San Francesco De Geronimo
Aveva il dono della profezia. Due coniugi, suoi amici, gli chiesero un giorno di benedire loro figlio. «Questo bambino vivrà vecchio vecchio, né morirà prima degli anni novanta. Sarà vescovo e santo e farà grandi cose per Gesù Cristo», disse san Francesco De Geronimo (1642-1716) prendendo in braccio il bambino. Ci vide giusto... il piccolo che aveva benedetto era sant'Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787)
«Tornate a Cristo!», ammoniva nelle sue missioni per le strade di Napoli san Francesco De Geronimo (1642-1716), il celebre predicatore che ebbe il dono della profezia e al quale vennero attribuiti diversi miracoli già in vita. Primogenito di 11 figli, di cui altri tre divenuti religiosi, Francesco nacque da una famiglia benestante a Grottaglie, in Puglia, e manifestò fin dalla fanciullezza una grande pietà cristiana. I suoi biografi riferiscono di un prodigio compiuto in tenera età e noto come «miracolo del pane». Un giorno donò ai poveri il denaro che gli era stato dato per comprare il pane e, al ritorno a casa, ricevette il rimprovero della madre. Lui rispose sereno: «Madre, guardate nell’armadio e vedrete se il Signore ci lascerà mancare il necessario oggi». La donna aprì la dispensa e constatò che era piena di pane fresco e fragrante.
A dieci anni ottenne dai genitori il permesso di andare nella comunità dei Padri teatini, dove meritò l’appellativo di «angelo» per la purezza e la carità. Nel 1665 si trasferì a Napoli e qui conseguì la laurea in diritto canonico e civile, approfondì gli studi teologici, ricevette l’ordinazione sacerdotale e divenne gesuita. A parte alcune missioni di breve durata e un periodo di tre anni a Lecce - dove fu segnalato al vescovo Antonio Pignatelli (futuro arcivescovo di Napoli e poi salito al soglio pontificio con il nome di Innocenzo XII), che da allora lo tenne tra i suoi pupilli - trascorse tutto il resto della sua vita nella città campana. Nel cuore del Regno di Napoli era evidente la contraddizione tra lo splendore dei palazzi nobiliari e il degrado dei bassifondi. Perciò, quando nel 1675 Francesco completò gli studi e chiese ai superiori di farlo partire come missionario nelle Indie, si sentì dire: «Le tue Indie saranno Napoli».
Il santo svolse il suo apostolato predicando nelle piazze e per le vie, cercando di trasmettere l’amore per Gesù e Maria. Si spese per convertire le prostitute, visitare i carcerati, alleviare le sofferenze di poveri e ammalati. Diffuse tra i napoletani la devozione a san Ciro, l’antico martire egiziano, portando con sé alcune reliquie del santo, di cui si serviva per benedire gli infermi. Le guarigioni furono numerose e tanti pensarono che Francesco usasse le reliquie di san Ciro per nascondere umilmente i propri doni da taumaturgo. Era attentissimo ai Sacramenti e per ogni terza domenica del mese moltiplicava gli sforzi per la Comunione generale: preparava i cuori delle persone, sempre con sermoni all’aperto, e le esortava a recarsi alla Chiesa del Gesù, dove molti altri sacerdoti erano pronti a confessare.
La profezia fu un’altra delle grazie di cui lo adornò il Signore. Due coniugi, suoi amici, gli chiesero un giorno di benedire loro figlio. Il De Geronimo prese allora il bambino tra le braccia ed esclamò: «Questo bambino vivrà vecchio vecchio, né morirà prima degli anni novanta. Sarà vescovo e santo e farà grandi cose per Gesù Cristo». Il piccolo che aveva benedetto era Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) e fu la madre Anna Cavalieri a raccontare il fatto, con le relative parole profetiche, a padre Antonio Maria Tannoia, il primo grande biografo di sant’Alfonso. Il quale morì a novant’anni e dieci mesi, fu vescovo di Sant’Agata de’ Goti, fondò la congregazione del Santissimo Redentore e per la sua scienza teologica è venerato come dottore della Chiesa. Insomma, san Francesco De Geronimo ci aveva visto giusto.