Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico

Santa Gertrude la Grande

Precorritrice del culto al Sacro Cuore di Gesù, santa Gertrude o Geltrude (1256-1302), detta la Grande, fu una mistica che trascorse quasi tutta la vita in quell’eccezionale centro di spiritualità e cultura che fu il monastero di Helfta, «dove sono nati alcuni dei capolavori della letteratura religiosa femminile latino-tedesca» (Benedetto XVI)

Santo del giorno 16_11_2018

Precorritrice del culto al Sacro Cuore di Gesù, santa Gertrude o Geltrude (1256-1302), detta la Grande, fu una mistica che trascorse quasi tutta la vita in quell’eccezionale centro di spiritualità e cultura che fu il monastero di Helfta, «dove sono nati alcuni dei capolavori della letteratura religiosa femminile latino-tedesca» (Benedetto XVI). Già a quattro anni Gertrude entrò nella scuola del monastero, in cui apprese le discipline del trivio e del quadrivio, mostrando un’intelligenza vivissima e una passione particolare per la letteratura e la musica. Sua maestra fu santa Matilde di Hackeborn e come consorella ebbe anche santa Matilde di Magdeburgo, altre due mistiche tedesche, a dimostrazione dello straordinario clima di santità che si respirava all’epoca nel monastero di Helfta, dove si seguiva la regola benedettina con importanti influssi cistercensi.

Durante l’Avvento del 1280 ci fu la svolta nel suo cammino spirituale, fino allora ostacolato dall’attrazione per il mondo e da «un tale accecamento di mente […] che sarei stata capace di pensare, dire o fare senza alcun rimorso tutto ciò che mi fosse piaciuto e dovunque avessi potuto, se Tu non mi avessi prevenuta», scrisse in seguito ringraziando il Signore. Provò disgusto per la vanità della sua giovinezza e il 27 gennaio 1281 ebbe la prima visione di Gesù Cristo, che gli apparve «più lucente di tutta la luce, più profondo di ogni segreto, cominciò dolcemente a placare quei turbamenti che aveva acceso nel mio cuore». Abbandonò gli studi profani e si dedicò totalmente al sacro, approfondendo la conoscenza della Bibbia e dei Padri della Chiesa, intensificando la preghiera, i digiuni e le veglie notturne.

Al suo radicale cambiamento seguirono una serie di esperienze mistiche, accompagnate da malattie che le forgiarono lo spirito. Un giorno, durante la festa di san Giovanni Evangelista, si vide mentre appoggiava la testa sul fianco di Cristo e ne sentì battere il Sacro Cuore. Chiese allora all’apostolo se durante l’Ultima Cena avesse sentito quei battiti e perché non ne avesse parlato nel Vangelo: Giovanni le rispose che questa rivelazione era riservata alle generazioni future per far riscoprire al mondo, divenuto freddo, il fuoco dell’amore di Gesù. Tra gli altri doni di cui Dio la arricchì ci furono le stimmate e una protezione speciale della Madonna, doni di cui Gertrude si sentiva indegna: «Ho così poco approfittato delle tue grazie che non posso risolvermi a credere che mi siano state elargite per me sola, non potendo la tua divina Sapienza venir frustrata da alcuno».

Condivise queste grazie attraverso scritti come L’Araldo del divino Amore (o Rivelazioni), gli Esercizi spirituali e diverse orazioni, che nei secoli successivi divennero familiari a santi come Filippo Neri, Francesco di Sales e Teresa d’Avila. Il valore della sofferenza offerta a Dio, la preparazione alla morte e la pietà per le anime del Purgatorio sono alcuni dei temi ricorrenti nell’opera della santa. Poco prima di morire fu confortata da Gesù dopo una tentazione del diavolo, che l’aveva turbata dicendole che con i suoi sacrifici per le altre anime aveva trascurato la sua. «Figlia mia, perché ti turbi? Devi sapere - le disse il Signore - che la tua carità verso gli altri mi è stata molto cara e io ora per questo ti libero da tutte le sofferenze a cui eri destinata. Poiché ho promesso una grande ricompensa a coloro che si offrono per la salvezza dei loro fratelli e sorelle, io centuplicherò la tua gioia nel cielo».

Per saperne di più:

Catechesi di Benedetto XVI su santa Gertrude (udienza generale del 6 ottobre 2010)