Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
AGIOGRAFIA

San Giovanni Leonardi e la Vergine di Santa Maria in Portico

Il santo dei “piccoli”, che per lui sono soprattutto i peccatori, è legato a un’icona mariana veneratissima dal popolo romano. A Maria dedica l’ordine da lui fondato e in lei è incentrata la sua missione celeste verso coloro che ancora oggi si affidano alla sua intercessione.

Ecclesia 08_10_2022

«Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato», così il Vangelo secondo Marco. San Giovanni Leonardi – del quale domani ricorre la memoria – ha fatto suo questo passo del Vangelo; lo ha vissuto, lo ha incarnato, facendo divenire queste parole le coordinate per la sua missione: i “piccoli”, per il Leonardi, erano coloro che avevano bisogno di supporto spirituale; coloro che vivevano nell’ignoranza; tutte quelle persone dalle poche sicurezze; e in questo panorama di ultimi e messi al bando dalla società, i “piccoli” di San Giovanni Leonardi, erano – soprattutto – i peccatori, tanto che il suo confessionale divenne la sua prima “cattedra”, scuola per formarsi e conformarsi alla Misericordia di Dio.

«Era particolare la sua carità verso il prossimo, al quale sovveniva non solo con curarli per amore di Dio e dar loro i medicamenti necessari; ma molto più con sani documenti, con disporli alla confessione, e con procurare di rendere prima sana l’anima dalle spirituali infermità. Così era fatto Giovanni, non meno per l’anime che per i corpi operatore e dispensatore di medicine», scriveva G. Bonafede, il suo primo biografo, nella sua Vita del Vener. P. Giovanni Leonardi. Corpo e anima, assieme, per il patrono dei farmacisti: mirabile figura, quella di San Giovanni Leonardi, che da Lucca viene a Roma, così come l’altro illustre amico, San Filippo Neri che da Firenze si sposta nella Città Eterna.

Roma e le sue chiese; Roma e le sue tradizioni e devozioni popolari: connubi che da secoli vengono tracciati nella linea retta della storia della Chiesa e della città di Pietro, intrecciandosi con le biografie dei santi. E proprio qui, tra viuzze e palazzi della Città Eterna, San Giovanni Leonardi scopre una devozione popolare a una particolare immagine: è l’icona della Vergine in Santa Maria in Portico. A questa immagine, Leonardi si lega subito; comprende che il popolo di Dio guarda a questa piccola icona con trasporto profondo: il cuore batte per la Vergine Maria, a suon di preghiere e di canti, e lodi.  L’Immagine, conservata nella gloria dell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Campitelli, è un’icona – in lamina di rame dorato, alta ventisei centimetri e larga quasi ventuno – che rappresenta la Vergine col Bambino Gesù in braccio, nella tipica iconografia bizantina dell’Odigitria, di Colei che indica la via.
Le fonti storiche attestano la sua conservazione nella chiesa fin dal XII secolo, ma i canoni iconografici fanno pensare ad una immagine più antica. Solo nel VI secolo, troviamo la tipologia iconografica legata agli eventi della miracolosa apparizione della Vergine Maria a santa Galla (muore a Roma nel 550), figlia del console romano Simmaco, che – una volta rimasta vedova dopo appena un anno di matrimonio – si convertirà al Cristianesimo, e – dopo aver rifiutato nuove nozze – dedicherà la propria vita al digiuno e alle opere di carità. Nel ciborio dell’altare maggiore vi era un distico, ormai andato perduto, ma le cui parole ci sono state tramandate grazie alle testimonianze redatte dai primi agiografi del sacro luogo: «Hic est illa piae Genitricis Imago Mariae quae discubenti Gallae patuit metuenti», «Questa è l’immagine di Maria Madre di Dio che si manifestò a Galla, umile e timorosa, mentre serviva i poveri».

