Santa Francesca Cabrini e i migranti: un'emergenza da sanare
L’esempio di madre Cabrini ci fa riflettere sul dramma dell’immigrazione percependolo come una emergenza da sanare, non una politica sociale da incoraggiare.
Penso sia lecito dire che uno dei temi più ricorrenti di questo Pontificato riguarda la pastorale dei migranti. Si badi bene, la cura di coloro che per necessità devono migrare fa parte del nostro dovere come cristiani, come agli stati nazionali è dovuto di regolare i flussi migratori a seconda delle possibilità di accoglienza, per non ingenerare dei fenomeni di instabilità sociale. Quindi è giusto essere a favore dei migranti, è sbagliato innalzare l’immigrazione a sistema indiscriminato.
Parliamo di questo ricordando la festa liturgica di santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917) che cade il 22 dicembre. Questa umile maestrina lombarda raccolse attorno a sè un nucleo di consorelle che formeranno le suore missionarie del Sacro Cuore, mettendole sotto la protezione del grande missionario san Francesco Saverio. Con esse andò negli Stati Uniti, prestando servizio alla comunità italiana che si andava ingrandendo grazie alla massiccia immigrazione. Alcuni possno fare un confronto fra la corrente immigrazione e quella degli Italiani in America di inizio secolo passato, ma non è esattamente la stessa cosa, perché l’America era paese giovane che aveva bisogno di forze fresche per il suo sviluppo, l’Europa non è nella stessa situazione.
Comunque Santa Francesca Saverio Cabrini, desiderava andare missionaria in Cina, forse proprio seguendo l’esempio di san Francesco Saverio. Ma come lui non ci arrivò mai, anzi fu convinta da Leone XIII che la sua Cina sarebbe stata l’America, dove fra tante difficoltà profuse la sua opera evangelizzatrice. Pio XII, in un discorso il 9 luglio 1946, pochi giorni dopo averla canonizzata, diceva: “Fra le Sante dell'età nostra Francesca Saverio Cabrini grandeggiò non solo per instancabile operosità e beneficenza verso tutti i poveri e gli infelici, ma ancora per tutte quelle virtù che fanno di una Superiora religiosa l'esemplare della sua Congregazione e delle regole da lei dettate per le sue figlie.
Maestra come suddita nell'insegnare e nel praticare l'obbedienza, riserbando a sé, quand'era Superiora e comandava alle altre, umilissimi uffici e servigi, amò sommamente la povertà, quella povertà di spirito, a cui Dio suole dare per giunta i beni di questa terra, necessari alla vita per i suoi bisogni di opere e di bene. La fede, operante per mezzo dell'amore (Gal 5, 6), nella speranza dell'eterno premio in una vita oltremondana, sempre animò, guidò e sostenne lo spirito di lei nella grandiosa sua attività di Missionaria del Cuore di Gesù, finché questo medesimo Cuore non le concesse di riposare eternamente nelle fiamme del suo divino amore”. L’esempio di madre Cabrini ci faccia riflettere sul dramma dell’immigrazione percependolo come una emergenza da sanare, non una politica sociale da incoraggiare.