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VISTO E MANGIATO

Santa Maria della strada, il ristoro offerto dalla Madonna

Un luogo che offre riparo e sosta lungo il cammino, protezione tangibile per il viandante e metafora del  soccorso che la Vergine può dare lungo la strada della vita.

Visto e mangiato 28_05_2011
Santuario Santa Maria della Strada

 

Un nome semplice e immediato, che ci conduce con franchezza verso un luogo che non vuole essere altro che riparo e sosta lungo il cammino, protezione tangibile per il viandante e metafora del  soccorso che la Vergine può dare lungo la strada della vita.

Per raggiunge questa località in provincia di Campobasso si percorre la strada tra Cortile e Centocelle, e sulla collina nella campagna di Matrice appare la magnifica chiesa del 1100, a giusto titolo inscritta nell’elenco dei monumenti nazionali.

Il primo documento che parla di Santa Maria della Strada risale al 1148, quando è consacrata dall’arcivescovo Pietro di Benevento; la fondazione deve essere di poco più antica e il committente probabilmente Roberto Valerio, feudatario di Matrice all’inizio del XII secolo.

La zona presso cui viene eretta la chiesa ha un’antica tradizione di frequentazione, vi sono infatti i resti di una villa rustica di età romana trasformata in casale alle dipendenze del vicino monastero, prima basiliano e poi benedettino, di Badia.

Chiesa e monastero conoscono tuttavia la decadenza a partire dal 1465, quando un rovinoso terremoto devasta il luogo che viene ben presto abbandonato. Bisognerà attendere il 1703 perché l’arcivescovo Orsini di Benevento ordini il recupero della chiesa e la sua riconsacrazione.  

L’architettura della chiesa è semplice e pura, la pianta è a croce greca e conta tre navate sostenute da 12 colonne, a simboleggiare i Dodici Apostoli. Alla destra della facciata a capanna spezzata si erge isolato il campanile e poche, semplici decorazioni danno origine ad un tempio di purissimo stile romanico. Il materiale da costruzione è la pietra, blocchi squadrati di calcare nei quali è possibile notare la presenza di numerose inclusioni fossili.

Il disegno iconografico è ricco di significato: sempre sulla facciata, sopra il rosone, è posta una scultura raffigurante un’aquila che porta tra gli artigli tre teste umane, simboleggia il Cristo che porta verso il cielo le anime. Alla destra e alla sinistra del rosone compaiono due mezze figure di buoi con le zampe penzolanti, sono la forza e la pazienza. Anche le lunette dei portali laterali sono scolpite, ma la simbologia delle scene di caccia e battaglia non è ancora chiarita. Il timpano sopra il portale centrale presenta interessanti rilievi ancora di difficile interpretazione, a parte Giona che viene ingoiato e poi espulso dal mostro marino, tutto però sembra poter richiamare il mistero della morte e della resurrezione.

Passando all’interno si può ammirare un pregiato sarcofago in travertino della famiglia D’Aquino, realizzato nel XV secolo, ma la cosa più suggestiva è l’atmosfera di pace e armonia data dalla nuda pietra, dalla semplice architettura, e soprattutto dalla contemplazione delle statua lignea della Madonna con Bambino posta in fondo alla navata centrale, forse portata qui dai monaci basiliani a protezione dei pellegrini e dei viandanti.

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Per gli acquisti golosi:
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Per mangiare:
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