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LA STORIA

San Bartolomeo, una strage molto politica e poco religiosa

La strage di San Bartolomeo, avvenuta a Parigi nel 1572, è il simbolo della persecuzione dei protestanti da parte dei cattolici. Però si dimentica che avvenne all'interno di un lungo conflitto fra cattolici e protestanti in Francia. E fu causato da un colpo di mano di re Carlo IX. Una mossa politica che poco ha a che vedere con la religione.

Cultura 30_04_2018
La Notte di San Bartolomeo

La Francia non partecipò alla giornata di Lepanto del 7 ottobre 1571 perché da sempre in buoni rapporti col Sultano. Ma anche perché aveva un problema in casa, la fortissima minoranza protestante che aveva già causato le guerre di religione: fino al 1598 ce ne furono ben otto.

Regnava il giovane Carlo IX di Valois, di cui la madre Caterina dei Medici era stata reggente fino a poco tempo prima. Il 18 agosto 1572, neanche un anno dopo Lepanto, per tentare di pacificare il Paese, la sorella del re, Margherita (la «regina Margot»), sposò il capo protestante Enrico di Borbone, tra le proteste dei ferventi dell’una e dell’altra parte. Pochi giorni dopo, il 23, l’ammiraglio Coligny, capo riconosciuto del partito protestante, fu fatto segno di un attentato. Ci si aspettava un ritorno delle guerre e delle violenze, in un contesto in cui tutte le fazioni erano armate e ogni partito aveva importanti referenti politici internazionali. I cattolici, facenti capo al grande casato dei Guise, guardavano alla Spagna di Filippo II, cui la strepitosa vittoria di Lepanto aveva guadagnato lustro e rispetto. I protestanti si appoggiavano all’Inghilterra di Elisabetta I e al capo degli insorti olandesi contro la Spagna, Guglielmo di Orange. Quest’ultimo era stato aiutato da contingenti di protestanti francesi e non faceva mistero di considerarsi loro protettore (con Coligny aveva stipulato una vera e propria alleanza).

La monarchia francese era fortemente indebolita e cercava di barcamenarsi in una situazione delicata e complicatissima. Dal 1560 al 1572 le guerre di religione su suolo francese erano state ben tre, e in un’occasione il piccolo Carlo IX e sua madre erano sfuggiti, a Meaux, addirittura a un tentativo di sequestro da parte dei protestanti. I quali in Francia erano chiamati ugonotti, huguenots, dal tedesco eidegenessen («confederati»: i calvinisti svizzeri che avevano strappato Ginevra ai duchi di Savoia). Ora, in Francia esisteva fin dal 1516 una stretta compenetrazione tra Chiesa e monarchia, da quando Francesco I aveva sottoscritto il concordato di Bologna che dava al sovrano il controllo completo delle cariche ecclesiastiche. Da qui una sorta di Chiesa nazionale, detta «gallicana». Insomma, il contesto era quello di una forte compenetrazione tra religione e politica, in un  clima di violenza diffusa e, per giunta, considerata normale. L’attentato a Coligny provocò, naturalmente, la reazione degli ugonotti. Si sarebbe innescata un’ennesima guerra di religione, a meno che la monarchia non avesse adottato l’agenda ugonotta, che pretendeva la presa di distanza dal partito cattolico e un intervento armato a fianco dei ribelli fiamminghi che combattevano la Spagna, cosa che avrebbe portato per forza a riprendere il conflitto con quest’ultima. Il precario equilibrio tra le parti che la monarchia era riuscita fin lì a mantenere rischiava il tracollo.

Da qui la decisione di prevenire il colpo di forza ugonotto. Nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, a neanche una settimana dal matrimonio tra Margherita di Valois ed Enrico di Borbone, il re fece eliminare i capi militari protestanti convenuti a Parigi per le nozze. Credendo, falsamente, che il sovrano avesse dato il via, il popolo di Parigi si scatenò in una mattanza incontrollata, di cui fecero le spese due o tremila ugonotti. Fu la strage di San Bartolomeo, che ancora oggi suscita imbarazzo tra i cattolici ma che ebbe poco di «religioso» e molto di politico. Già nel 1637 lo storico Gabriel Naudé scriveva che «fu un’azione molto giusta e notevole, e di cui la causa era più che legittima», perché «fu il più ardito colpo di Stato e il più sottilmente condotto, che si sia mai praticato in Francia o altrove» (cfr. Stefano Tabacci, La strage di San Bartolomeo. Una notte di sangue a Parigi, ed. Salerno, pp. 152, €. 13). A lanciare per sempre l’immagine fosca fu il dramma di Marie-Joseph Chénier, Charles IX ou l’école des Rois, rappresentato pochi giorni dopo la presa della Bastiglia, opera mediocre che, però, ebbe un successo straordinario «perché attaccava la “tirannia” dei Valois e dei “preti”». Da allora la Saint Barthélemy è rimasta a connotare emblematicamente nell’immaginario la ferocia dei cattolici sugli inermi protestanti.