San Domenico e la Vergine Maria: la missione del Rosario
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Il fondatore dell’Ordine dei Predicatori è stato il grande apostolo del Santo Rosario. Una missione che ricevette direttamente dalla Madonna, dopo averla pregata di aiutarlo a convertire gli eretici albigesi.

«San Domenico ci ricorda che all’origine della testimonianza della fede, che ogni cristiano deve dare in famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale, e anche nei momenti di distensione, sta la preghiera, il contatto personale con Dio; solo questo rapporto reale con Dio ci dà la forza per vivere intensamente ogni avvenimento, specie i momenti più sofferti. Questo Santo ci ricorda anche l’importanza degli atteggiamenti esteriori nella nostra preghiera. L’inginocchiarsi, lo stare in piedi davanti al Signore, il fissare lo sguardo sul Crocifisso, il fermarsi e raccogliersi in silenzio, non sono secondari, ma ci aiutano a porci interiormente, con tutta la persona, in relazione con Dio». Sono parole di papa Benedetto XVI all’udienza generale dell’8 agosto 2012, nel giorno della memoria liturgica di san Domenico di Guzmán (Caleruega, Spagna, 1170 - Bologna, 6 agosto 1221).
Parlando di preghiera e del fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, il pensiero corre subito al legame tra lui e la preghiera mariana per eccellenza: il Santo Rosario. E riguardo allo stretto rapporto tra la Vergine Maria e il santo, con il trascorrere del tempo, è come se ogni volta si aggiungesse un piccolo tassello della “storia” a svelare il legame fra i due, come un mistero che si conosce poco a poco.
Fra i meandri di questo mistero, una storia è necessario evidenziare: è quella della consegna del rosario nelle mani di san Domenico, da parte della Vergine Maria. Ed è assai interessante che gli avvenimenti che riguardano la consegna della corona del rosario si mescolino con la battaglia che il santo spagnolo stava compiendo contro il dilagare dell’eresia albigese che affliggeva in particolar modo la Francia del sud. L’eresia viveva di alcuni richiami di quella dei manichei del III secolo: un credo che vedeva soprattutto la presenza di due esseri supremi, un dio buono che aveva creato il mondo degli spiriti e un dio cattivo che aveva creato il mondo materiale. In questa visione, il mondo spirituale era essenzialmente buono e il mondo materiale malvagio. Gli eretici albigesi, inoltre, rifiutavano alcuni capisaldi della fede cattolica come la Santissima Trinità, l’Incarnazione del Verbo, i sacramenti, l’Inferno e il Purgatorio. Inoltre, avevano l’idea di un Cristo né di natura umana né divina, attribuendogli una “natura angelica”. Di conseguenza, in questa visione che propinavano, negavano anche l’importanza della Vergine Maria. Questo, in sintesi, il quadro che si trovava di fronte san Domenico.
Tolosa, 1212. È il beato bretone Alano della Rupe (1428 - 8 settembre 1475), un domenicano, a narrarci i fatti due secoli dopo l’apparizione della Vergine a san Domenico. La figura di questo beato è stata assai importante, nella storia della Chiesa, per la diffusione della preghiera mariana. Alano della Rupe, nel suo Il Salterio di Gesù e di Maria, scrive: «Fu San Domenico, insigne fondatore dell’Ordine dei Predicatori, che, mentre chiedeva aiuto a Dio per la salvezza di tante anime, fu chiamato, in modo unico, da Dio a diffondere, con segni e prodigi, il Rosario in tutto il mondo. Egli ripristinò la Confraternita di Maria, che esisteva già da molto tempo, ma che a poco a poco era decaduta, e dopo averla ricostituita, la rese gloriosa, tanto che ogni credente rimaneva incantato della inconsueta luce che risplendeva nel mondo». Bellissima e affascinante questa unione dei due nomi nel segno luminoso di Maria. Della Rupe parla di «chiamata»: dunque, di un segno di predilezione della Vergine nei confronti del santo fondatore dei domenicani.
Il racconto del beato si fa ancora più interessante quando ci descrive lo stato d’animo di san Domenico, affranto perché non riusciva ancora del tutto a convincere gli abitanti di Tolosa a ritornare alla fede cattolica: «Un giorno, ardente di zelo e di amarezza, san Domenico si ritirò da solo in una grotta della vicina selva, per supplicare più intensamente la potente intercessione della Madre di Dio. Oltre alle preghiere, aggiunse digiuni e rigorose mortificazioni del corpo. Con questi stati d'animo, aveva rivolto un triduo a Maria, chiedendo su di sé le pene per le colpe dei Tolosani, e non cessava di battere il suo debole corpo con rovi e con pruni, finché, privo di forze, cadde sfinito». Ed è a questo punto che venne in soccorso la Vergine Maria presentandosi al santo «con sguardo e parole dolcissime». La Madonna si presentava «incoronata e designata Regina del Santissimo Rosario, con una Corona di 150 gioielli: le prime 50 sono le bianchissime gemme dell'Incarnazione; le seconde 50 sono le purpuree gemme della Passione del Figlio; le ultime 50 sono le gemme scintillanti come stelle della Resurrezione di Cristo e della Gloria dei Santi». E, infine, l’esortazione: «Orsù dunque, prendi questo Rosario e insegnalo ovunque: Io sarò con te».
E fu proprio all’insegnamento del Santo Rosario che il santo spagnolo dedicò la sua intera esistenza. L’altro episodio narrato sempre dal beato della Rupe riguarda un viaggio in nave, presente sempre san Domenico, che avvenne due anni dopo l’episodio della consegna della corona del rosario. Si narra di una nave in tempesta: più precisamente di un’imbarcazione di pirati che avevano catturato il santo, assieme al confratello fra Bernardo. La tempesta prometteva il peggio per tutto l’equipaggio. Fu allora che san Domenico chiese ai pirati di convertirsi alla Confraternita del Rosario da lui istituita: era questa l’unica salvezza per tutti. Dapprima i pirati rifiutarono. Solo quando pronunciarono il loro “eccomi!”, la tempesta si placò e tutti furono salvi.
Fede e speranza in Maria e propagare la devozione al Santo Rosario: furono questi i capisaldi della missione di san Domenico. E fa riflettere che proprio questa devozione può essere considerata l’incipit dell’Ordine da lui fondato, quello dei Predicatori. Un Ordine che nelle parole trovò (e tutt’oggi trova) il nucleo fondante: parole che derivano dalla Parola, la stessa che la Vergine ha donato al mondo, dando alla luce Gesù. È un po’ come se si chiudesse un cerchio: senza la Vergine l’Ordine dei Frati Predicatori non ci sarebbe stato.
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