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San Ludovico (Luigi dei Francesi)

Luigi IX (1214-1270), canonizzato nel 1297 e conosciuto in Italia come san Ludovico o Luigi dei Francesi, venne definito dai contemporanei «il re devoto», passando alla storia come sovrano dalla grande fede e giusto, che fu capace di favorire lo sviluppo artistico, culturale ed economico della Francia

Santo del giorno 25_08_2019

Luigi IX (1214-1270), canonizzato nel 1297 e conosciuto in Italia come san Ludovico o Luigi dei Francesi, venne definito dai contemporanei «il re devoto», passando alla storia come sovrano dalla grande fede e giusto, che fu capace di favorire lo sviluppo artistico, culturale ed economico della Francia. Era nato a Poissy il 25 aprile dal matrimonio tra Bianca di Castiglia (anche lei venerata come santa seppur mai formalmente canonizzata) e Luigi VIII. Ricevette una solida educazione cristiana e crebbe con una fede così viva da presentarsi come «Luigi di Poissy», non semplicemente per la consuetudine di aggiungere il luogo d’origine al nome proprio ma perché sapeva di essere rinato in Cristo nel giorno del suo Battesimo a Poissy. A 12 anni rimase orfano del padre e venne quindi consacrato re. La madre Bianca assunse la reggenza, aiutando il figlio a custodire e consolidare il regno attraverso importanti vittorie militari contro i nobili che lo insidiavano.

A vent’anni sposò Margherita di Provenza, dal cui matrimonio - dopo due aborti spontanei - nacquero undici figli, quattro dei quali non gli sopravvissero. Assunto il potere diretto, Luigi IX rivelò grande saggezza nel governare. Pur devotissimo e sottomesso all’autorità spirituale della Chiesa, esercitò l’autorità regia quando si trattava di questioni temporali riguardanti lo Stato, come nell’intricata disputa che lo vide contrapposto al vescovo-conte di Beauvais, durante cui fu lui a eleggere d’imperio il sindaco per porre fine ai tumulti che agitavano da tempo la città. Che sapesse ben distinguere tra vera e falsa laicità lo mostra poi l’inchiesta da lui ordinata sulle condizioni del governo nei suoi territori, che fece condurre a domenicani e francescani: quell’inchiesta, da cui emersero le ingiustizie commesse da agenti regi contro la popolazione, fu la premessa per il rinnovamento morale e la riorganizzazione amministrativa del regno. Cercò di riavvicinare il papato e l’impero all’epoca delle turbolenze di Federico II di Svevia, e inviò missionari ai mongoli, allora in espansione, nel vano tentativo di convertirli.

Intanto, aveva ordinato l’edificazione della splendida Sainte-Chapelle per custodirvi degnamente la Corona di spine di Gesù e altre reliquie della Passione (la Sacra Spugna, parti della Croce e della Sacra Lancia), che andò via via acquistando da Baldovino II di Costantinopoli. Nella processione che accompagnò la Corona di spine alla cattedrale di Sens volle personalmente portare insieme al fratello Roberto, in tunica e a piedi nudi, la cassa con la reliquia. Nel 1244 cadde gravemente malato fino a sfiorare la morte: appena riebbe conoscenza e fu in grado di parlare, come racconterà il grande amico e biografo Jean de Joinville, disse di voler diventare crociato, desideroso com’era di liberare la Terrasanta e garantire la sicurezza dei pellegrini. Partì quattro anni più tardi, alla testa della settima crociata (1248-1254), concependola alla stregua di un pellegrinaggio penitenziale, come la maggior parte dei crociati: e questo nonostante un trovatore, esprimendo il sentire comune sul re, descrivesse la sua «vita santa, linda, pura, senza peccato e senza macchia».

Teatro degli scontri fu l’Egitto, dove dopo qualche vittoria iniziale delle forze cristiane i musulmani ebbero il sopravvento e catturarono Luigi, che si preoccupò più per gli altri prigionieri che per sé e rifiutò qualsiasi rinnegamento della sua fede. Fu liberato dopo il pagamento di un riscatto e si recò in Terrasanta, dove stette altri quattro anni nel tentativo di rianimare le terre d’Oltremare, tornando in Francia in seguito alla morte dell’amata madre, cui aveva riaffidato la reggenza. Come scrisse il suo confessore Goffredo di Beaulieu, «il suo nuovo modo di vivere, portato dalla Terrasanta, superava in santità la sua vita precedente». Riprese l’opera di riforma politica e morale, sempre avendo bene a mente di salvaguardare i diritti di Dio. Adottò misure contro la bestemmia, il gioco d’azzardo, la prostituzione, l’usura, l’immoralità nelle taverne, propagando inoltre il principio della presunzione d’innocenza per gli imputati. In questo periodo sorse la Sorbona, fondata dal suo cappellano Robert de Sorbon.

Nel 1267 decise di intraprendere una nuova crociata, sbarcando tre anni più tardi a Tunisi. Qui la dissenteria colpì prima il figlio Giovanni Tristano e poi lo stesso re, che morì il 25 agosto 1270 assistito spiritualmente da Goffredo di Beaulieu, a cui disse queste ultime parole: «Cerchiamo, per l’amor di Dio, di far predicare e di introdurre la fede cattolica a Tunisi». Sempre il suo confessore riferì che il santo rese la sua anima a Dio alle tre del pomeriggio, come Gesù, su un letto di «ceneri sparse a forma di croce».

Patrono di: Francia, Terz’ordine francescano