Questi versi verranno poi trascritti dallo stesso san Giovanni Leonardi nella sua Narratione della Miracolosa Imagine della Beatissima Vergine, redatta nel 1605. Ma cosa lega questa immagine al santo lucchese? Giubileo del 1600, questo è lo sfondo storico. Alcuni confratelli del fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio (fondato nel 1574) giungono da Lucca a Roma: è arrivato il momento di stabilire una comunità nella Città Eterna. Si susseguono diverse proposte: la chiesa di San Giovannino alla Pigna; la chiesa delle monache di San Silvestro e la chiesa di Sant’Ambrogio de’ Milanesi. Ma, poi, si fa strada un’altra possibilità, non certo immaginata: la chiesa di Santa Maria in Portico; è l'imprevedibilità di Dio che coglie sempre di sorpresa.

Come si arrivò alla scelta di questo luogo è descritto in un interessante libro di padre Davide Carbonaro, storico dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio: «Un venerdì di marzo del 1601, mentre il cardinale Giustiniani si trovava nella cappella del Santissimo Sacramento in San Pietro alla presenza di alcuni cardinali tra cui il cardinale Cesi, Diacono di Santa Maria in Portico e nipote di Innocenzo IX, pregò i porporati di ascoltare le suppliche del Padre Giovanni, noto a tutti per i servizi compiuti a favore della Sede Apostolica. A tale richiesta rispose immediatamente il cardinale Cesi: «Se il padre Giovanni vuole la chiesa del mio titolo io la do volentieri» (San Giovanni Leonardi, Editrice Velar, 2008). Il 14 agosto del 1601, vigilia della solennità dell’Assunzione di Maria, San Leonardi e i suoi compagni, approdarono nel “porto” sicuro della chiesa romana di Santa Maria in Portico, sotto lo sguardo amorevole della Vergine: la “Compagnia di Maria”, questo il nome originario dell’Ordine, aveva finalmente una casa per poter portare la propria missione di carità e di evangelizzazione nelle strade – allora popolate dai bisognosi, dai poveri, dagli ammalati – di Roma.

Sono trascorsi più di quattrocento anni, eppure quella tonaca del santo sembra vivere, muoversi, fra le imponenti – al contempo discrete – colonne del Rainaldi, l’architetto che seguì, nel 1600, i lavori della costruzione della chiesa che reca il nome di Santa Maria in Portico in Campitelli: la precedente, dal titolo solamente di Santa Maria in Portico, sorgeva nello stesso luogo. Entrando in questo spazio dell’anima, così sacro, così colmo di bellezza artistica, espressa dai colori delle tele di Luca Giordano, Sebastiano Conca e di Giovan Battista Gaulli (detto il Baciccio), se ci si ferma in preghiera nel silenzio del tramonto romano, sembra ancora che la mano del santo si stenda verso i bisognosi d’oggi: San Giovanni Leonardi non è solo un ricordo, ma vive in quel mistico dialogo tra Cielo e Terra, la preghiera; e l’icona della Madonna, è via diretta per giungere a Dio.  

Ma il fondatore della “Compagnia di Maria” è lì, presente, anche grazie ad alcuni segni tangibili: primo, fra tutti,  la teca che conserva una statua di cera, reliquiario del santo, meta di molti pellegrini; uno splendido e prezioso busto in bronzo – portato in processione per le strade romane, ogni 9 ottobre, festa del santo – racchiude la mandibola; e poi, in una piccola stanza vicino all’altare maggiore, vi è l’armadio a vetri che conserva alcuni suoi oggetti, come gli occhiali, il nero berretto, alcuni pezzi di stoffa della sua talare. Sempre in questa vetrinetta vi sono poi: il telo di lino che aveva ricoperto il corpo dopo la sua morte avvenuta tra la notte dell’8 e l’alba del 9 ottobre; alcune ampolle in vetro contenenti la terra della sepoltura; e, infine, le tavole in legno della cassa in cui riposava il corpo di san Giovanni Leonardi, il patrono dei farmacisti, il santo che vedeva nell'Eucaristia “il farmaco dell’immortalità”.