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FRIEDMAN

Scacco al re Giorgio (Napolitano)

I retroscena svelati nel nuovo libro di Alan Friedman, anticipati dal Corriere, fanno tremare il Quirinale. Non è una novità che il Presidente abbia incontrato Monti quattro mesi prima della caduta del governo Berlusconi. Ma leggere questa trama, nero su bianco, proprio in un momento in cui il "governo del Presidente" traballa, è un duro colpo inferto a Napolitano da Via Solferino.

Politica 12_02_2014
Giorgio Napolitano

Enrico Letta preannuncia un patto di coalizione in grado di accontentare tutti i partiti, ma la verità è che la sua sorte è appesa a un filo, così come quella di Napolitano, uscito assai indebolito dalla pubblicazione delle anticipazioni del libro di Friedman.

Non fa tanto notizia l'iniziativa del Quirinale, che nella calda estate del 2011 già sondava Mario Monti per un cambio al vertice del governo quattro mesi prima della caduta di Berlusconi. Ricevere personaggi come l'ex commissario europeo era per Napolitano una cosa piuttosto normale. Così come era noto che il vecchio establishment politico-economico-finanziario, da Bazoli a Passera, per non parlare di De Benedetti o Prodi, non faceva certamente il tifo per il governo Berlusconi, che peraltro ci metteva del suo per alimentare queste critiche. Nel 1994 bastò Scalfaro, Presidente della Repubblica, per provocare un ribaltone e scalzare Berlusconi. All'epoca, però, i partiti erano più forti di ora, il populismo grillino non s'intravvedeva neppure, e la connotazione fortemente politica di Scalfaro era controbilanciata da un centrodestra forte. Nel 2008-2011 c'è stato bisogno di un'azione concentrica più articolata, che ha coinvolto vari spezzoni di poteri forti, con ramificazioni internazionali (vedi inganno sullo spread) e attori politici complici (Fini), come racconta Friedman nel suo libro, attraverso illuminanti interviste ai protagonisti di quell'estate.

Ma non è un caso che le anticipazioni di un libro così "trasgressivo" siano uscite in queste ore di incertezza politica, con una lacerante divisione nel Pd, un dualismo Renzi-Letta ormai ingestibile e una riforma elettorale ancora lontana (i partiti piccoli hanno ottenuto una proroga di una settimana per la discussione degli emendamenti). Assolutamente sorprendente appare l'enorme attenzione che il Corriere della Sera ha scelto di riservare al Presidente della Repubblica, che pure in tempi non sospetti aveva sostenuto e spalleggiato nelle sue iniziative politiche contrarie a Berlusconi. Sembra che in via Solferino sia passato un cambio di strategia che sta innescando dinamiche imprevedibili, mirate a riassestamenti nei consolidati blocchi di potere.

Curioso ma non troppo è che la stessa notizia sia uscita in contemporanea sul Financial Times e sul Corriere della Sera, con due tagli completamente diversi: il primo ha trattato la vicenda in maniera molto asettica, accompagnando la notizia con un grafico sull'ascesa e il declino di Monti, mentre il quotidiano di via Solferino ha preso la palla al balzo per impallinare Napolitano. Il Financial Times è legato al mondo economico-finanziario anglo-americano, da cui viene lo stesso Friedman, mentre il Corriere ha deciso di prendere le distanze dai gruppi di potere filotedeschi e filo-francesi, cui Napolitano e Monti sono sempre stati legati. Il presidenzialismo di fatto incarnato da Napolitano non integra gli estremi dell'impeachment (la richiesta dei grillini è già stata respinta). Tuttavia, il gradimento e gli appoggi bipartisan nei confronti del Capo dello Stato sembrano in esaurimento e pare aprirsi già la corsa alla sua successione.

Prodi smentisce di essere ancora in corsa, ma non tutti escludono che dietro questa accelerazione ci sia proprio un'intesa per portare l'ex premier al Quirinale, con la benedizione di Renzi. Berlusconi, invece, punterebbe sulla Bonino o su Gianni Letta, mentre qualcuno scommette sull'attuale Presidente del Senato, Grasso. Nel frattempo, Letta tenta il tutto per tutto, Alfano chiede chiarezza al Pd, Scelta Civica auspica un nuovo governo, magari con Renzi, che potrebbe garantire un allungamento della legislatura fino al 2018. La situazione è innegabilmente sempre più deteriorata. I timidi segnali di ripresa economica sono contraddetti dall'insofferenza di Confindustria e delle parti sociali, ormai schierati apertamente contro l'attuale premier. Renzi ha anticipato a domani la direzione Pd, che prenderà una decisione. I destini di Letta e Napolitano sono indissolubilmente intrecciati. Nel frattempo, Berlusconi cerca di guadagnare da questo processo di destabilizzazione per rilanciare l'azione della sua parte politica in caso di elezioni anticipate, tutt'altro che improbabili. I grillini stanno alla finestra, ma avrebbero tutto da guadagnare in caso di urne in primavera. I sondaggi li danno in sostanziale tenuta e, in mancanza di una nuova legge elettorale e quindi con elezioni anticipate col sistema proporzionale, il Movimento Cinque Stelle potrebbe diventare decisivo anche per l'elezione del successore di Napolitano, qualora quest'ultimo, anziché abbandonare il campo, decidesse di sciogliere le Camere.