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San Gimignano, simbolo dell'autonomia dei Comuni

L’importanza della principale chiesa di San Gimignano crebbe proporzionalmente a quella della cittadella senese che nel XII secolo riuscì ad ottenere l’autonomia comunale, affrancandosi dal suo antico signore, il vescovo di Volterra. 

Cultura 17_12_2016

L’importanza della principale chiesa di San Gimignano crebbe proporzionalmente a quella della cittadella senese che nel XII secolo riuscì ad ottenere l’autonomia comunale, affrancandosi dal suo antico signore, il vescovo di Volterra. La Pieve venne ricostruita all’interno delle mura e consacrata a San Gimignano nel 1148 alla presenza del pontefice Eugenio III, così come ricorda una lapide in facciata. Da allora, sanciti da bolle papali, all’antica Pieve vennero riconosciuti numerosi privilegi che la trasformarono in una Collegiata, retta da un Preposto, esercitante la propria supremazia sulle chiese del circondario.  

Con la devozione verso il luogo di culto si moltiplicarono le opere d’arte commissionate a diversi importanti artisti. Nella seconda metà del Quattrocento da Firenze arrivarono Giuliano da Maiano e suo fratello Benedetto per allungare la crociera ed ampliare il transetto dove si costruirono le cappelle della Concezione e di Santa Fina. L’intervento dei da Maiano e il ciclo di affreschi di Domenico Ghirlandaio fanno di quest’ultima uno dei capolavori del rinascimento Fiorentino. La Santa, al secolo Fina Ciardi, giovane fanciulla sangimignanese morta prematuramente, riposa sotto l’altare monumentale scolpito da Benedetto con rilievi che raccontano alcuni episodi della sua vita e che si confrontano con i medesimi soggetti delle mirabili scene dipinte sulle tre pareti. Dopo i lavori di ampliamento la chiesa venne solennemente riconsacrata nel 1575 e questa volta intitolata a Santa Maria Assunta.

Il prospetto, a salienti, in travertino, è aperto in due portali, con arco e lunetta monolitica, e un rosone centrale, ai cui fianchi si aggiunsero, in epoca moderna, due oculi laterali. Quattordici colonne tuscaniche, dieci di forma rotonda e quattro ottagonali, dividono l’impianto basilicale in tre navate, di cui quella centrale è più alta rispetto a quelle laterali. Le loro pareti sono interamente affrescate con trecenteschi cicli pittorici.  A partire dalla Creazione del Mondo, Bartolo di Fredi, nel 1367, cominciò a illustrare, distribuendole su tre registri lungo la navata sinistra, le storie dell’Antico Testamento. Alla collaborazione tra Lippo Memmi, succeduto al padre Memmo, e a Federico suo fratello, si deve il ciclo cristologico della navata destra, eseguito tra il 1335 e il 1345, nel quale è riconoscibile l’influenza stilistica di Simone Martini, di cui il Memmi era cognato.

Sul lato destro della controfacciata si conservano le pitture più antiche, opera di Memmo che all’inizio del Trecento dipinse le storie di San Nicola. Un imponente Martirio di San Sebastiano, firmato nel 1465 da Benozzo Gozzoli, occupa la zona centrale, sormontato da un Cristo Giudice affiancato da Maria, S. Giovanni, Profeti e Angeli, del senese Taddeo di Bartolo che vi lavorò nel 1393, aggiungendo i Dodici Apostoli nella fascia sottostante.  Completano il tesoro artistico della chiesa di san Gimignano, nel 1932 elevata alla dignità di Basilica Minore da Pio XI, le dolcissime figure dell’Angelo e dell’Annunciata che nel secondo decennio del Quattrocento Jacopo della Quercia intagliò in legno dorato policromo.