Sant’Antonio Maria Zaccaria e i suoi preziosi Sermoni
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Ricorre oggi la memoria liturgica di sant’Antonio Maria Zaccaria, fondatore dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti). Scopriamo i suoi Sermoni, dove la finezza di linguaggio si unisce alla profondità teologica. Con esempi molto concreti.
Profilo di nobile aspetto quello di sant’Antonio Maria Zaccaria, del quale oggi ricorre la memoria liturgica. E non poteva essere altrimenti visto che nacque da nobile e ricca famiglia: la sua nascita nel 1502, a Cremona, città dal carattere intellettuale e culturale. Soprattutto nel Cinquecento. Dopo i primi studi nella sua città, Antonio Maria, a 16 anni, iniziò gli studi di filosofia a Pavia dove maturò la decisione di dedicarsi alla medicina. Nel 1520 si iscrisse all’università di Padova, altro importante polo culturale dell’epoca. In soli quattro anni conseguì la laurea in medicina. Tornato a Cremona, però, cominciò a capire che i corpi degli ammalati oltre alle cure mediche avevano bisogno di quelle dell’anima. Fu questo l’inizio del discernimento per Antonio Maria Zaccaria – aiutato, a quanto sembra, da un paio di domenicani, fra Battista da Crema e fra Marcello – che sfocerà poi nella decisione di abbandonare “il camice” per divenire sacerdote. Il 20 febbraio 1529 la data della sua ordinazione.
Ripercorrere, seppur brevemente, questo suo percorso di studi è necessario per comprendere appieno la finezza di linguaggio sposata alla profondità teologica che è possibile riscontrare nei suoi Sermoni. Dietro a ogni parola da lui pronunciata si comprende bene quanto sant’Antonio Maria Zaccaria, il fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo (meglio noti col nome di Barnabiti), oltre ad essere «una delle figure cardine della riforma cattolica del Cinquecento, impegnato nel rinnovamento della vita cristiana in un’epoca di profonda crisi nel campo della fede e dei costumi» – così si esprimeva l’allora cardinale Joseph Ratzinger nella prefazione al libro di Angelo Montonati dal titolo Fuoco nella città. Sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539) –, rimanga un grande teologo (tutto da scoprire) e predicatore della Parola di Dio.
Vi è una preziosa testimonianza di questa sua arte oratoria. Padre Battista Soresina, uno dei primi compagni barnabiti che visse con il santo il periodo della fondazione dell’allora nuova congregazione religiosa, scriveva: «Nelle conferenze spirituali era mirabile, di maniera che non solo scaldava tutti nell’amor di Dio e nel desiderio della perfezione, ma ancora parlando in generale dava tali ricordi appropriati, che restava ciascuno in particolare convinto e confuso de’ proprii difetti. (...) Nel far l’essortationi spirituali haveva grandissimo talento (...). Era devotissimo e gran imitatore dell’Apostolo S. Paolo. (...) I suoi discorsi erano fondati e tessuti con dottrina e detti dell’istesso Apostolo». Da questo amore per l’Apostolo delle genti si comprende bene la cura nel rendere le parole dei Sermoni veri e propri “dardi infuocati” da far giungere dritti al cuore dell’uditorio.
Ma cerchiamo di entrare meglio in questi Sermoni, cercando anche di meditare e comprendere al meglio le sue parole. La versione che proponiamo è quella contenuta nel volume critico – a cura dei padri Giuseppe M. Cagni e Franco M. Ghilardotti – dal titolo I Sermoni di S. Antonio M. Zaccaria (Edizioni di Storia e Letteratura, 1959). Non si può non cominciare questo breve viaggio se non con una meditazione del santo sul primo comandamento di Dio: «Il primo comandamento, dunque, è questo: Io sono il Signore Dio tuo, che ti ha condotto fuori dalla terra dell’Egitto, dalla casa della schiavitù. Non avrai dèi alieni nel mio cospetto. Non farai sculptili né similitudini ovvero immagini di cosa alcuna che si trovi nei cieli né in terra né nelle acque. Io sono il Signore Dio tuo forte, zelante, che visito le iniquità dei padri nei figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione, e fo misericordia fino a mille e nei secoli dei secoli con quelli che mi amano». Da questa base, sant’Antonio Maria Zaccaria parte: dalla consapevolezza che c’è un solo Dio. Colpiscono gli aggettivi che il santo attribuisce al Signore: forte e zelante. Sono appellativi che riescono bene, con tutta la loro forza semantica, a donarci l’immagine di Dio.
Scorrendo le pagine dei Sermoni, di seguito troviamo: «Qual è il primo nemico di Dio? È la superbia, e il demonio fu quello che in principio apostatò da Dio, e nessun’altra cosa è il principio del separarsi da Dio che la superbia (...). Sicché ogni volta che fai qualche opera pertinente alla superbia, tu tieni nel cospetto di Dio gli dèi alieni. Guarda se hai superbia nei vestiti, nel fare buona e delicata e superba tavola secondo il tuo essere, nel fornimento di casa, nel tuo parlare (come essere clamoso, lodarti, rimproverare gli altri e in mille altri modi), nel [dare il] tuo parere e nel giudicare i fatti altrui». Questa volta, al centro del discorso di sant’Antonio Maria Zaccaria vi è il peccato della superbia. In questo caso è da sottolineare come la trattazione di tale peccato non sia astratta, ma concreta, tangibile: il santo ripercorre abitudini umane, vizi nei quali l’umanità molte volte cade. Sono esempi di vita concreta, di tutti i giorni, quelli che elenca il santo barnabita.
E ancora: «L’uomo abbia sempre l’intenzione sua [diretta] a Dio, e non brami altro che Dio, e non si ricordi di altro che del medesimo Dio, anzi che ogni sua incepta la incominci [dopo avere] invocato il nome del suo Signore e a lui la raddrizzi; e brevemente ha raccolto ogni suo intendere, volere, memorare, sentire, operare nella Bontà divina, e insieme il cuore e la carne esultano nel Dio vivo; e Cristo vive nell’uomo, e non più esso uomo; e l’anima sua è governata dallo Spirito di Dio come il corpo dall’anima; e il suo spirito gli rende testimonio che sono figliuoli di Dio; e sono un esemplare vivo di Cristo, tanto che dicono con l’Apostolo: Siate imitatori di noi, come noi di Cristo, quasi dicessero: “Volete un esempio vivo di Cristo? Guardate in noi”». Parole per il nostro presente.