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Santa Gemma Galgani, la bellezza sublime della verginità

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Il martirologio ricorda la mistica lucchese come "vergine", nel corpo ma soprattutto nel cuore: una dimensione che ne racchiude i tratti salienti della personalità e della spiritualità, così come il suo nome: Gemma, che evoca la purezza, la semplicità e la sublimità della sua vita. 

Ecclesia 11_04_2023

«A Lucca, santa Gemma Galgani, vergine, che, insigne nella contemplazione della Passione del Signore e nella paziente sopportazione dei dolori, a venticinque anni nel Sabato Santo concluse la sua angelica esistenza», così il Martirologio Romano descrive la vita di santa Gemma Galgani della quale oggi ricorre la memoria liturgica.

Colpisce e fa riflettere l'attributo presente subito dopo il suo nome – che non è solo un aggettivo bensì qualcosa di più profondo e complesso –, cioè: vergine. Un termine in cui è possibile ritrovare diversi caratteri fondamentali della personalità della santa: una verginità, sì, del corpo ma anche del cuore, dello spirito.

Gemma, il nome dice molto se non tutto: il famoso minerale – la gemma, appunto – ha come sua principale caratteristica quella della purezza. Così è santa Gemma Galgani. Basterebbe leggere il suo Diario o la sua Autobiografia per comprenderlo subito: il contenuto di queste pagine sembra fuoriuscire dall’animo di una bambina, sia per innocenza sia per i tratti stilistici che è possibile rilevare in queste righe che oscillano tra il misticismo e una santa quotidianità fatta di piccole cose che Gemma racconta, descrive.

I suoi dialoghi con Cristo non hanno nulla del complesso mondo teologico, nulla del difficile da comprendere: sono sublimi nella loro spontaneità e semplicità di cuore, di un cuore vergine e puro. Le righe  che seguono – ma se ne potrebbero annoverare tante altre – tratte dal suo Diario sono una prova evidente di tutto ciò: «Gesù poi mi dimandò diverse cose; io pure gli dissi che non mi mandasse a confessare dal padre Vallini , ché non ci vado volentieri; Gesù allora si fece serio e un po’ arrabbiato mi disse che, subito che ne avessi bisogno, ci andassi. Glielo promisi e ci vado volentieri».

Fin qui, il lato “fanciullesco” – inteso come purezza del cuore – della personalità di Gemma Galgani. Ma l’aspetto più importante della verginità della santa è da trovarsi  nel suo desiderio di preservarsi tale per poter essere tutta e in tutto Sposa del Signore, per essere in perfetta unione con Lui. San Paolo di Tarso, nella Prima lettera ai Corinzi lo spiega bene: «La donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito» (1 Cor 7,34).

La decisione di rimanere nella verginità passa per una data ben precisa, non certamente casuale: a vent’anni, la sera dell’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, Gemma fa voto di verginità. Anni prima, però, aveva già avuto modo di fare altro voto: quello di castità. È Gemma stessa che descrive questo momento nella sua Autobiografia:

Nel giorno di Natale di quell'anno 1896 mi fu permesso andare alla Messa e fare la S. Comunione. Avevo in quel tempo quasi 15 anni, e già da tanto tempo avevo pregato il Confessore se mi avesse fatto fare il voto di Verginità (glielo chiedevo da tanti anni, ma non sapevo che cosa fosse; però alla mia idea mi sembrava il regalo più bello che potesse esser caro a Gesù). Non mi fu possibile ottenerlo, ma in cambio di quello di Verginità mi fece fare quello di Castità, e la notte di Natale feci il primo voto a Gesù. Mi ricordo che Gesù lo gradì tanto, che da se stesso, dopo la Comunione, mi disse che a questo voto ci unissi l'offerta di me stessa, dei miei sentimenti, e la rassegnazione al volere suo. Lo feci con tanta gioia, che passai la notte e il giorno di poi in Paradiso.

È un passaggio autobiografico importante per poter comprendere che già da piccola la santa aveva il desiderio di essere tutta del Signore. Ma, nel Disegno di Dio, bisognava aspettare quella data così mariana per compiere l’altro voto, il più “definitivo”: l’8 dicembre, il giorno dedicato alla Creatura più sublime, dedicato alla Vergine delle vergini, Maria.

Che la giovane fosse stata educata, fin dai primi suoi anni di vita, a una particolare devozione alla Madonna è risaputo, ma – nel suo cammino spirituale – la Vergine Maria diventerà non solo oggetto di venerazione ma un vero e proprio modello di fede per lei. Una devozione, la sua, che si compirà attraverso tridui e novene per le feste più importanti che vedono celebrare Maria, la Madre di Cristo; l’attenzione che dedica ai mesi mariani per eccellenza, maggio e ottobre: tutto ciò contribuisce a far nascere nel cuore della giovane quella particolare cura nel pregare la Madonna.

Ma, poi, avviene qualcosa di più radicale e profondo; qualcosa che tocca il cuore nelle sue stanze più segrete: Maria – «la Mamma mia», «la cara Mamma», «la  Mamma buona», tutte espressioni di santa Gemma – diviene il modello della sua vita. La verginità di Gemma l’avvicinerà al suo modello soprattutto nell’umiltà: sulla giovane ragazza si è posato lo sguardo di Dio per la sua profonda umiltà. Proprio a tale riguardo è necessario ricordare – come scrive padre Luigi Gambero – che «una delle virtù per la quale l'accostamento con la verginità si impone con maggiore evidenza, è l'umiltà. Nella Madre del Signore questa virtù, che è stata sempre riconosciuta come fondamentale per la vita cristiana, veniva messa in particolare risalto e qualificata come la custode più sicura della verginità stessa» (Maria «la Vergine» e la verginità consacrata, ieri e oggi in La Vergine Maria e la vita consacrata, Centro di Cultura Mariana, Roma 1995).

E, lei, santa Gemma Galgani, come Maria, ha compreso – nella sua umiltà – di essere null'altro che l'umile serva di Dio: nelle lettere, nei suoi scritti, più volte quando parla di sé stessa, Gemma evidenzia la sua condizione di «misera creatura». E sarà proprio in questa “miseria” che «l’opera infinita della misericordia» di Dio si compirà. È il Magnificat vissuto da Gemma.

San Cipriano, rivolgendosi alle vergini scriveva: «Finché perseverate caste e vergini, siete eguali agli angeli di Dio». E san Tommaso d'Aquino: «Alla verginità si attribuisce la bellezza più sublime». Guardando le fotografie che ritraggono santa Gemma Galgani sembra proprio che nei suoi occhi, nei suoi tratti somatici, ci sia questa “tipologia di bellezza”: «sublime» perché oltrepassa gli anni; «sublime» perché mai stata oggetto di corruzione alcuna, soprattutto del peccato, proprio perché per Gemma si tratta di vergine bellezza.