San Nicola, gli evangelisti e i dipinti della vita di Maria
Nicola arrivò a Tolentino (Macerata) a trent’ anni, nel 1275. Da circa un ventennio gli Agostiniani erano stati riconosciuti come ordine mendicante e nella città marchigiana viveva già una piccola comunità di monaci in una chiesetta dedicata a San Giorgio. Tra i tesori della chiesa, i dipinti sulla vita di Maria.
Nicola arrivò a Tolentino a trent’ anni, nel 1275. Da circa un ventennio gli Agostiniani erano stati riconosciuti dalla chiesa come ordine mendicante e nella città marchigiana viveva già una piccola comunità di monaci che officiava in una chiesetta dedicata a San Giorgio. L’edificio era destinato a ingrandirsi per la fama che presto si diffuse della santità dell’umile religioso e la venerazione che crebbe nei suoi confronti dopo la morte sopravvenuta nel 1305.
Quando, poi, si diede inizio al processo di canonizzazione, nel 1325, i monaci intrapresero un’importante campagna di affreschi nella chiesa in cui era stato sepolto, divenuta cappella, detta Cappellone, della basilica e del convento che furono costruiti sul lato sud. Il ciclo pittorico, uno dei meglio conservati di quell’epoca a noi pervenuti, occupa tutta la superficie dell’ambiente, dall’ampia volta fino alle pareti, ed è fatto risalire a maestranze legate al pittore trecentesco Pietro da Rimini. Gli evangelisti sono accompagnati dal rispettivo simbolo e sono abbinati ai Dottori della Chiesa intenti a scrivere sotto loro dettatura, come a dire che la teologia cristiana ha pure radici evangeliche. Le pareti sono spartite in tre ordini dei quali i due superiori narrano episodi della vita della Vergine.
Il racconto ha inizio nella lunetta dirimpetto all’ingresso. La scena è un’Annunciazione in cui si percepisce lo stupore e lo spavento di una giovane Maria. Un raro dettaglio iconografico è qui rappresentato dal Cristo che affida all’Angelo la notizia da portare a Maria, mentre un Gesù Bambino attende in una nuvoletta il momento dell’Incarnazione. Il registro inferiore narra, invece, al popolo l’agiografia di san Nicola, cominciando dal pellegrinaggio dei genitori alla tomba di san Nicola di Bari cui implorano e da cui ottengono il dono di un figlio. Il cantiere della prima chiesa restò aperto fino al XV secolo ed essa venne definitivamente consacrata solo nel 1465.
La facciata in origine era a capanna. Il portale è incastonato in una cornice architettonica tardogotica, i cui pilastri sono decorati a rilievo con immagini di santi. La lunetta accoglie la Madonna col Bambino affiancata da sant’Agostino e San Nicola, sormontati tutti da un san Giorgio col Drago, in memoria della primitiva dedicazione del tempio. Lo stesso portale venne più tardi inglobato nel seicentesco prospetto tardomanierista in travertino, concluso, nel registro superiore, solo nel corso del XVIII secolo. L’interno è una navata unica protetta da soffitto a cassettoni dorati. Sui lati gli Agostiniani, tra il 1632 e il 1634, aprirono quattro simmetriche cappelle.
In un anno imprecisato tra il 1389 e il 1443 fu perpetrato un tentativo di profanazione della salma del Santo cui vennero amputate le braccia da cui uscì sangue fresco e vivo. Per venerare le sante reliquie venne costruita un apposita cappella che ingrandì l’originaria sacrestia e il corpo del santo interrato e nascosto. Solo nel secolo scorso esso fu rinvenuto e per onorarlo degnamente si costruì la cripta dove ancora riposa. Per il gesto violento di cui fu vittima, dal 1450 san Nicola è venerato come martire e, con san Catervo, proclamato compatrono della città di Tolentino.