Santo Stefano a Bologna e le sue tre chiese
Il complesso delle chiese di Santo Stefano si affaccia sull’omonima piazza a Bologna. Da qui lo sguardo abbraccia la facciata di tre chiese: il Crocefisso, il Sepolcro, San Vitale e Agricola. La dedicazione a Santo Stefano è probabilmente legata al ritrovamento delle sue reliquie nel 415 d. C. a Gerusalemme.
Ha dignità di basilica minore il complesso delle chiese di Santo Stefano che si affaccia sull’omonima piazza a Bologna. E se non fu proprio San Petronio, come la tradizione vuole, a gettarne le fondamenta su un preesistente tempio dedicato a Iside, dea della maternità e fertilità, è comunque certo che le origini della basilica sono molto antiche. Anzi, le basiliche, che non sono più sette, come sempre si è ritenuto, per i continui e numerosi rifacimenti susseguitisi nei secoli, hanno però saputo mantenere un’omogeneità stilistica tra i diversi edifici. Per questo si può parlare di Santo Stefano come il monumento romanico più significativo della città romagnola.
Dalla piazza lo sguardo abbraccia la facciata di tre chiese: il Crocefisso, il Sepolcro, San Vitale e Agricola. Quella del Crocefisso è di origine longobarda, risale all’VIII secolo e ha corpo ad una sola navata confluente in una scalinata che conduce al presbiterio sopraelevato. Qui il Crocefisso del 1300 da ragione del nome del tempio. Sulle pareti nel XV secolo vennero, invece, affrescati episodi della vita del Protomartire. Divisa in cinque navate è la cripta sottostante. Una delle tante e tutte diverse colonne si dice che misuri quanto l’altezza del Cristo, circa 170 cm. Recentemente sono stati ritrovati lacerti di affreschi con immagini del martirio dei SS. Vitale e Agricola le cui reliquie sono conservate in due urne poste sotto l’altare.
San Sepolcro si raggiunge attraverso un piccolo passaggio. Pesantemente danneggiata durante le incursioni ungare del X secolo, venne ricostruita dai Benedettini in quello successivo. L’edificio, che ha sempre rappresentato il Sepolcro di Gerusalemme cui rimanda la pianta centrale ottagonale, sormontata da cupola dodecagonale, era particolarmente frequentato dalle donne bolognesi; dalle prostitute, che sull’esempio di Maria Maddalena vi andavano a pregare la mattina dopo Pasqua, come dalle donne incinte. Degli affreschi duecenteschi che ornavano le pareti resta solo, nel vicino Museo, un lacerto di Strage degli Innocenti. La fonte d’acqua ancora presente, nella simbologia della Passione di Cristo cui si ispira tutto il complesso bolognese, rappresenta il fiume Giordano.
Uscendo, si attraversa il cortile di Pilato delimitato da portici romanici. Al centro si trova il catino di Pilato, una vasca di pietra calcarea di fattura longobarda e sotto gli archi del portico un gallo che ricorda il rinnegamento di Pietro. La chiesa del Martyrium rimase incompiuta fin dall’inizio per mancanza di fondi e venne profondamente rimaneggiata e ricostruita più volte nel tempo. Ora si presenta in stile neoromanico, a cinque navate e abside rivolta ad est. In una cappella si può ammirare quello che è considerato il Presepio con statue a tutto tondo più antico del mondo. Si tratta di un’ Adorazione dei Magi, con personaggi a grandezza naturale intagliati in legno di olmo e tiglio.
San Vitale e Sant’Agricola ha facciata a salienti, abside triconca e impianto basilicale privo di transetto.E’, di tutte, la chiesa più antica. La dedicazione a Santo Stefano è probabilmente legata al ritrovamento delle sue reliquie nel 415 d. C. a Gerusalemme. Il suo culto si diffuse rapidamente e direttamente proporzionale fu la costruzione di edifici cristiani a lui intitolati. Quello di Bologna incluso.