni paradossale, oggi, in nome della libertà, gli uomini liberi assoggettano gli anziani alla solitudine, all’ostracismo, alla mancanza di risorse e all’esclusione, e perfino alla miseria. Se è così, il cosiddetto treno della libertà e del progresso finisce per avere, in coloro che hanno lottato per conquistare diritti, la sua carrozza di coda, gli spettatori di una festa altrui, onorati e omaggiati, ma dimenticati nella vita quotidiana»
Ieri, invece, in Estonia, dopo l’incontro con le autorità, il papa ha incontrato a Tallinn i giovani cristiani delle confessioni evangelica, ortodossa e cattolica, nella Kaarli Lutheran Church. «Sappiamo – come ci avete detto – che molti giovani non ci chiedono nulla perché non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza», e quindi ha fatto un riferimento anche al tema degli scandali che purtroppo attraversano la chiesa in questi tempi. I giovani sono indignati dagli «scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta; il non saper interpretare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani per mancanza di preparazione; o semplicemente il ruolo passivo che assegniamo loro».
La conclusione del viaggio di quattro giorni è avvenuta nella messa celebrata nella piazza della Libertà. «A volte alcuni pensano che la forza di un popolo si misuri oggi da altri parametri. C’è chi parla con un tono più alto, così che parlando sembra più sicuro – senza cedimenti o esitazioni –; c’è chi, alle urla, aggiunge minacce di armi, spiegamento di truppe, strategie... Questo è colui che sembra più “forte”. Questo però non è cercare la volontà di Dio, ma un accumulare per imporsi sulla base dell’avere. Questo atteggiamento nasconde in sé un rifiuto dell’etica e, con essa, di Dio».
Infine, un richiamo dalla esortazione Gaudete et exultate per «dare testimonianza di essere un popolo santo». E «tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno», ma, «come l’acqua nel deserto non era un bene personale ma comunitario, come la manna non poteva essere accumulata perché si sarebbe rovinata, così la santità vissuta si espande, scorre, feconda tutto ciò che le sta accanto».