Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
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Sant'Atanasio: il Salterio, chiave della vita spirituale

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1650 anni fa nasceva al Cielo il grande Padre e Dottore della Chiesa alessandrino che difese la divinità del Figlio contro le eresie di Ario. Nella sua Lettera a Marcellino una sorta di "manuale" per la comprensione e il canto dei 150 Salmi, in modo da piacere a Dio e da recare beneficio ai fedeli che ascoltano.

Ecclesia 02_05_2023

Oggi celebriamo il 1650° anniversario della beata morte, avvenuta il 2 maggio 373, del vescovo della resistenza cattolica all’eresia ariana, che allora minacciava la fede in Cristo: santAtanasio di Alessandria.

Questo grande Padre della Chiesa era nato circa 75 anni prima ad Alessandria, capitale dell’Egitto. Partecipa al primo Concilio ecumenico, quello di Nicea, nel 325, come diacono e segretario del suo vescovo, a cui succederà il 7 giugno 328 per volontà del popolo. Qui difende, contro le eresie del prete alessandrino Ario († 336), la consustanzialità del Logos, del Figlio che è «della stessa sostanza» del Padre, è Dio da Dio, è la sua sostanza. Per questo motivo ebbe una vita piena di guai e solo dopo diciassette anni potè rientrare nella sua metropoli egiziana. Questo grande santo è autore di una fortunatissima Vita di Sant’Antonio, di parecchie Apologie, di tre orazioni contro gli ariani, dei trattati De incarnatione Verbi e De decretis Nicænis, dell’Historia Arianorum ad monachos e di numerose lettere.

Tra queste ultime troviamo la stupenda Lettera a Marcellino sull'interpretazione dei Salmi (qui nell’originale greco), un vero e proprio «manuale» per l’uso del libro dei centocinquanta Salmi dell'Antico Testamento o Salterio davidico. In essa il campione della fede professata a Nicea insegna con grande saggezza l’attitudine necessaria al canto dei salmi, in modo da piacere a Dio e da recare beneficio ai fedeli che ascoltano.

Riproponiamo in sintesi il messaggio della Lettera del Patriarca di Alessandria, nella traduzione di Lisa Cremaschi (Edizioni Qiqajon 1995). «Ciascun libro [della Bibbia] […] presenta ed espone un proprio insegnamento particolare. […] Il libro dei salmi invece è come un giardino; tutto ciò che viene annunciato negli altri libri lo trasforma in canto, e offre un proprio insegnamento  in forma di salmo» (§ 2). Qualche esempio: «il messaggio proprio del Genesi è cantato» nei salmi 19 e 24; nei salmi 78, 114, e 105-106 «sono cantati gli eventi del libro dell’Esodo, dei Numeri, e del Deuteronomio»; «quanto al sacerdozio e alla tenda» (§ 3) c’è il Salmo 29; «nel salmo 107 si fanno conoscere le vicissitudini di Giosuè, figlio di Nun, e dei giudici»; «e in un certo senso si cantano anche le vicende del re nel salmo 20»; «quanto concerne Esdra viene cantato» nei salmi 126 e 122 (§ 4); «quasi ogni salmo fa riferimento ai profeti» (§ 5); «e il Salterio non ha ignorato che colui che viene è Cristo, anzi proprio di questo si parla» nei salmi 45 e 87 (§ 6); della sua umanità nei salmi 2 e 22 (§ 7); «il libro dei salmi predice anche la sua ascensione corporea nei cieli» nei salmi 24, 47, 110 (§ 8), e così via.

