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FAMIGLIA

Santi genitori, santi figli. Ecco dove trovarli

Dio ha molta fantasia e la sua grazia apre inedite opportunità a ogni condizione, infiltrandosi a permeare tutti i meandri dell’umano. In situazioni incerte e ferite vediamo rinascere forme inedite di famiglia patriarcale, aperta a nuovi gesti di solidarietà e comprensione.

Famiglia 20_10_2015
La santità cresce in famiglia

Quali promesse facciamo ai bambini? Se l'è domandato papa Francesco all’ultima udienza del mercoledì, e subito, questa domenica, ha canonizzato insieme due genitori di una figlia santa, dicendo di loro: «I santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin hanno vissuto il servizio cristiano nella famiglia, costruendo giorno per giorno un ambiente pieno di fede e di amore; e in questo clima sono germogliate le vocazioni delle figlie, tra cui santa Teresa di Gesù Bambino».

Un ambiente familiare così oggi ce lo sogniamo. La vita è distratta, i genitori lavorano ambedue – nel migliore dei casi - , i figli fanno la spola tra lezioni scolastiche del mattino e tempo pieno che invade il pomeriggio, tra il pranzo dalla nonna e la lezione di danza, il catechismo, il nuoto, la casa dell’amico e tutta una serie inafferrabile di attività. Poiché i genitori non sono a casa, cercano che i figli abbiamo il pomeriggio occupato, affinché non si perdano in pigrizie o distrazioni via Tv o internet. Le varie occupazioni – trasbordate da un luogo all’altro dai nonni e assai più raramente da un’amica o da una “collaboratrice familiare”– sono la scialuppa di salvataggio di una barca che veleggia in tutt’altra direzione. Alla sera tutte le imbarcazioni arrivano al porto familiare e ci si ritrova insieme – se mamma o papà non hanno il turno della palestra o uno dei due non torna a casa a ora impossibile per il turno di lavoro. E si parla di famiglie normali fatte di papà e mamma e protette dal circondario parentale. Tutt’intorno volteggiano i coriandoli delle famiglie divise e/o contese, con i figli sistemati una domenica di qua e una di là, papà mamma a turno.

Allora, tutto un disastro? Vince la dispersione, la dissipazione, e i bambini non hanno più un terreno dove fiorire in età e grazia? I bambini sono imprevedibili; a loro è data una potenza straordinaria di succhiare il latte e di imparare insegnamenti, atteggiamenti, forme di vita. Sono agili come saltimbanchi e maneggiano i birilli come giocolieri. Sanno destreggiarsi con straordinaria capacità di sorridere e di amare, e di farsi amare. Hanno un cuore che pesca in profondità ed emerge in superficie ad abbeverarsi di ogni goccia d’acqua e di ogni frammento di affetto. Il cuore che Dio ha tessuto per loro nel grembo della madre è pieno di misericordia e di accoglienza e sanno valorizzare tutto. A parte – occorre ben dirlo - casi particolari di bambini che non rimediano le ferite e non sanno sorridere. Alla fin fine, sembra che a soffrire di più siano i genitori, mai rassegnati a dispersioni e allontanamenti, di cui appaiono piuttosto vittime. E certo il loro istinto di possesso viene purificato e si addestrano ad amare con una misura più abbondante di distacco.

A sua volta, Dio ha molta fantasia e la sua grazia apre inedite opportunità a ogni condizione, infiltrandosi a permeare tutti i meandri dell’umano. In situazioni incerte e ferite vediamo rinascere forme inedite di famiglia patriarcale, aperta a nuovi gesti di solidarietà e comprensione. La pioggia della grazia si sparge attraverso mille occasioni. Provvidenziali quelle lanciate dalla parrocchia o incrociate in varie forme di comunità cristiana: la semplice messa della domenica, il pic nic occasionale, gli incontri periodici per accompagnare il cammino catechistico dei figli, l’amicizia con la catechista, l’apertura con altre famiglie, uno scambio di battute con il sacerdote. Frammenti di grazia da mettere nel carrello dei Santi: Santi genitori, Santi figli, che vigilano sulle famiglie in cammino, desiderose che si compia la promessa di vita.