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RIVELAZIONI EUROPEE

Sarkozy "sacrificò" Berlusconi. Ecco come funziona l'Ue

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Il libro di memorie di Nicolas Sarkozy, ex presidente francese, rivela come fu lui, assieme ad Angela Merkel, a provocare la caduta del governo Berlusconi nel 2011. E lo fece anche per motivi personali. È così che funziona l'Unione Europea, fuor di retorica. 

Editoriali 23_08_2023
Nicolas Sarkozy e Angela Merkel nel 2011

Basta attendere un decennio e si scopre che alcune delle più screditate teorie del complotto erano realtà. Una di queste riguarda le dimissioni del governo Berlusconi nel novembre 2011, a cui seguì Mario Monti e un decennio di governi “tecnici” o di coalizione, quasi tutti a trazione Pd. Il libro di memorie di Nicolas Sarkozy, allora presidente francese, ha appena rivelato che fu, almeno in parte, sotto la forte spinta di Francia e Germania che cadde il governo italiano.

Era il segreto di Pulcinella. Ora è arrivata un’ulteriore conferma. Le spiegazioni alternative sulla caduta del governo Berlusconi, d’altronde, non erano molto convincenti. Era ancora molto popolare, con un tasso di approvazione da record e soprattutto era sostenuto dalla maggioranza parlamentare (anche al netto della scissione di Fini). Chi ha vissuto con angoscia quei giorni autunnali di dodici anni fa ricorda soprattutto il panico finanziario, la paura che una crisi economica generale (come quella in corso in Grecia) fosse alle porte, il titolo a caratteri cubitali del solitamente pacato Sole 24 Ore: “Fate presto!”. Ebbene, adesso abbiamo la quasi definitiva conferma che quella tempesta nei mercati, di cui si ricorda soprattutto l’impennata dello spread, fu la conseguenza e non la causa di una manovra politica, francese e tedesca.

Stando alle anticipazioni del libro di Sarkozy, pubblicate sul Corriere della Sera, leggiamo che, già nella primavera del 2011, “Le nostre relazioni avevano iniziato a peggiorare. Berlusconi stava diventando la caricatura di se stesso. L’imprenditore brillante, l’uomo politico dall’energia indomabile, non era più che un lontano ricordo. Il triste episodio del Bunga-Bunga aveva annunciato una fine poco gloriosa…”. Alla sfiducia personale, si aggiunse la paura che l’Italia potesse fare la fine della Grecia: “a questo punto – scrive Sarkozy - si trattava di salvare la terza economia dell’eurozona: l’Italia”. Quindi, procedette con la pressione, al G20 di Cannes del 3 novembre 2011: “Angela Merkel e io decidemmo di convocare Berlusconi per convincerlo a prendere ulteriori misure per provare a calmare la tempesta in atto”. Tuttavia, il premier italiano diede la risposta sbagliata: “Cominciò a spiegare che non avevamo capito che non c’erano rischi sui mercati internazionali, perché il debito pubblico italiano era nelle mani degli italiani. Voleva creare altro debito da mettere sulle spalle solo dei suoi compatrioti. Tutto ciò era abbastanza delirante”.

Il discorso di Sarkozy e della Merkel era personale. Non ne facevano neppure mistero: “Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui! Angela e io eravamo convinti che era diventato il premio per il rischio che il Paese doveva pagare ai sottoscrittori dei titoli del Tesoro. Pensavamo sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico... L’ora era grave. Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu (all’epoca premier greco) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami... I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario”. (corsivo nostro)

Il debito pubblico italiano, da allora in avanti, è aumentato. Non è mai diminuito: in rapporto al Pil era del 119,7% nel 2011, del 126,5% nel 2012 (governo Monti), del 132,5% nel 2013 (governo Letta), del 134,8% nel 2016 (alla fine del governo Renzi), ancora allo stesso livello nel 2019 (fine del primo governo Conte) e nel 2022 ha raggiunto la proporzione record del 144,4% del Pil, nonostante Draghi. Però nessuno ha mai sollecitato di “fare presto” a tutta pagina. Sempre che il problema sia realmente il debito.

Le memorie di Sarkozy sono importanti per capire certe dinamiche dell’Unione Europea. Prima di tutto appare ancora come un condominio di Stati, nel quale quelli più potenti possono permettersi di “sacrificare” (parola di Sarkozy) i governi non graditi. In secondo luogo, è evidente l’ingerenza negli affari interni di un Paese, dietro il pretesto che un errore in Italia possa provocare conseguenze in tutta la comunità. Questo modo di agire può essere esteso a tutti i campi, non solo alla finanza. Rischia il governo che non si adegua alle linee guida sulla sanità, col pretesto del contagio. Rischia il governo che pecca sulle politiche climatiche, col pretesto che il clima riguarda tutti.

Nessuno nega che Berlusconi abbia commesso errori e la politica, sua e di Tremonti, allora, non era sicuramente esente da contestazioni. Ma una comunità di Stati europei che reagisce puntando alla rimozione di un governo per impedirgli di sbagliare è una degenerazione dell’idea stessa di Europa unita. È una politica deresponsabilizzante, in cui si rinnega il principio del “chi sbaglia paga”. Il governo amico sa di avere sempre un salvagente europeo, il nemico sa invece che non può sgarrare neanche una volta. Dove l’unica cosa che conta è far parte del club giusto: ieri si doveva essere graditi a Sarkozy e alla Merkel, oggi a Macron.