San Genna’, futtetènne (anche di Saviano)
A Roberto Saviano piace san Gennaro perché è patrono di tutti gli immigrati, puoi chiederne la protezione anche quando rubi o fai una scappatella. Chissà chi glielo avrà detto? A San Gennaro neanche Saviano gli è risparmiato.
«Un uomo per tutte le stagioni» era il titolo che il drammaturgo Robert Bolt applicò alla figura di san Thomas More, decollato da Enrico VIII. «Un santo per tutte le stagioni» può dirsi anche a proposito di san Gennaro, anche lui decollato, e vediamo perché. Come tutti i filoborbonici sanno, quando nel 1799 il generale giacobino Jean-Étienne Championnet espugnò Napoli mettendo in fuga re e regina, la prima cosa che gli «infanciosati» locali (cioè i filogiacobini collaborazionisti degli invasori francesi) gli andarono a dire fu che il popolo napoletano era superstizioso, conveniva perciò fare sciogliere pubblicamente il sangue del patrono san Gennaro. Championnet puntò allora la pistola alla testa dell’arcivescovo e in effetti il sangue del santo «squagliò».
Ma a Napoli nisciuno è fesso, specialmente allora, e il popolo gridò al tradimento. Come! San Gennaro aveva osato avallare quei senza-Dio francesi e i loro atei Alberi della Libertà? Si era piegato ai loro manutengoli Caracciolo e Pimentel Fonseca, che ritenevano quella del Sangue del Santo una pagliacciata clericale ordita per tenere soggiogata la plebe? E allora quei napoletani (di allora, ripetiamo) non esitarono a rinnegare il loro santo preferito. Gennaro aveva, tra gli altri titoli, quello di generalissimo dell’esercito e il soldo relativo veniva regolarmente versato al suo Tesoro (l’unica cosa che ai francesi interessava). Fu subito destituito e al suo posto venne nominato come patrono di Napoli sant’Antonio di Padova, che non faceva sciogliere il sangue ma, tra l’altro, ritrovare le cose perdute (lo fa ancora, provare per credere). I sanfedisti e i lazzari lo stamparono sulle bandiere e in suo nome liberarono la città e il regno dagli occupanti e dai giacobini.
Uno dei loro epigoni attuali, lo scrittore Roberto Saviano, deve essersi ricordato di questa attitudine di san Gennaro a sorvolare, diciamo così, su certi dettagli in vista di, si suppone, un bene maggiore (nel caso di Championnet, salvare la pelle all’arcivescovo e al suo clero). Così, leggiamo sul «Corriere del Mezzogiorno» che in un video di «Fanpage» sulla festa che gli immigrati napoletani fanno a san Gennaro (una delle tre) a New York, ha detto – e ti pareva - che Gennaro «è diventato il santo di tutti gli immigrati». Tutti? Tutti, anche quelli africani che i cattivi sovranisti italiani (messicani nel caso di Trump) non intendono coccolare a spese proprie.
Saviano, si sa, è di sinistra e la sinistra italiana ha sempre avuto un romanziere da sbandierare come «coscienza civile». Fin dal dopoguerra, infatti, la ressa per fare la «coscienza civile» è stata da spintoni, anche se solo a uno (alla volta) toccava la palma. D’altronde, un intellettuale che deve fare? Se si butta a sinistra (come diceva Totò) piovono soldi, premi, difese d’ufficio, inviti e cotillons. Se si azzarda a fare il contrario ci sta che non trovi neanche uno straccio di editore. Ai tempi di Leonardo Sciascia, per esempio, quello scrittore era interpellato su tutto e continuamente, e se, poniamo, in Sicilia veniva pescato un polpo con un solo tentacolo, c’era sempre qualche giornalista che arricchiva il suo articolo con un commento di Sciascia sull’anomalia.
Così, Saviano, che è partenopeo e per giunta tiene casa a New York. C’è la festa di san Gennaro a New York? Sentiamo che cosa ne pensa Saviano, dicono i giornalisti (il cui livello di conformismo è ormai pari a quello della scuola statale). E Saviano, che volete che faccia? Esterna. Già si era esibito in un ragionamento pannelliano sulla cocaina (i.e.: poiché non c’è modo di combatterne il traffico ed è così amata, legalizziamo); ora, memore (forse) di Championnet, tira san Gennaro per la giacchetta. Tanto, quello non è uso smentire. «È un santo a cui puoi chiedere ‘proteggimi mentre rubo’, o ancora ‘proteggimi mentre ho la scappatella», dice Saviano. Come fa a saperlo? Boh. Forse tutto quel che sa su Gennaro l’ha letto nella Napoli di Bellavista di De Crescenzo, il quale se ne uscì con la trovata folkloristica delle «parenti» di san Gennaro e i loro insulti quando il sangue tardava a sciogliersi.
Infatti, Saviano dice che il santo è così di bocca buona, «per tutte le stagioni», che si può rivolgerglisi anche «con parolacce». Infine, «è l’unico santo in assoluto a cui ti puoi rivolgere come a un amico». Da questa affermazione uno potrebbe ricavare che Saviano è un intenditore di santi, ne conosce tantissimi se non tutti e in modo approfondito. Insomma, è un mistico. Ma noi non ci crediamo. Napoli per Napoli, preferiamo rivolgerci a sant’Antonio (De Curtis).