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IL LIBRO

San Longino, una conversione sotto la Croce

Un meticoloso lavoro di ricostruzione storica per fare luce sulla figura di San Longino, il soldato che colpì con la lancia il fianco di Gesù in Croce, e per svelare aspetti del tutto inediti della sua vita. È il libro di Emilia Polidoro San Longino. Un soldato ai piedi della Croce, sulla base di fonti relative al I secolo dell’era cristiana.

Cultura 02_10_2015
La copertina del libro su San Longino

Un meticoloso e appassionato lavoro di ricostruzione storica per fare luce sulla figura di San Longino, il soldato che colpì con la lancia il fianco di Gesù in Croce, e per svelare aspetti del tutto inediti della sua vita. Il pregevole volume San Longino. Un soldato ai piedi della Croce (edizioni Yume), sulla base di fonti relative al primo secolo dell’era cristiana e ponendo a confronto le notizie tramandate dai classici romani con quelle cristiane, dimostra la reale possibilità che un soldato della guardia pretoriana si sia convertito sotto la Croce. L’autrice è Emilia Polidoro, professoressa abruzzese in pensione, ma ancora molto dedita alla ricerca storica (che ha svolto anche presso l’Archivio di Stato) e al servizio ecclesiale. Ha già dato alle stampe numerosi scritti e nel 2010 è stata insignita, da Sua Santità Benedetto XVI, del titolo di “Dama di San Gregorio Magno”.

Nella presentazione al volume, sua eccellenza monsignor Enzio d’Antonio, arcivescovo Emerito della Diocesi di Lanciano-Ortona, elogia il saldo ancoraggio dell’autrice all’analisi delle fonti, che si declina sotto forma di esegesi dei brani evangelici sulla passione e morte di Gesù, dei testi patristici e dei Vangeli apocrifi, senza alcun allontanamento dalla testimonianza trasmessa dai Vangeli canonici. In un versetto del Vangelo secondo Giovanni si legge: «Uno dei soldati con la lancia gli colpì il fianco e subito ne uscì sangue e acqua». Nel progetto del mistero della salvezza, San Longino fu l’inconsapevole strumento che aprì il fianco di Cristo «per indicare», diceva Sant’Agostino, «che nel costato di Cristo fu aperta la porta della vita, donde fluirono i sacramenti della Chiesa, senza dei quali non si entra nella vita che è la vera vita».

A riconoscere notevoli doti storiografiche a Emilia Polidoro è, nell’introduzione, Alessandro Mariotti, dirigente scolastico del Liceo pedagogico C. De Titta di Lanciano, che evidenzia la solidità d’impostazione, la coesione tematica e la rigorosità euristico-filologica dell’opera. Essa consente di mettere bene a fuoco la figura di Longino, emblema di un’anima dilacerata tra la forza del male e l’attrazione del bene, tra l’apertura al trascendente e la coscienza della malvagità delle azioni umane. Nel volume viene dedicato un capitolo specifico a Mantova, ritenuta la città dove il culto di San Longino, legato a quello per il Preziosissimo Sangue, affonda le più antiche radici. «Il culto di San Longino in Italia», scrive Emilia Polidoro, «quasi sempre ha un denominatore comune. Il santo è ritenuto il soldato che trafisse il costato di Cristo, si convertì e morì martire a Cesarea di Cappadocia, o in Isauria, notizia geografica che non ha molto significato». Nella parte conclusiva del suo scritto, l’autrice chiarisce l’approdo della sua meticolosa e appassionata ricerca: dimostrare che il soldato Longino non è un militare dell’esercito romano, ma un soldato della guardia pretoriana, che si converte sotto la croce. «Al centro della santità di Longino», si legge nella pubblicazione», c’è come elemento cardine la conversione. Risulta abbastanza evidente che la conversione del cuore è verificabile solo con un atteggiamento esterno, perciò il centurione, con la espressione di fede individuale riportata nei Vangeli, è stato identificato con il soldato che infisse la lancia nel costato di Cristo».

Considerata l’incessante metamorfosi del linguaggio e i diacronici slittamenti semantici, con parole e significati che mutano nel tempo e che si adattano al vissuto quotidiano, i documenti non possono che ricostruire fatti, date e circostanze con un linguaggio ben preciso, che va confrontato con il tempo in cui è stato prodotto. Il documento «raramente riporta l’intensità della fede, racchiusa nel cuore di chi la pratica e riscontrabile soltanto attraverso le opere», argomenta la scrittrice, che conclude: «Per tutte queste ragioni, la ricerca storica può solo aiutare il lettore a capire i tempi nei quali i santi sono vissuti e le opere buone da essi compiute, non certo l’intensità della fede o della semplice venerazione. Pertanto, sembra più che sufficiente, nel presente lavoro, aver dimostrato che la vita di san Longino, guardia pretoriana romana convertita, ha un reale fondamento storico. Il culto tramandato nel tempo sta a dimostrare che la fede nel Cristo morto e risorto si incarna nella storia e diviene comportamento di persone e popoli. I santi, venerati nel corso dei secoli, si tramandano attraverso la memoria delle generazioni, come esempi di fede e modelli da imitare, al di là della appartenenza territoriale o dei particolari secondari, che la narrazione storica spesso trasforma o addirittura dimentica». 

L’ultima fatica storico-letteraria di Emilia Polidoro ha dunque il merito di illuminare le situazioni storiche, ancora non sufficientemente esplorate, che hanno generato il culto a san Longino e la singolare curiosità sul personaggio. Un volume scritto con un linguaggio fluido e scorrevole che si fa apprezzare per puntualità descrittiva e rigore storiografico.