Sant'Etelberto
La vita dell’inglese sant'Etelberto (c. 560-616), re del Kent e cresciuto da pagano, ebbe una prima importante svolta quando prese in sposa santa Berta, figlia del re merovingio Cariberto e profondamente cristiana.
La vita dell’inglese sant'Etelberto (c. 560-616), re del Kent e cresciuto da pagano, ebbe una prima importante svolta quando prese in sposa santa Berta, figlia del re merovingio Cariberto e profondamente cristiana. La donna, come scrive san Beda il Venerabile (c.673-735) nella sua Storia ecclesiastica del popolo inglese, fu data in sposa a Etelberto con la condizione che potesse continuare a professare la sua fede in Cristo. A tal fine, Berta arrivò in Gran Bretagna con il vescovo Liudardo, indicato pure come cappellano della corte merovingia, e certamente le sue virtù favorirono la graduale conversione del marito, che regnò sul Kent dal 589 circa fino alla morte. Va ricordato che all’epoca, in conseguenza dell’invasione dei Sassoni tra il V e il VI secolo, il paganesimo era predominante in quelle terre, che perciò avevano bisogno di un rinnovato e vigoroso annuncio del Vangelo, già proclamato nei secoli precedenti.
Fu in tale contesto che Etelberto decise di incontrare il missionario italiano sant’Agostino di Canterbury (534-604), che nel 597 arrivò nel Kent alla guida di una quarantina di monaci benedettini, tutti inviati da papa Gregorio Magno. Il primo incontro, riferisce sempre san Beda, avvenne alcuni giorni dopo l’arrivo dei missionari, con cui Etelberto ebbe cura di parlare all’aria aperta, anziché in qualche casa, “secondo un’antica superstizione, nel caso essi praticassero qualche arte magica”. Agostino e i suoi monaci si presentarono con una croce d’argento “e l’immagine del Nostro Signore e Salvatore dipinta su una tavoletta; e intonando litanie, offrirono le loro preghiere al Signore per la salvezza eterna di sé stessi e di coloro ai quali erano stati mandati”.
Etelberto consentì ai missionari cristiani di predicare e, secondo la tradizione, si convertì e ricevette il Battesimo entro lo stesso anno di quel primo incontro. Agostino poté fondare un monastero poco fuori le mura di Canterbury (l’odierna Abbazia di Sant’Agostino, la cui funzione religiosa venne meno nel 1538 per la dissoluzione dei monasteri imposta da re Enrico VIII), dove si iniziò pure la costruzione di una chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo. Durante il regno di Etelberto, il primo re inglese a convertirsi al cristianesimo e indicato nella Cronaca anglosassone come “bretwalda” (termine che si riferiva a un sovrano governante su più regni anglosassoni), sorsero varie altre chiese e migliaia di persone abbracciarono la fede.
Nel 604, in risposta all’appello di Agostino, arrivarono come missionari anche san Giusto e san Mellito, che divennero rispettivamente primo vescovo di Rochester e primo vescovo di Londra. In quest’ultima città Etelberto fece costruire una chiesa dedicata a san Paolo, sul sito dove oggi sorge l’omonima cattedrale anglicana. Il re, al quale si deve anche il primo codice legislativo anglosassone, morì il 24 febbraio 616, dopo aver dato un notevole contributo alla cristianizzazione delle terre britanniche. Fu sepolto accanto alla moglie Berta, salita al cielo prima di lui, nella cappella di san Martino all’interno della chiesa dei santi Pietro e Paolo a Canterbury, consacrata nel 613.