Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe a cura di Ermes Dovico

San Vincenzo martire

Questo grande santo spagnolo affrontò il martirio con una tale fede e fortezza che la sua fama si diffuse in breve in tutta la cristianità antica, tanto che già sant’Agostino (354-430) scriveva: “Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l’impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l’anniversario del martirio di san Vincenzo?”

Santo del giorno 22_01_2022 English Español

Questo grande santo spagnolo affrontò il martirio con una tale fede e fortezza che la sua fama si diffuse in breve in tutta la cristianità antica, tanto che già sant’Agostino (354-430) scriveva: “Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l’impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l’anniversario del martirio di san Vincenzo?”. Oltre che da Agostino, il suo martirio fu onorato nell’antichità da santi come Ambrogio, Leone Magno e Isidoro di Siviglia, mentre emergevano diverse agiografie, con ben tre città a contendersi i suoi natali (Huesca, Saragozza, Valencia): secondo la tradizione più accreditata la sua nascita avvenne a Huesca, che vanta una chiesa costruita sul sito della sua casa natale.

Vincenzo nacque da una famiglia nobile che gli diede un’educazione cristiana e poi lo mandò a studiare a Saragozza, dove il giovane crebbe nelle virtù sotto la guida spirituale del vescovo Valerio, venerato dalla Chiesa come confessore della fede. A 22 anni, il vescovo lo nominò diacono e gli affidò la cura della predicazione, forse per un suo problema nel parlare dovuto alla balbuzie. Svolse fedelmente i doveri affidatigli da Valerio e quando fu il tempo affrontò con lui le persecuzioni sotto Diocleziano, che dal 303 ripresero in modo feroce con una serie di misure dirette al rogo dei libri sacri, alla distruzione delle chiese, al divieto per i cristiani di riunirsi, fino all’immancabile obbligo di onorare falsi dei, di fronte a cui furono molti i cristiani a resistere.

Il prefetto Daciano, chiamato a eseguire gli ordini imperiali in terra spagnola, fece condurre Vincenzo e Valerio a Valencia, dove i due santi arrivarono a piedi tra le angherie dei soldati, venendo imprigionati e lasciati per diversi giorni senza cibo. Quando poi li chiamò al suo cospetto, si meravigliò della loro serenità e di come il loro corpo fosse in ottima salute nonostante il digiuno prolungato. Gli spiegò Vincenzo: “La nostra fede è una sola. Gesù è il vero Dio: noi siamo suoi servi e testimoni. Non temiamo nulla nel nome di Gesù Cristo e vi stancherete prima voi a tormentarci che noi a soffrire. Non credere di piegarci né con la promessa di onori né con la minaccia di morte perché dalla morte che tu ci avrai dato saremo condotti alla vita”. Già infuriato, Daciano ordinò l’esilio per il vescovo e provò con le più varie torture la bontà delle parole di Vincenzo.

Come primo supplizio il santo fu spogliato e afflitto con corde e ruote che gli slogarono le ossa, ma poiché al prefetto parve una pena troppo leggera ordinò di usare degli uncini di ferro per lacerargli le carni. Invitato ad abiurare, Vincenzo replicò: “Ti inganni, uomo crudele, se pensi di affliggermi distruggendo il mio corpo. C’è in me un essere libero e sereno che nessuno può violare. Cerchi di distruggere un vaso di argilla destinato a rompersi, ma invano ti sforzerai di toccare ciò che è dentro, che è soggetto solo a Dio”.

Sempre più fuori di sé, Daciano sottopose Vincenzo al tormento del fuoco sulla graticola, ma nemmeno questo servì a piegare la resistenza del diacono che alla fine fu riportato in catene in prigione, con il pavimento ricoperto di pietre appuntite e cocci di ceramica per aggravare le sue piaghe. Prudenzio, che al martire dedicò un inno nel suo Peristephanon, scrive che a quel punto la cella si illuminò di una luce celeste, le catene si spezzarono, il pavimento si ricoprì di fiori e il santo morì beatamente tra voci di angeli che lo esaltavano per la sua testimonianza.

La nascita al cielo avvenne il 22 gennaio del 304 (o 305). È considerato il primo martire a Valencia, che secondo Lorenzo Riber era allora poco evangelizzata e fortemente pagana, per cui Vincenzo con il suo martirio e la fede in Cristo risorto contribuì grandemente allo sviluppo della nascente Chiesa di quella città, che lo venera come suo patrono.

Patrono di: viticoltori, naviganti, fabbricanti di tegole; Lisbona, Valencia, Vicenza