Sardine, è già tempo di crisi
Sta facendo discutere l’incontro tra i fondatori bolognesi delle Sardine e Benetton, su cui Santori cerca di minimizzare. Eppure, rimane l’imbarazzo per un movimento che si propone come spontaneo. Ogongo (ala romana), oltre a tentare invano una scissione, ha parlato di censura all’interno del gruppo. Che ora, archiviata l’Emilia Romagna, pare snobbato dalle forze che sostengono l’esecutivo.
È durata lo spazio di un’elezione la luna di miele tra le Sardine e gli elettori. La diffusa e generalizzata percezione di verginità che quel movimento era riuscito a trasmettere ai suoi esordi in Emilia Romagna sembra già svanita nel nulla.
L’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra i fondatori bolognesi Mattia Santori, Giulia Trappoloni, Andrea Garreffa e Roberto Morotti, oltre a un nutrito gruppo di sostenitori, con Oliviero Toscani e Luciano Benetton, sta facendo molto discutere e ha attirato critiche da più parti, avversarie e non. Presso il centro “Fabrica”, spazio fondato dal fotografo e dall’imprenditore Benetton, le Sardine hanno incontrato alcuni studenti per parlare di comunicazione e social, considerando, in particolare, il contributo dato dal movimento al centrosinistra per la vittoria alle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna. Per documentare l’evento, le Sardine hanno pubblicato foto di gruppo e una nota: «L’idea alla base dell’incontro era di farci conoscere e confrontare con gli studenti di “Fabrica”. È stato davvero uno scambio culturale e artistico molto ricco, rimarremo in contatto e ci siamo detti che ci rivedremo nel futuro, magari può nascere qualcosa».
Pare che a organizzare l’incontro sia stato Toscani e, a detta delle Sardine, Benetton era presente solo in qualità di fondatore. Ma l’imbarazzo era inevitabile. In questi giorni, infatti, dentro il governo si litiga su tutto, ma tra i temi più controversi c’è proprio quello della revoca delle licenze ad Autostrade Spa, propugnata con forza dal Movimento 5 Stelle e osteggiata da Partito Democratico e Italia Viva. Aspre critiche ai fondatori sono arrivate via social da altre Sardine che si sono chieste se sia stata una buona idea mostrarsi al fianco di Benetton. All’attacco del movimento è andata anche la leader di Fratelli D’Italia, Giorgia Meloni: «Finisce nel ridicolo la favola del movimento popolare, spontaneo e alternativo ai poteri forti».
Molti sostenitori delle Sardine hanno parlato di passo falso. Le discussioni all’interno del movimento sono accese ed è arrivata addirittura una scissione, che poi sembra rientrata, con il gruppo romano. Il portavoce romano Stephen Ogongo ha infatti annunciato di voler completamente staccare il gruppo della Capitale da quello dei fondatori bolognesi e ha tuonato contro l’iniziativa: «L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile. Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai quattro fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando».
Questa posizione è però stata smentita a stretto giro da altri componenti delle Sardine romane che hanno scritto sui social: «Le Sardine di Roma si dissociano completamente da quanto scritto da Ogongo, che ha agito in solitaria ed esprime unicamente il suo pensiero».
La situazione si dovrebbe chiarire in occasione della riunione nazionale del 14 e 15 marzo a Scampia, Napoli. Ma nel frattempo le contraddizioni di un movimento nato contro i populisti, e tuttavia privo di un programma politico e di vere e costruttive proposte per risolvere i problemi del Paese, stanno emergendo nitidamente. Lo stesso Ogongo ha apertamente parlato di censura: «L’aspetto più grave di questa vicenda è l’aver assistito a diversi tentativi di limitare la discussione all’interno dei nostri gruppi Facebook, addirittura censurando alcune parole e cancellando diversi commenti e post critici. E non è la prima volta che accade, perché nelle ultime settimane abbiamo assistito a un controllo dall’alto delle comunicazione».
Le critiche alle Sardine arrivano da varie parti. Stefano Buffagni, viceministro allo Sviluppo economico, dei Cinque Stelle, ha attaccato «le sardine in pellegrinaggio nel mondo dei Benetton», mentre il governatore della Liguria, Giovanni Toti, sulla sua pagina Facebook, ha ironizzato sulle strane alleanze dentro la sinistra: «Sarà divertente il momento in cui il M5S farà l’alleanza con il Pd e le sardine in Liguria. Oltre a tutte le abissali diversità che li caratterizzano, si troveranno davanti anche questa foto delle sorridenti Sardine in posa... con il signor Benetton! Sì sì proprio il capo della famiglia che controlla Autostrade e Atlantia, al centro del dibattito sulla revoca delle concessioni. Finanzierà la loro campagna elettorale annunciata ieri (anche se vanno in treno)? Tranquilli, non sono diventato grillino. Non voglio pensar male solo per una foto...».
Mattia Santori, leader non ufficiale delle Sardine, ha tentato di minimizzare i rapporti con Benetton: «Io non ho nemmeno parlato con l’imprenditore. E a tavola mi avevano riservato un posto vicino a lui ma ho preferito rimanere in mezzo ai ragazzi».
La verità è che le Sardine sono servite alla sinistra per respingere l’assalto dei populisti in Emilia Romagna, ma ora vengono snobbate dai leader delle forze politiche che sostengono l’esecutivo. Lo dimostra il fatto che la lettera inviata dalle Sardine al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per proporgli un dialogo sui temi più spinosi della vita del Paese è rimasta priva di risposta. Il fenomeno delle Sardine dimostra ancora una volta che è facile protestare e lamentarsi. Altra cosa, però, è affrontare i problemi e risolverli con esperienza e competenza. Doti che né le Sardine né i Cinque Stelle né tutti gli altri soggetti anti-sistema hanno sin qui dimostrato di possedere.