Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

LA STORIA

Saturno, il pianeta degli Ebrei

Il collegamento fra sabato          e sabba, fra ebrei e stregoneria, apparve a molti credibile            per il pianeta Saturno.              Lo spiega Moshe Idel, storico   del pensiero ebraico, che mostra come temi "secondari" non possano essere ignorati quando si studia la storia.

Attualità 18_02_2012
Saturno

I libri di Moshe Idel, storico del pensiero ebraico all'Università Ebraica di Gerusalemme, sono spesso autentici avvenimenti culturali, e l'ultimo - «Saturn's Jews. On the Witches' Sabbat and Sabbateanism» (Gli Ebrei di Saturno. Sul Sabba delle streghe e il movimento di Sabbatai Zevi: Continuum, New York 2011) - non fa eccezione. Lo studioso israeliano parte da un dato noto, anche se mai troppo approfondito: durante la lotta alla stregoneria alcuni sostennero, in una chiave piuttosto antisemita, che le attività delle streghe avevano un'origine ebraica e che il sabba - la cerimonia principale della stregoneria - derivava il suo nome da «sabato», sabbath, il giorno sacro degli Ebrei. Del resto sia il sabato ebraico sia il sabba delle streghe iniziavano il venerdì sera.

Idel chiarisce subito che, come tutti gli storici della stregoneria, egli considera questa etimologia infondata. Seguendo lo storico italiano Carlo Ginzburg, Idel non pensa che la stregoneria e il sabba siano una pura invenzione degli inquisitori, ma ritiene che i riti effettivamente praticati avessero la loro origine nella religiosità popolare e anche in culti di antica derivazione asiatica, comunque estranei all'ebraismo. Il suo libro si concentra però su un altro aspetto. Il collegamento fra sabato e sabba, fra ebrei e stregoneria, apparve a molti credibile nel tardo Medioevo e nella prima età moderna a causa di un terzo elemento: il pianeta Saturno.

L'astrologia prima ellenistica, poi medievale e rinascimentale riteneva che i popoli avessero un loro pianeta, che ne influenzava tutta la storia. E già gli astrologi ellenistici, seguiti da quelli arabi avevano identificato in Saturno il pianeta degli Ebrei. Siccome Saturno era anche pacificamente ritenuto il pianeta delle arti oscure e della stregoneria - e nello stesso tempo il pianeta che presiedeva al giorno di sabato, ancora oggi in inglese chiamato Saturday, cioè «Saturn's Day», il giorno di Saturno - ecco che gli Ebrei, figli di Saturno e cultori del sabato come giorno sacro, erano facilmente associati alle pratiche «saturnine» delle streghe. Tragicamente, furono associati anche alle epidemie di peste, che alcuni astrologi ritenevano causate da Saturno.

Idel aggiunge un altro elemento. Una buona parte degli storici che hanno prestato attenzione a questo argomento ne hanno attribuito la genesi agli antisemiti, cristiani o musulmani. Per ragioni anche «politiche» hanno ignorato un dato secondo Idel importante: che esiste anche una tradizione di dotti ebrei, esperti di astrologia, i quali hanno dato per scontato che il pianeta degli Ebrei fosse Saturno e cercato di affrontare la sgradevole conseguenza del legame fra Saturno e la stregoneria. Molti di questi dotti erano studiosi di quel complesso di dottrine esoteriche ebraiche detto Kabbalah, e in queste dottrine trovavano conferme del legame tra gli Ebrei e Saturno. La genealogia di studiosi ebraici che si sono interessati al legame tra il loro popolo e Saturno spazia su molti secoli, e ha come figure centrali Abraham ibn Ezra (Abenezra, 1089-1164), Abraham Abulafia (1240-dopo il 1291), Joseph Ashkenazi. (ca. 1270 - ca. 1325), Yohanan Alemanno (1435-1504). Secondo Idel le loro idee influenzano anche il fondatore dell'intera corrente mistica dell'hassidismo, Ba'al Shem Tov (1699-1760), e perfino intellettuali ebrei moderni come lo scrittore Franz Kafka (1883-1924) e il filosofo Walter Benjamin (1892-1940).  

Questa corrente che collegava gli Ebrei a Saturno, vedendo quindi fra i loro tratti dominanti l'inclinazione alle arti magiche ed esoteriche e la malinconia, tipica dei «nati sotto Saturno», non fu mai maggioritaria e fu già duramente criticata dal grande filosofo ebreo medievale Mosè Maimonide (1138-1204). Ma Idel introduce il concetto, sociologicamente rilevante, di «élite secondaria» per designare una tradizione intellettuale che non diventa mai capace di conquistare un consenso di maggioranza ma rimane influente per secoli. Idel discute anche la forza storica del «malinteso». Questa scuola parte infatti da quello che per lo studioso israeliano è un malinteso. Ritiene che il legame fra gli Ebrei e Saturno sia un dato «scientifico» ormai dimostrato e con cui gli Ebrei devono convivere. Mentre non è improbabile che i primi astrologi ellenistici e arabi che hanno proposto questo legame avessero distorto i loro stessi dati con fini antisemiti.

Comunque sia, questi autori prendono per buono il legame fra Saturno, il sabato e gli Ebrei e ne discutono le conseguenze. Per alcuni queste sono negative - inclinazione alla stregoneria, alla malinconia e persino al suicidio - ma si tratta di una sfida e di una prova cui il Signore sottopone il suo popolo eletto perché ne esca temprato e più forte. Per altri, insieme alle inclinazioni negative, Saturno porta con sé una predisposizione al misticismo, alla genialità e alla creatività letteraria e artistica, e sono questi elementi che gli Ebrei sono stati piuttosto capaci di valorizzare. E il Messia avrà uno speciale legame con Saturno.

Qui s'inserisce un lungo capitolo dello studio di Idel dedicato a Sabbatai Zevi (1626-1676), forse il più noto fra i personaggi che nella storia moderna degli Ebrei si sono proclamati messia, la cui avventura ambigua e scandalosa si concluse con una clamorosa - ma forse fittizia - conversione all'islam. Idel mostra come la «vocazione» del celebre avventuriero sia nata anche dalla sua convinzione che il suo nome Sabbatai, che indica insieme in ebraico il giorno di sabato e Saturno, ne indicasse un destino messianico. Il fatto che l'argomento sia apparso persuasivo ai suoi seguaci indica secondo Idel la persistente influenza della «élite secondaria» in pieno Seicento.

Il capitolo è anche occasione per Idel per saldare alcuni conti accademici a proposito delle rivalità fra due scuole di storici, quasi tutti ebrei, del XX secolo, che facevano capo rispettivamente all'Istituto Warburg di Londra e alla cattedra del maestro di Idel, Gershom Scholem (1897-1982), all'Università Ebraica di Gerusalemme. Mentre i primi pubblicarono alcuni studi esemplari su Saturno e l'astrologia rinascimentale e barocca, e Scholem su Sabbatai Zevi, le rivalità fecero sì che gli studiosi di Saturno ignorassero Sabbati Zevi e gli specialisti di quest'ultimo trascurassero il ruolo del tema di Saturno nella nascita e nel successo del suo movimento.

Il libro di Idel non e un semplice «tour de force». Mostra come temi in effetti «secondari», disprezzati dalle linee principali della storiografia, come quelli magici e astrologici non possano in realtà mai essere ignorati quando si studia la storia dell'Europa, e anche di un popolo come quello ebraico, i cui libri sacri pure tanto spesso mettono in guardia contro la magia.