Tuttavia, «il libro dei salmi possiede anche una sua propria grazia meritevole di particolare attenzione; […] che riporta impressi e scritti in esso i moti di ciascuna anima e il modo con il quale essa cambia e si corregge affinché chi è inesperto, se vuole, possa trovare e vedere come un’immagine di tutto questo nel Salterio e plasmare se stesso come là è scritto. Negli altri libri si ascolta soltanto ciò che prescrive la legge […]» l’annuncio della «venuta del Salvatore», ecc., «ma nel libro dei salmi […] chi ascolta capisce e impara a conoscere anche i moti della propria anima». II Salterio ci insegna «in che modo ci si debba pentire», perseverare, sperare, rendere grazie; «dai salmi veniamo a sapere anche che cosa devono dire» quelli che fuggono, sono perseguitati, liberati, come lodare e benedire il Signore  (§ 10). «Nel leggere gli altri libri» il lettore o l’ascoltatore «si sente estraneo rispetto» ai «santi»; nei Salmi invece è lui il personaggio (§ 11).

Tutto ciò «è il dono a noi fatto dal Salvatore» che è «divenuto uomo per noi». «Prima della sua venuta tra di noi, l’ha fatto risuonare attraverso i cantori dei salmi» (§ 13). «Tutta la divina Scrittura è maestra di virtù e di vera fede, ma il libro dei salmi offre anche l’immagine della condotta dell’anima». I salmi si distinguono in vari generi: «vi sono dei salmi di genere storico, altri di genere esortativo, altri di genere profetico, altri ancora hanno forma di supplica o di confessione di lode» (§ 14). Nei paragrafi 15-26 della Lettera troviamo «i sentimenti e gli stati interiori della propria anima» (§ 15).

Il santo Dottore della Chiesa, poi, non tralascia «il motivo per il quale tali parole vengono cantate con melodie e con il canto». Non è «per la soavità e la dolcezza dei suoni» (§ 27). Innanzitutto lo esige l’onore stesso di Dio. In secondo luogo il canto esprime l’armonia dell’anima. «Come conosciamo e manifestiamo i pensieri dell’anima con le nostre parole, così il Signore volendo che la melodia delle parole fosse simbolo dell’armonia spirituale dell’anima, stabilì che le odi fossero accompagnate da una melodia e che i salmi venissero cantati. […] Così si placa quello che vi è» nell’anima «di turbolento, di aspro e disordinato» (§ 28). Senza dubbio, aggiunge Atanasio, bisogna cantare i salmi con sapienza, compiacere Dio e recare beneficio agli ascoltatori, come fece «il beato David» quando suonò per Saul (§ 29).

Il santo vescovo alessandrino richiama la nostra attenzione sulla fedeltà al testo: «non si avvolgano i salmi di seducenti parole umane, né si ceda alla tentazione di modificare o variare in alcun modo le parole dei salmi, ma si legga e si reciti in tutta semplicità ciò che sta scritto, come si è detto, perché anche quegli uomini che ci hanno fatto dono dei salmi, riconoscendo le loro parole preghino con noi, o piuttosto perché anche lo Spirito, che ha parlato nei santi, vedendo risuonare le parole da lui ispirate, venga in nostro aiuto. Quanto più la vita dei santi è migliore di quella degli altri, tanto più anche le loro parole sono migliori e più efficaci di quelle che potremmo proferire noi» (§ 31).

Lo Spirito, che parla per bocca del Salmista, viene in aiuto di chi, come Marcellino, farà «risuonare le parole da lui ispirate» (§ 31) e gradualmente condurrà colui che prega «dalla dissonanza all’accordo» (§ 29) e lo cambierà: «l’uomo divenuto come un salterio, docile al plettro dello Spirito, è sottomesso in tutte le sue membra e i suoi movimenti per servire la volontà di Dio» (§ 28).

Con queste premesse non sorprende quanto riportato da Èrmia Sozòmeno († 420), storico ecclesiastico greco, circa l’imponente effetto del popolo, acclamante in chiesa il ritornello del Salmo 118 (Eterna è la sua misericordia), prodotto negli scagnozzi di Ario: colpiti dall’euritmia del canto, dalla viva passione e dal sentimento con cui i fedeli cantavano, non ebbero il coraggio di arrestare il vescovo Atanasio (J.P. MIGNE, Patrologia Græca, Vol. 67, col. 1048).