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ISLAMISMO

Salemi, il Qatar e i Fratelli musulmani

Dietro l'accordo con il comune di Salemi per la costruzione di una moschea c'è un potentissimo emiro che finanzia il fondamentalismo.

Attualità 03_02_2012
Salemi Quatar

“I finanziamenti per la realizzazione della moschea sono garantiti da un accordo bilaterale tra il Comune di Salemi e il Qatar”, questo l’annuncio di qualche giorno fa da parte di Vittorio Sgarbi, sindaco della cittadina sicula. Ci si potrebbe domandare che cosa c’entri un piccolo paese del Golfo con la costruzione di un grande luogo di culto sull’isola che nel IX dopo Cristo fu conquistata dagli eserciti arabi. Ebbene, il Qatar è una nazione che, da dietro le quinte, ha svolto e svolge un ruolo molto importante nella cosiddetta “primavera” araba, soprattutto nella sua funzione di grande sponsor dei Fratelli musulmani.

E’ interessante notare come nell’annuario 2011 dei 500 musulmani più influenti, pubblicato dal Royal Islamic Strategic Studies Center di Amman, Hamad bin Khalifa al-Thani, emiro del Qatar dal 1995, figuri ben al sesto posto, preceduto solo dal monarca saudita Abd Allah, da quello marocchino Mohammed VI, dal primo ministro turco Erdogan, dal monarca giordano Abd Allah e dall’ayatollah Khamenei. Nell’annuario 2010 figurava solo al ventunesimo posto.

Il Qatar, a partire dalla scoperta del gas nel proprio sottosuolo, è senza dubbio uno dei paesi più ricchi al mondo con i suoi 102.700 dollari di PIL pro capite. Non solo la base militare americana di Al Udeid è una delle più importanti dell’area. Il Qatar è stato anche fondamentale nel convincere i paesi della Lega araba e del Consiglio di Cooperazione del Golfo a intervenire in Libia a fianco dei ribelli. Quindi si potrebbe azzardare la conclusione che si tratti di un paese filo-occidentale, dal punto di vista politico.

Tuttavia altre informazioni sulla penisola che si affaccia sul Golfo persico ci porterebbero in direzione opposta. Il Qatar ospita dal 1996 la sede di Al Jazeera, la televisione satellitare araba più famosa, nota per la sua spiccata tendenza anti-occidentale in generale, anti-americana in particolare. Dal 1961 il Qatar ha ospitato, con tutti gli onori, Yusuf Qaradawi, il leader spirituale dei Fratelli musulmani, che non solo predicava ogni venerdì nella moschea di Doha, ma che è assurto alla fama mondiale grazie agli schermi di Al Jazeera con la trasmissione “La sharia e la vita”. L’importanza del ruolo cruciale di Al Jazeera nella primavera araba è confermata anche da una barzelletta che circola ultimamente in Egitto: “I tre ex presidenti egiziani, Gamal Abd al-Nasser, Anwar Sadat e Hosni Mubarak,  si incontrano all’inferno e si chiedono a vicenda come siano finiti lì. Al-Nasser risponde ‘per colpa del veleno’, Sadat risponde ‘assassinato’, Mubarak risponde ‘per colpa di Al Jazeera’.”

E’ risaputo che i Fratelli musulmani hanno da sempre svolto il ruolo di burattinai della televisione satellitare grazie al tacito assenso dell’emiro. Il cerchio si chiude nel momento in cui gli Stati Uniti d’America e l’occidente in generale alla vigilia della “primavera araba” hanno sdoganato i Fratelli musulmani, definendoli islamisti “moderati”. Da quel momento occidente, Fratelli musulmani e Qatar vanno di pari passo e agiscono in accordo e armonia. Nel giugno scorso l’ambasciatore americano in Qatar Joseph Le Baron ha dichiarato che “la leadership del Qatar sostiene le riforme al pari degli Stati Uniti” e che “le posizioni assunte dal Qatar riguardo le rivolte l’hanno avvicinato notevolmente a paesi come la Tunisia e l’Egitto che sostengono le riforme”.  Non a caso Tunisia ed Egitto ovvero quei paesi che nel periodo post-rivoluzionario hanno visto la vittoria elettorale dei partiti legati ai Fratelli musulmani. Non a caso la prima visita all’estero di Rached al-Ghannouchi, il leader del partito tunisino Al Nahdha, è stata proprio in Qatar dove ha incontrato lo shaykh Qaradawi. Nel marzo 2011 l’emiro del Qatar era in visita ufficiale in Egitto dove ha espresso sostegno alla rivoluzione e alla riforma.

Ultimo, ma non meno importante, il lancio lo scorso gennaio in Qatar del Research Center for Islamic Legislation and Ethics sotto l’egida della moglie dell’emiro, l’avvenente shaykha Mozah. I nominativi dei partecipanti alla cerimonia inaugurale ci aiutano a tessere tutte le fila di quanto affermato sinora. Primo fra tutti il direttore del Centro Tariq Ramadan, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani Hasan al-Banna, il cui intervento è stato seguito da quello del suo maestro spirituale Yusuf Qaradawi, presentato come presidente dell’Unione Mondiale degli ulema. Presente anche Mustafa Ceric, Gran Mufti di Bosnia e membro del Centro Europeo per la Fatwa e la Ricerca con sede a Dublino, presieduto da Qaradawi stesso. Non poteva mancare il principale sostenitore negli Stati Uniti della “moderazione” dei Fratelli musulmani: il professor John Esposito della Georgetown University. Ne consegue lo stretto filo che unisce Qatar, Stati Uniti, Europa ed esponenti dei Fratelli musulmani nel mondo arabo e in Occidente. E la futura moschea di Salemi rientra perfettamente in questo gioco. Il comunicato dell’Agenzia Ansamed riportava, unitamente alle dichiarazioni di Vittorio Sgarbi, la notizia della visita a Salemi, il 30 gennaio, di una delegazione Il critico d'arte e sindaco di Salemi domenica sera ha incontrato a Catania una delegazione del paese arabo guidata dal presidente della Qatar Charity Fondation, da rappresentanti dell'Ucoii, l'Unione della Comunita' e delle

Organizzazioni islamiche in Italia, che come è risaputo è ideologicamente schierata con il movimento dei Fratelli musulmani e che ha in Tariq Ramadan il proprio leader spirituale. E’ proprio il caso di dire che se il Qatar è piccolo, il mondo lo è ancor di più e i Fratelli musulmani sono ormai in ogni dove “sdoganati”. Ricordiamoci, però, e lo ricordi soprattutto Vittorio Sgarbi che i Fratelli musulmani non sono gli unici rappresentanti dell’islam, anzi se guardiamo all’Annuario 2011 già citato rappresentano a malapena il 3% dei musulmani.