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INTERVISTA ALL'AMBASCIATORE DEL MAROCCO

«Sahara, l'Italia isoli chi sostiene il Polisario filo Isis»

«Le menzogne del polisario trovano sostegno in una parte della società civile italiana, nonostante i separatisti non godano di nessuna legittimazione dai “sahrawi”». La Bussola intervista l'ambasciatore del Marocco in Italia. Che si appella al nostro Paese: «Chiedo che le loro azioni si concentrino nel convincere i separatisti del polisario, dai consolidati rapporti con organizzazioni terroristiche, a smettere le minacce alla legalità. Si ponga fine alla sofferenza delle 40 mila persone sotto il ferreo sistema di controllo repressivo delle milizie del polisario». 

Politica 08_12_2020

Pensare che quanto succeda al confine del Sahara sia solo un affare marocchino e africano è miopia. L’impatto concerne anche l’Europa. La Bussola ne parla con l’ambasciatore del Regno del Marocco in Italia, Youssef Balla (nella foto in basso).

Il mondo distratto dal coronavirus non si sta accorgendo di quanto sta accadendo al confine del Sahara. Perché questa miopia politica da parte dell'Occidente? E che ruolo ha il Marocco nella zona cuscinetto di Guergarat fra Marocco e Mauritania?
Grazie per questa importante domande. Quanto accaduto nei giorni scorsi nella zona cuscinetto di Guerguerat è stato seguito con attenzione dalla comunità internazionale. Le milizie armate del polisario, sostenute dall’Algeria, si erano introdotte in territorio marocchino, e precisamente nella zona cuscinetto di Guerguerat che il Marocco ha messo sotto la responsabilità dell’ONU per garantire il cessate il fuoco in base all’accordo del 1991.

Che cosa sta succedendo?
I separatisti, sfruttando anche civili come scudi umani, hanno compiuto atti di banditismo e bloccato la circolazione di persone e merci tra Marocco e Mauritania, oltre  a provocare gli osservatori militari della missione Minurso. In questa pericolosa escalation causata dalle milizie del polisario, il Marocco, in piena sintonia e aggiornamento con l’ONU e il suo Segretario Generale, è stato costretto ad intervenire esercitando il suo diritto in una zona di sovranità nazionale nel Sahara marocchino.

Con un’azione pacifica.
Esatto. Un’azione pacifica delle forze armate del Marocco e che si è conclusa senza alcun contatto con i civili, consentendo il ritorno alla normalità e circolazione civile e commerciale con la Mauritania. Purtroppo gli assalti delle milizie, in arrivo dai campi di Tindouf in Algeria, si ripetono da molto tempo e il Marocco non ha smesso di denunciare queste incursioni alle Nazioni Unite. Ci sono almeno 5 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, in particolare 2414 e 2440, che hanno condannato e obbligato le milizie a ritirarsi dalla zona e dall’astenersi da ogni atto che di minaccia alla sicurezza e alla stabilità della regione. 

Possibile che l'Europa ignori l'esistenza del Fronte Polisario? Chi sono e cosa fanno da circa il 1975 (anno in cui la Spagna si è ritirata dall'ex colonia)?
La condanna della comunità internazionale a questa pericolosa azione di destabilizzazione da parte delle milizie del polisario è stata unanime. L’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha insistito sulla necessità di preservare la libertà di movimento e il commercio transfrontaliero tra Europa e Africa nell'area di El Guerguarat, invaso e bloccato dalle milizie del polisario, e sull'importanza fondamentale di garantire il rispetto degli accordi di cessate il fuoco in vigore dal 1991. Il Fronte Polisario è un gruppo sostenuto e addestrato dall’Algeria con l’obiettivo di contrastare gli interessi del Marocco e i suoi legittimi diritti storici, giuridici e umani riguardo la sua sovranità sul Sahara.

