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Santo Stefano d’Ungheria

Primo re ungherese, fu decisivo per la cristianizzazione del Paese magiaro. In Ungheria la sua festa liturgica ricorre il 20 agosto, che è al tempo stesso festa nazionale, perché si commemorano sia la traslazione delle sue reliquie sia la fondazione dello Stato

Santo del giorno 16_08_2024 English Español

Il Calendario Romano Generale ricorda oggi, un giorno dopo la sua nascita al cielo, santo Stefano d’Ungheria (c. 975-1038), primo re ungherese e decisivo per la cristianizzazione del Paese magiaro. In Ungheria, comunque, la sua festa liturgica ricorre il 20 agosto, che è al tempo stesso festa nazionale, perché si commemorano sia la traslazione delle sue reliquie sia la fondazione dello Stato.

Figlio del capotribù Géza, alla nascita aveva ricevuto il nome pagano di Vajk, cambiato poi in Stefano all’atto del Battesimo, avvenuto tra l’infanzia e la prima giovinezza. Diversamente dal padre, che si fece battezzare ma pare che non visse una reale conversione (le fonti affermano che mescolò il culto pagano a quello cristiano), Stefano sviluppò una fervida devozione. Intorno ai vent’anni sposò Gisella di Baviera, sorella di sant’Enrico II e dichiarata beata, che contribuì con il marito alla diffusione del cristianesimo.

Dopo la vittoria sugli altri nobili magiari, fu elevato al rango di re il 20 agosto 1000, una data che - come detto - rappresenta uno spartiacque nella storia della nazione ungherese. In quello stesso anno papa Silvestro II gli fece avere attraverso Astarico (primo abate all’Abbazia di Pannonhalma e poi nominato vescovo) una corona d’oro insieme a una croce apostolica e una lettera di benedizione, riconoscendolo come re cristiano: l’incoronazione di Stefano avvenne il 25 dicembre 1000 (o l’1 gennaio seguente). Nei successivi sei anni il sovrano riuscì a unificare praticamente tutte le tribù ungheresi.

Favorì l’attecchimento del cristianesimo con diverse leggi e si avvalse dell’aiuto dei monaci cluniacensi per l’evangelizzazione del Paese, mantenendosi in contatto con sant’Odilone di Cluny. Tra gli atti più rilevanti, vi furono l’organizzazione dell’Ungheria in dieci diocesi, l’erezione di diversi monasteri e l’ordine di costruire una chiesa ogni dieci villaggi. Avendo a cuore i pellegrinaggi in Terrasanta e la sicurezza dei fedeli, fece costruire a Gerusalemme un alloggio per i cristiani ungheresi. Si rivelò un re giusto sul fronte interno e accorto in politica estera. La moglie Gisella gli diede tre figli ma solo Emerico, anche lui un pio cristiano, arrivò all’età adulta. Dopo anni di regno, Stefano pensava di abdicare in favore di quest’ultimo e dedicarsi a una più intensa contemplazione di Dio, ma nel 1031 Emerico venne ferito mortalmente da un cinghiale durante una battuta di caccia.

Così meditò il padre nell’elogio funebre del figlio: «Per un imperscrutabile disegno divino la morte lo ha preso, così che la malvagità non possa corromperne l’anima e che ingannevoli pensieri non possano deviarne la mente, come il Libro della Sapienza insegna per le morti premature». Stefano rese l’anima a Dio sette anni più tardi, nel giorno dell’Assunta. Secondo una tradizione, sul letto di morte il santo affidò il regno e la nazione alla Vergine Maria. Nel 1083 venne canonizzato da Gregorio VII insieme a Emerico.

Patrono di: Ungheria, morti premature, muratori, scalpellini