Sant’Egidio abate
È invocato per molteplici necessità, tra cui una buona confessione. Il suo nome venne incluso tra i 14 «Santi ausiliatori» e del gruppo è l’unico a non essere martire
È invocato per molteplici necessità, tra cui una buona confessione. Sant’Egidio (c. 640 - c. 720) fu un eremita e abate. Secondo la Vita sancti Aegidii (databile al X secolo) era nato ad Atene e si era trasferito in Francia, dove ci si riferisce a lui soprattutto con il nome di saint Gilles. Si stabilì nella parte meridionale del Paese transalpino, passando le sue giornate nella preghiera e nella contemplazione di Dio in rifugi non lontani dai corsi del Rodano e del Gardon.
La tradizione agiografica, che andò arricchendosi dopo la sua prima Vita, narra che il santo aveva come sua unica compagnia una cerva che gli dava nutrimento con il suo latte. Un giorno il re dei Visigoti, Wamba (†688), andò a caccia nella foresta dove viveva Egidio e scoccò una freccia in direzione della cerva che stava per rifugiarsi nella grotta abitata dal santo. Il dardo finì per colpire proprio Egidio, che rimase ferito a una gamba. Appena il re si accorse del fatto, si scusò profondamente con il buon eremita e gli offrì quella terra per costruirvi un monastero.
Egidio declinò una prima volta l’offerta anche perché desiderava vivere in solitudine. Ma con il tempo la sua fama di santità attrasse una moltitudine di persone a fargli visita e alla fine, intorno al 674, Wamba fece edificare un monastero. Il santo ne divenne il primo abate. Attorno all’edificio religioso sorse una cittadina, oggi conosciuta come Saint-Gilles-du-Gard, dove si può ammirare la splendida chiesa abbaziale a lui dedicata, sorta sulla cripta con la sua tomba in stile merovingio. Nel Basso Medioevo il sepolcro di Egidio divenne meta di grandi pellegrinaggi perché vi sostavano sia i fedeli diretti a Roma sia quelli che percorrevano le vie del Cammino di Santiago.
La tradizione riferisce pure che durante il suo periodo da abate venne supplicato da Carlo Martello (c. 688-741) affinché pregasse per ottenergli il perdono di un peccato che per la vergogna non aveva mai voluto confessare a nessuno. Il santo pregò intensamente per lui e, mentre celebrava Messa, vide un angelo nell’atto di porre sull’altare una pergamena dov’era stata scritta la grave colpa di Carlo Martello, che andò cancellandosi di pari passo allo svolgersi della celebrazione eucaristica. Morì verosimilmente l’1 settembre del 720 o 721 e il suo culto si diffuse presto in molte regioni d’Europa, come attestano i tanti borghi, chiese e monasteri a lui intitolati. Il suo nome venne incluso tra i 14 «Santi ausiliatori» e del gruppo è l’unico a non essere martire.
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