Sardine finanziate dalla onlus che vive in parrocchia
6000 sardine di pezza prodotte dalla onlus Vicini d’Istanti. Richiedenti asilo arruolati per finanziare il movimento di Santori. Già raccolti 48mila euro. Tutto normale? Non proprio: l'associazione è ospitata in un'ex scuola di proprietà della parrocchia di San Mamolo. Parroco e responsabile si rifiutano di rispondere sull'affitto. Per don Carlo Bondioli è normale che la parrocchia offra i locali per sostenere il movimento anti Lega.
Le Sardine finanziate dalla onlus che vive in parrocchia. Succede a Bologna e dove sennò? Quando stasera il movimento di Santori tornerà a Bologna dove tutto è nato un mese e mezzo fa, si vedranno sventolare migliaia di sardine di pezza. Si tratta di una creazione partorita da un laboratorio di sartoria chiamato Vicini d’Istanti. E’ un’associazione di promozione sociale che si occupa di inserimento sociale e lavorativo di richiedenti asilo, nello specifico nel campo della sartoria.
Ebbene. L’associazione, nata nel 2017, è ospitata nei locali della parrocchia di San Mamolo, in centro a Bologna. Precisamente nell’ex scuola Bastelli.
E’ qui che un mese fa è stato partorito il progetto 6000 sardine, nato primariamente per finanziare le attività del movimento più ricercato d’Italia, di Sinistra e filo Pd, ormai non è più un mistero, e apertamente nemico della Lega, tanto per inquadrare.
Leggiamo dal sito: Il progetto nasce sull’onda del fenomeno di piazza conosciuto come “6000 sardine”. I promotori dell’iniziativa hanno pensato di valorizzare progetti sociali che da tempo procedono in una direzione inclusiva e accogliente, dando loro voce e sostegno.
In pratica: per tenere occupati i richiedenti asilo si è pensato di farli lavorare per le Sardine.
«Il primo progetto “6000 sardine” è la vendita a 8 euro di una sardina, fatta a mano con materiale di recupero WAX e non, acquistabile online o nella sede dell’associazione».
Ma la cosa non poteva essere del tutto pro Sardine, sennò qualcuno si sarebbe insospettito. Così, ecco che i promotori hanno pensato di metterci anche quella spolveratina di buonismo ecclesiale, tanto per non scontentare i padroni di casa. «Acquistando una sardina – si continua a leggere -, si compiono allo stesso tempo tre azioni importanti».
Vediamole:
«Aiutare il gruppo 6000 sardine ad autofinanziarsi per coordinare al meglio le sardine sparse per l’Italia;
Sostenere il progetto della Caritas diocesana dedicato ai rifugiati “Sportello legale protezioni internazionali e fondo garanzia affitti”;
Contribuire al progetto della sartoria Vicini d’Istanti e di altre sartorie sociali.
I fondi raccolti con le prime “6000 sardine” saranno destinati in parti uguali a queste tre realtà».
Insomma: l’associazione finanzia le Sardine facendo lavorare i richiedenti asilo, ma non si sa bene se lo faccia per scopo di lucro o per amore. Anche tenuto conto che non si capisce se la presenza in parrocchia sia onerosa o no.
Al telefono ci risponde Maddalena Papini, che dice di essere molto indaffarata per l’evento di domani (oggi ndr.) nel quale dovranno consegnare le 6000 sardine. «Per la verità ne abbiamo vendute al momento 4000 – ci spiega – ma entro domani riusciremo a vendere anche le rimanenti».
Chiediamo se l’associazione paghi un regolare affitto alla parrocchia. «Preferisco non parlare di questo». Perché?, aggiungiamo. «Deve domandarlo al parroco». Al telefono, il parroco don Carlo Bondioli è lapidario: «Sono impegnato».
Insomma. E’ molto probabile che un contratto d’affitto vero e proprio non ci sia, sennò, perché nasconderlo a precisa domanda? E’ evidente che l’immagine di una Chiesa che presta un locale per svolgere attività di finanziamento di un movimento politico non farebbe piacere a molti fedeli. Soprattutto tenuto conto che si tratta di un movimento che si sta lentamente trasformando in partito, anche a giudicare dai prossimi appuntamenti nazionali per i quali i finanziamenti raccolti dal laboratorio bolognese evidentemente fanno molto comodo.
A proposito, chiediamo quanto è stato raccolto. «Al momento circa 32mila euro, ma dovremmo arrivare alla cifra di 48mila». Quanti di questi soldi andranno alle Sardine. Almeno un terzo, come dichiarato.
Insistiamo col parroco, che dopo un po’, scocciato per essere stato disturbato insistentemente, ci risponde. «Perché volete saperlo?», è l’esordio. Ma la chiacchierata non procede per il meglio. Chiediamo se l’associazione paghi un affitto, se svolga un’attività di lucro o se invece sia solo ospitata. «La vostra domanda cela un pregiudizio», dice. Facciamo notare che essere ospitati in una parrocchia per finanziare le Sardine potrebbe non fare piacere ad alcuni parrocchiani. «E allora?». Don Carlo sembra risoluto. Spieghiamo che Santori & co ormai sono a capo di un movimento politico quasi partito e che finanziarlo dovrebbe presupporre chiarezza da parte della parrocchia e da parte delle realtà che vengono accolte in parrocchia.
E qui il sacerdote ci sposta la prospettiva: «Ma non sono le Sardine che vengono finanziate. E’ il contrario. Sono le Sardine che finanziano Vicini d’Istanti».
Ribattiamo che il progetto 6000 sardine nasce appositamente per finanziare il movimento di Santori, poi una parte di soldi viene trattenuta dall’associazione. «Diciamo che è un aiuto reciproco», ammette non prima di liquidarci invitandoci a occuparci di altro perché questa – a suo dire – non sarebbe una notizia. E forse è questa la notizia.
Lezioni di giornalismo per il parroco: ammettiamo una situazione simile a parti invertite, col PD al posto della Lega. Scommettiamo che la cosa farebbe strappare i capelli a vescovi e parroci fin giù all'ultimo dei chierichetti? Persino don Carlo la riconoscerebbe come notizia.
Insistiamo per un’ultima volta se l’associazione paghi o no un affitto. «Sono libero di non dirvelo o no?», chiude don Carlo.
Com’è che si dice in bolognese fare la sardina in barile?