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FESTIVAL

Sanremo, il ritorno della sagra di paese

Mancano pochi giorni al Festival della canzone italiana, un'occasione per farsi qualche domanda sui perché
di una manifestazione del genere.

Attualità 07_02_2012
Gianni Morandi

Perché Sanremo è Sanremo? Esatto: togliamo il punto esclamativo all'assertivo slogan, che da parecchi anni ci fa dare per scontate diverse cose. Per esempio, di essere di fronte ad uno show televisivo che per ciò stesso che esiste, è valido e sarà eterno. Ci sarà sempre. Invece uno show televisivo esiste perché qualcuno ci investe delle risorse, in questo caso tante risorse. E finché in qualche modo torneranno, si continuerà a fare.

Scusate l'inizio destruens, ma si è forse persa l'abitudine di farsi qualche domanda, invece di lasciar rotolare impunemente un luogo comune. Ed allora vorrei cercare (e spero di riuscirci) di uscire dalla bagarre mediatica del “Celentano in beneficenza” e del “Lady Gaga si o no?” per provare a porre qualche domanda. Perché Sanremo è Sanremo? Perché anche io, che adoro la musica ma praticamente non guardo più la tv, quando questo appuntamento si avvicina sento l'esigenza di guardarlo? Che cosa ci attira? Che cosa ci spinge a dare fiducia ancora una volta ad uno spettacolo che molti ormai giudicano accanimento terapeutico?


Per cominciare mi viene da pensare che in quest'epoca in cui siamo sempre connessi, multimediali, in comunicazione continua, manca quella dimensione di festa paesana, di posto dove sai di poter andare, non sempre, ma ogni tanto. Insomma qualcosa che ad intervalli regolari torna, e quindi dura. In un certo senso questo bisogno viene soddisfatto, non fosse altro che, come la sagra del Santo Patrono, una volta all'anno c'è un momento fisso, che non muta di molto, che infonde sicurezza. Non a caso la scelta del conduttore (che in fondo è il padrone di casa che ti aspetta) concede qualcosa alla novità solo a spizzichi e bocconi. In genere ci si affida a chi sappia dare un senso di familiarità, di comfort, ed anche di professionalità.


Ma si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco; non sempre, magari dopo che lo si è aspettato tanto tempo, andare una sera al Luna Park fa tornare a casa soddisfatti. Magari non hai vinto al gioco su cui puntavi, magari volevi fare un altro giro sulla giostra. Così, non c'è da stupirsi se nel Luna Park televisivo qualche particolare non si realizza fino in fondo. Non è una novità che gli artisti presenti al Festival debbano rappresentare vari mondi cui appartengono: le majors discografiche (ormai ridotte a tre, a furia di accorpamenti e chiusure), i programmi televisivi di successo (fra tutti Amici e X-factor), i fenomeni del momento. E una spruzzatina consolatoria ai generi poco rappresentati: una cantante jazz, una banda rock. Una foto circolata su Twitter metteva proprio in luce l'appartenenza degli artisti alle iniziali delle tre principali case discografiche (Sony, Universal e Emi).

Un altro dato è che in un mercato da anni asfittico come quello discografico, comunque Sanremo dà un po' d'ossigeno e consente qualche vendita in più. Per dare un po' più di vivacità si sono coinvolti (come accadeva negli anni '60) degli artisti internazionali che cantano insieme agli artisti in gara. Ed anche questo contribuisce a dare l'impressione del vecchio amico che si fa rivedere al paese dopo esserne stato lontano tanto tempo. Me lo immagino già: guarda, Brian May ha ancora i capelli lunghi ma tutti bianchi; come è invecchiato Al Jarreau (per chi lo conosceva, naturalmente); Josè Feliciano canta sullo stesso palco la stessa canzone di 30 anni fa… Quest'anno, per mitigare la sensazione di vedere gli artisti stranieri come pesci fuor d'acqua, fuori dal loro contesto e quasi disorientati, si è deciso di scegliere canzoni italiane tradotte, che gli artisti stranieri hanno già interpretato ed inciso. Chissà, magari sembrerà un pesce fuor d'acqua qualche artista nostrano… Ma anche questo fa parte del gioco, come al Luna Park l'attrazione strana o abnorme, il contorsionista o la donna cannone.

Ci sarebbe anche altro da dire, ma alla fine si tratta sempre di varietà, nel Luna Park dell'annuale sagra paesana o nel carrozzone televisivo a cui si tenta di dare una parvenza di cultura. Talvolta, per la verità, si può anche fare qualche scoperta interessante, o assistere a qualche bella conferma. Staremo a vedere cosa succede, e magari ne riparliamo dopo.