Santa Greta e Beato Gino Strada: i nuovi martiri Cei
I Santi vanno in soffitta: per la Quaresima la Cei diffonde una via crucis dedicata ai martiri della Chiesa. I testimoni sono tutto fuorché santi e cristiani, ma attivisti e Nobel uniti dalle cause immigrazionista, catastro-climatista e dei diritti: da Carola Rackete a Greta Thunberg, da Gino Strada all'attivista Lgbt Marielle Da Silva.
“Santa Greta Thunberg, prega per noi”; “Beato Gino Strada, ora pro nobis”; “…e per intercessione del martire Mimmo Lucano, andate in pace…”. Per la CEI sono questi i testimoni del nostro tempo, ma se anche non sono battezzati non è un problema, anzi, è quasi meglio. L’importante è che abbiano speso la vita per gli altri. Gli altri, cioè tutti tranne Cristo.
E di esempi, l’ufficio che redige sussidi pastorali chiamato Missio, ne ha individuati 15. Tanti quante sono le stazioni della via Crucis, che è stata proposta alle diocesi e alle parrocchie italiane per la Quaresima 2022.
15 testimoni scelti da - nientepopodimeno che - la Consulta Nazionale Missio Giovani, uno degli inutili organismi pastorali della Cei che si occupa di redigere sussidi e “sostenere e promuovere la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana”. Missio ha prodotto un sussidio chiamato Voce dei Martiri, Eco del Verbo, dedicato ai missionari martiri. Ma di cristiani che muoiono per dare la vita a Gesù non c’è traccia. Però, ci sono loro: attivisti, premi Nobel, giornalisti e politici di poche, ma selezionate cause, i quali, come filo conduttore non sembrano avere nulla che li accomuni, ad eccezione del fatto, a parte due, forse tre, di non essere nemmeno cristiani.
La cosa ha fatto indignare i fedeli di una delle poche parrocchie che per la Quaresima ’22 ha deciso di utilizzare lo schema della via Crucis di Missio, quella della Chiesa Madre di Castellammare del Golfo, diocesi di Trapani. Alcuni parrocchiani si sono indispettiti per i “contenuti antropocentrici e politicizzati” dei testi e dei testimoni scelti.
Vediamo, dunque. Alla prima stazione la condanna a morte di Gesù viene rappresentata da Marielle Franco Da Silva, definita “un’attivista brasiliana”. Di Marielle, che è stata uccisa per la “causa della giustizia in Brasile”, si scopre pure che era un’attivista Lgbt, che viveva con una “compagna” di lotta, pur non disdegnando di presentarsi come bisessuale.
Seconda stazione: i Nobel per la Pace Maria Ressa e Dmitry Muratov, giornalisti premiati per le loro denunce e che qui, poco ci manca, sono additati come santi patroni dei giornalisti. Terza stazione, Andrea Caschetto, chiamato “Ambasciatore del sorriso”. Con la quarta stazione è il turno di Lorenza Fornasir e Gian Andrea Franchi. È poi il minuto di celebrità di Alessia Bonari, l’infermiera di Grosseto divenuta celebre durante la pandemia perché ha mostrato i segni della mascherina sul volto. Dalla foto al palco di Sanremo il passo è stato velocissimo e dall’Ariston agli altari, ancora più rapido: la quinta stazione, quella del Cireneo, è la sua.
Per trovare una suora cattolica bisogna aspettare la sesta stazione: è suor Gabriella Bottani, “missionaria comboniana impegnata nella lotta contro la tratta degli esseri umani” mentre la seconda caduta è affidata a Nasrin Sotoudeh, avvocatessa per i diritti umani in Iran attualmente in prigione per il suo impegno.
La speronatrice di motovedette della Finanza Carola Rackete (in foto) è all’ottava stazione in compagnia delle pie donne. Molto pia non deve essere, ma il sussidio la chiama comunque “attivista della solidarietà”. Eccoci arrivati alla terza caduta di Gesù con Mimmo Lucano che viene lodato per l’“audacia nell’accoglienza”. Il tribunale di Locri che l’ha condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di reclusione non parlerebbe proprio di audacia, dato che nelle motivazioni della sentenza parla di un “illegale approvvigionamento di risorse pubbliche per garantirsi una tranquillità economica”.
È invece una vera e propria apostola della “Cura della casa comune” Greta Thunberg, che viene così equiparata a una “Madonna” che desidera un futuro più sostenibile. Il “calvario” prosegue con Malala Yousafzai, anch’essa Premio Nobel alla voce “diritti”, che compare alla dodicesima stazione subito dopo il sacerdote cattolico Alejandro Solalinde. Chiudono la via crucis Nicolò Govoni, l’artista Afghana Samsia Hassani e appunto, in resurrexione Domini, Gino Strada (in foto).
Che cosa hanno in comune questi personaggi? Che nessuno di loro è martire della Chiesa e nemmeno fulgido esempio di fede. Ad essere preso ad esempio, qui, è il loro impegno civile, solidaristico, per cause se vogliamo lodevoli, ma comunque mondane come le migrazioni clandestine e il clima.
I nuovi testimoni che i vescovi vogliono proporre ai giovani non sono più i santi, sono gli attivisti. O i premi Nobel, protagonisti mondani di battaglie sempre di altri, mai nate dentro la Chiesa. Alcuni di loro fanno azioni meritorie e lodevoli (della Rackete non potremmo dire nemmeno quello), ma in quanti lo fanno perché animati da una fede e quanti invece da ideali generici di solidarietà? Se ad essere d’esempio è solo l’attivismo senza caratterizzazioni di fede, quale è il valore aggiunto dato dalla fede cattolica per il bene della società? Perché, ad esempio, visto che si parla di diritti, non c’è nessuno che si occupi di aborto e di diritti dei nascituri? In Spagna hanno appena messo fuorilegge le preghiere davanti agli abortifici, non sono forse questi dei martiri delle fede più adeguati di quelli scelti?
C’è poi un altro aspetto che deve fare riflettere: la Chiesa oggi non è più capace di attrarre con fascino e ideali forti. Tra i 15 “testimoni” scelti, soltanto due sono religiosi cattolici e nessuno si muove esplicitamente per una chiamata missionaria o evangelica. Alcuni, addirittura, sono stati uccisi o stanno subendo torture in carcere, ma mai per la causa di Gesù. Ebbene, non avrebbe forse trovato meritoriamente posto un’Asia Bibi, che di persecuzione religiosa se ne intende, tra di loro? Invece, sembra proprio che il messaggio che si vuole lanciare sia: non importa che tu sia cristiano o no, l’importante è che tu faccia del bene.
È il programma, però, di una Chiesa insipida, che ha perso il sapore e che non ha più nulla da dire al mondo mentre va pescare i suoi testimoni al traino delle mode e delle tendenze del momento che di volta in volta il Nobel o le cronache forniscono. Una Chiesa che non è più convinta che il sangue dei martiri sia seme di nuovi cristiani e che sembra essersi vergognata così tanto di Gesù da additare ad esempio anche chi di Gesù nella sua vita fa comodamente a meno.