Santa Barbara e il torrone
A fronte delle scarse notizie biografiche, quella di Santa Barbara è una delle ricorrenze più sentite, soprattutto in Sicilia, che le dedica un vero e proprio fiore all’occhiello della gastronomia: il torrone.
- IL TORRONE DI SANTA BARBARA
Santa Barbara, originaria di Nicomedia, in Bitinia (l'attuale İzmit in Turchia), è festeggiata durante diversi giorni, in date differenti: 3, 4, 5 e 11 dicembre, il 27 maggio e il 27 luglio. La festa è molto sentita in Sicilia, soprattutto a Paternò, in provincia di Catania. Il 4 dicembre si commemora la data del martirio della santa, il 27 maggio il patrocinio di Santa Barbara, quando si ricorda il miracolo della fermata dell'eruzione dell'Etna del 1780, mentre il 27 luglio è la festa della traslazione delle reliquie che vennero portate a Paternò nel 1660 e nel 1731.
In Sicilia è una delle ricorrenze cattoliche più belle (e che durano più giorni). Durante i festeggiamenti, oltre alle funzioni religiose e alla processione del simulacro della santa accompagnato dai cerei (varette) lungo le vie della città, vengono organizzati gare sportive e spettacoli musicali in piazza Indipendenza. Molto suggestivo l’ingresso del fercolo nella chiesa di Sant'Antonio il 4 dicembre: per l’occasione viene allestito un imponente spettacolo di fuochi d’artificio.
Storicamente si hanno poche certezze sulla biografia di questa santa, perché le agiografie che la riguardano presentano delle differenze. Una cosa è certa: è nata in una famiglia pagana, ma si è convertita al cristianesimo, con grande dispiacere del padre, di nome Dioscuro.
L’agiografia più accreditata sostiene che Barbara sia stata martirizzata proprio per mano del padre, che non accettava la sua conversione e ha tentato di ucciderla. Ma Barbara riesce a sfuggirgli. Mentre cerca un posto sicuro per nascondersi dal padre, viene vista da due pastori, uno dei quali la tradisce rivelando a Dioscuro il suo nascondiglio. Lui riesce a prenderla e pensando di fare bene, la porta davanti al prefetto Marciano (o Martiniano): il ruolo di prefetto coincideva con quello di magistrato. Quest’ultimo la invita ad abiurare, ma lei rifiuta.
Applicando la legge, Marciano la sottopone a crudeli torture, ma accadono sempre miracoli che le prolungano la vita: di notte appare Cristo che le cura le ferite; quando i suoi aguzzini la vogliono ustionare, il fuoco si spegne da solo. Le vengono poi tagliati i seni e la colpiscono in testa con un martello. Più morta che viva viene fatta sfilare nuda per le strade. Alla fine, suo padre la conduce in cima a una montagna e la decapita lui stesso: era l’anno 306. Insieme con lei subisce il martirio un'altra giovane cristiana, Giuliana. Sceso dalla montagna, Dioscuro viene incenerito da un fulmine. Barbara e Giuliana vengono quindi seppellite da un uomo di nome Valentino, e presso la loro tomba cominciano ad avvenire guarigioni miracolose.
Alla fine del Duecento i cavalieri dell’Ordine Teutonico (un antico ordine monastico-militare e ospedaliero sorto in Terra santa nel 1191 all'epoca della terza crociata) introdussero il culto religioso di santa Barbara a Paternò. La devozione popolare fu subito tanta. Quasi tre secoli più tardi, nel 1676 per la precisione, la peste colpì la Sicilia, partendo dall’antico quartiere di Santa Barbara (oggi “Falconieri”). Gli abitanti portarono le sue reliquie nella chiesa di Sant'Antonio abate, trasformata in lazzaretto, e ne invocarono la protezione. La liberazione della città dal morbo fu interpretata come un miracolo della santa.
I cittadini da quel momento acclamarono Santa Barbara patrona principale della città, da qui nasce il desiderio dei paternesi di costruire un nuovo tempio alla Santa Patrona per manifestare il loro affetto e la loro gratitudine: ma non potendo ingrandire la vecchia chiesa, perché sita nel centro abitato, il Pubblico Consiglio acquistò dai Padri Benedettini nel 1583 l'oratorio della Maddalena, che si trovava fuori le mura dell'antica città, e diede così inizio ai lavori di costruzione della nuova chiesa che inglobò il vecchio oratorio.
Il 28 maggio del 1583 il Vescovo di Catania accordò la traslazione del titolo di Santa Barbara dalla vecchia chiesa (che divenne l'attuale chiesa della Madonna dell'Itria) alla nuova chiesa della Patrona. Il 16 Aprile 1669 la chiesa venne elevata parrocchia dal vescovo di Catania mons. Michelangelo Bonadies. Per secoli, i miracoli si susseguirono a Paternò. Tra questi c’è il miracolo dello scampato pericolo del terremoto del 28 dicembre 1908 che rase a suolo la città di Messina e il miracolo dell'arresto della lava verificatosi ben due volte, nel 1780 e nel 1983. Non c’è quindi da meravigliarsi che a Paternò la festa di Santa Barbara sia molto sentita.
I miracoli dei santi hanno sempre qualcosa di misterioso e di inesplicabile: guarigioni improvvise, scampati pericoli, riparazioni spirituali. Sono tutti gesti che Dio fa per ricordarci che Lui ci guarda e ci ama. Lo fa usando vari mezzi, anche l’intercessione di esseri speciali, nati per essere diversi, attraverso i quali il Signore ci da dei messaggi. Come ha fatto con Barbara, ragazza coraggiosa che non ha esitato a perdere la vita per la sua fede. La devozione dei fedeli è una giusta “ricompensa” per il bene che lei ha fatto all’umanità. Oltre a festeggiarla con preghiere, Messe, processioni e spettacoli, a Santa Barbara si rende omaggio anche con il dolce a lei dedicato, un vero e proprio fiore all’occhiello della gastronomia siciliana: il torrone.