San Guglielmo da Vercelli
Spesso è raffigurato in compagnia di un lupo, per un episodio riferito dalla tradizione agiografica
San Guglielmo da Vercelli (1085-1142) è noto per i diversi monasteri fondati nell’Italia meridionale, tra cui il più famoso è quello di Montevergine. Nato da una nobile famiglia, aveva vestito gli abiti del pellegrino già da adolescente, desideroso com’era di visitare i principali luoghi della cristianità. Tra le sue prime mete ci fu Santiago di Compostela e nell’occasione chiese a un fabbro di fabbricargli un arnese per macerarsi la carne in segno di penitenza.
Al ritorno dalla Spagna, raggiunse il Mezzogiorno con l’intenzione di imbarcarsi per la Terrasanta. Per prepararsi spiritualmente, si rifugiò per qualche tempo su un monte in Lucania, dove operò la guarigione di un cieco. Riprese poi il cammino e giunse a Ginosa, in Puglia, dove incontrò san Giovanni da Matera (c. 1070-1139), che gli consigliò di rinunciare al pellegrinaggio: «Non è lì che ti vuole Dio». Guglielmo non diede inizialmente retta al suggerimento, ma nel prosieguo del tragitto fu indotto a cambiare idea. Venne malmenato da alcuni briganti, fatto che interpretò come un segno divino. Ripensò alle parole di Giovanni e dopo aver pregato intensamente decise di fermarsi nel Sud, stabilendosi in Irpinia (regione di cui è stato proclamato patrono da Pio XII), tra i Monti del Partenio, a oltre 1.200 metri di altitudine. Qui si fece aiutare nella costruzione di una piccola cella, vivendo per un anno intero in assoluta solitudine, dedito a contemplare Dio.
La sua fama di santità attrasse diversi uomini decisi a seguire il suo esempio, con i quali edificò una chiesa dedicata alla Madonna e poi un’abbazia, detta di Montevergine, dove mosse i suoi primi passi la Congregazione verginiana (ramificazione dell’Ordine benedettino), che nel 1879 si unì alla Congregazione cassinese. Poiché alcuni monaci mal sopportavano lo stile di vita austero stabilito dal santo, decise di lasciare il Partenio e fondò altri monasteri tra la Campania e la Puglia, tra cui l’Abbazia del Goleto, luogo dove morì.
San Guglielmo è spesso raffigurato in compagnia di un lupo. La tradizione riferisce che il santo era aiutato nei suoi spostamenti da un asino, che un giorno gli venne sbranato da un lupo, al quale ordinò di svolgere tutte le mansioni eseguite fino allora dal suo prezioso aiutante, trasformando la belva in un docile animale da soma.