Ma cosa c’è alla base delle provocazioni delle milizie del Polisario?
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, inclusa l’ultima 2548 del 30 ottobre scorso, ha ribadito che la soluzione politica basata sul compromesso è l’unica via per uscire da questo empasse regionale tumulando l’opzione del referendum come impraticabile politicamente e tecnicamente. Questo è uno dei motivi delle provocazioni. E non si può tralasciare che, nel frattempo queste milizie hanno ormai consolidato i loro rapporti con organizzazioni terroristiche, tra cui Isis e Al Qaeda, dediche al traffico di droga, esseri umani e ancor peggio trasformare i campi di Tindouf in campi di addestramento per jihadisti.

Dopo tanto tempo, si erano svolti i primi incontri promossi dall’ONU sul Sahara occidentale. Ci sono stati progressi anche circa l’ombra lunga del jihadismo? 
Le ultime risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e le tavole rotonde dell’ONU di Ginevra tra il Marocco, l’Algeria, Mauritania e il polisario hanno riaffermato la consacrazione di queste tavole come l’unico processo volto a raggiungere una soluzione politica consensuale alla controversia regionale sul Sahara marocchino. Nel mentre l’UE, attraverso l’OLAF, continua a denunciare anni di dirottamento degli aiuti umanitari generosamente destinati dai contribuenti europei e finiti nelle tasche dei dirigenti del polisario. E sotto i 40/50 gradi del sole algerino si consuma il dramma dei bambini e delle donne costrette a vivere negli accampamenti di Tindouf: in condizioni disperate e senza alcuna prospettiva futura, in balia ai loro aguzzini, trafficanti di esseri umani e reclutatori per il mercato del terrorismo jihadista. 

Se ne parla poco.
Per molti può sembrare una realtà lontana dai paesi sud-europei, Italia inclusa, ma in realtà questo “pentolone a pressione” è a meno di 3 ore di volo da Roma. Dentro questo scenario purtroppo l’Algeria continua la sua ostilità ossessiva contro il Marocco invece di spendere questo sforzo per il suo sviluppo interno e di operare per il futuro delle sue generazioni algerine e quelle maghrebine. Questo significherebbe liberare le energie e le competenze per la prosperità e l’integrazione del Maghreb. L’ostinazione dell’Algeria nel far durare questa controversia regionale fa perdere opportunità e l’assenza di un’integrazione regionale equivale a meno due punti percentuali del PIL regionale.

Che cosa significa l'entrata del Marocco nell'Unione Africana e in che rapporti siete con gli altri paesi del continente?
Il ritorno del Marocco nell’UA è una vittoria per tutta l’Africa. Nel 2017 la stragrande maggioranza dei membri dell’Unione Africana aveva espresso un forte consenso al ritorno del Marocco nella sua famiglia naturale, tornando ad occupare pienamente il suo seggio. È bene ricordare che Il Marocco è promotore e fondatore dell’organizzazione panafricana OUA, oggi divenuta UA, grazie agli sforzi del defunto Re Mohammed V per unire le forze africane. Inoltre solo nell’ultimo anno sono ben 15 i paesi africani che hanno aperto le loro rappresentanze consolari nelle città di Dakhla e Laayoune nelle province del Sahara marocchino. E che si confermano sempre di più come un importante punto di riferimento per la diplomazia Africana in Marocco. Costituiscono, infatti, un vero legame naturale tra il Marocco e la sua profondità africana.  

Vi aspettate qualcosa dall'Italia?
In Italia la situazione è seguita costantemente e con attenzione, anche in virtù dei forti legami con il Nord Africa e la regione del Sahel. La Farnesina ha espresso nuovamente la necessità per tutte le parti coinvolte di tornare al processo politico per raggiungere una soluzione in linea con la risoluzione 2548. Purtroppo le menzogne del polisario hanno trovato sostegno in una parte della società civile italiana, nonostante i separatisti non godano di nessuna rappresentanza legittimata della popolazione “sahrawi”. Colgo questa occasione per lanciare il mio appello al loro buon senso. Chiedo che le loro azioni si concentrino nel convincere i separatisti del polisario a smettere le minacce alla legalità. Si ponga fine alla sofferenza delle 40 mila persone nei campi di Tindouf sotto il ferreo sistema di controllo repressivo delle milizie del polisario.